Citazioni di Henri Laborit

25 citazioni     Mostra come lista

L'indifferente non può essere felice.
Un cervello non serve a pensare, ma ad agire.
La sola ragione d'essere di un essere è di essere. Vale a dire, di mantenere la sua struttura, ovvero di mantenersi in vita. Senza questo, non ci sarebbero esseri.
È bene notare quanto la carica affettiva delle parole "benessere"; "gioia", "piacere" è diversa. Il benessere è accettabile, la gioia è nobile, il piacere sospetto.
I mercanti non sono stati scacciati dal tempio, lo stanno invadendo completamente e stanno installando i loro negozi e i loro pannelli pubblicitari nel profondo dei nostri neuroni, se non ci difendiamo.
Noi non viviamo che per mantenere la nostra struttura biologica, siamo programmati per questo unico fine da quando l'uovo è stato fecondato, e ogni struttura vivente non ha altra ragione d'essere, che di essere.
L’immaginazione, funzione specificamente umana, permette all’uomo, e a nessuna altra specie animale, di “informare” (mettere in forma, modellare) e, così facendo, di trasformare il mondo che lo circonda.
Fin dalla nascita, l'individuo è inserito in un contesto socioculturale il cui scopo principale è creare azioni e pensieri automatici indispensabili per mantenere la struttura gerarchica della società a cui appartiene.
Finché non sarà conosciuto ampiamente in tutto il pianeta il modo in cui funziona il nostro cervello, il modo in cui l'utilizziamo, e finché non avremo capito che finora esso è stato usato soprattutto per dominare l'altro, ci sono poche speranze che qualcosa cambi.
La finalità di una struttura vivente è mantenere la propria struttura, struttura complessa in un ambiente meno complesso. Un'altra finalità immediata non è pensabile altrimenti non sarebbero mai esistite strutture viventi perché sarebbero state interamente soggette all'entropia.
È l'incoscienza dei nostri determinismi che ci fa credere alla nostra coscienza come alla nostra libertà. Il termine "coscienza" dovrebbe forse essere riservato alla coscienza della nostra incoscienza, alla coscienza del fatto che siamo completamente incatenati al nostro substrato biologico e al nostro ambiente sociale.
Nozione difficile da ammettere, l'assenza della libertà umana, perché essa conduce al crollo di tutto un mondo di giudizi di valore senza il quale la maggior parte degli individui si sentono perduti. L'assenza di libertà implica l'assenza di responsabilità, e questa implica a sua volta l'assenza di merito, la negazione del riconoscimento sociale di esso, il crollo delle gerarchie.
L'uomo si accorge, alla fine di questa lunga storia di conquiste, che la conquista più difficile, sebbene sembri la più semplice, poiché è dentro di sé, è la conoscenza di ciò che si è. Avendo sempre rivolto all'esterno il suo sguardo, ha finora ignorato il suo interno, o quanto meno, supponendo che questo interno era di un'altra natura che l'esterno, ha voluto trattarlo diversamente.
L’amore. Con questa parola spieghiamo tutto, perdoniamo tutto, validiamo tutto, perché non cerchiamo mai di sapere cosa contenga (...) E’ una parola che mente continuamente, e questa menzogna è accettata, con una lacrima, senza discussione, da ogni persona (...) Chiunque osasse metterla a nudo, spogliarla fino alle mutande dei pregiudizi che la ricoprono, non sarebbe considerato come una persona lucida, ma come un cinico.
Amare l'altro dovrebbe significare ammettere che possa pensare sentire e agire in modo non conforme ai nostri desideri alla nostra gratificazione, accettare che viva secondo il suo sistema di gratificazione personale e non secondo il nostro. Ma l'apprendimento culturale nel corso dei millenni ha legato il sentimento amoroso a quello di possesso, di appropriazione, di dipendenza, rispetto all'immagine che ci facciamo dell'altro, a tal punto che colui che si comportasse così nei confronti dell'altro sarebbe giudicato solo indifferente.
Amare l'altro, dovrebbe significare che si ammette che esso possa pensare, sentire, agire in un modo che non è conforme ai nostri desideri, alla nostra gratificazione, accettare che viva secondo il suo sistema di gratificazione personale e non in accordo con il nostro. Ma l'apprendimento culturale nel corso dei millenni ha legato così tanto il sentimento dell'amore a quello del possesso, dell'appropriazione, della dipendenza dall'immagine che abbiamo dell'altro, che colui che si comporta così in relazione a l'altro sarebbe descritto come indifferente.
Perseguire un obiettivo che cambia continuamente e che non è mai raggiunto è forse l’unico rimedio all’abitudine, all’indifferenza, alla sazietà. E’ tipico della condizione umana ed è l’elogio della fuga, non per indietreggiare ma per avanzare. E’ l’elogio dell’immaginazione, di un’immaginazione mai attuata e mai soddisfacente. E’ la rivoluzione permanente, ma senza uno scopo obiettivo, consapevole di certi meccanismi e capace di adoperare mezzi sempre più perfezionati ed efficaci, in grado di utilizzare leggi strutturali senza mai accettare una struttura chiusa, uno scopo da raggiungere.
Perché, nella complessa catena di sistemi ecologici della biosfera, ogni vita dipende dipende da un'altra che distrugge? Perché ogni vita si nutre di un'altra vita che mortifica? Perché la sofferenza e la morte degli individui di una specie è essenziale per la vita di quelli di un'altra? Perché questo pianeta è sempre stato un'enorme fossa comune, dove la vita e la morte sono così strettamente intrecciate che, a parte la nostra stessa morte, tutte le altre ci sembrano appartenere a un processo normale? Perché accettiamo di vedere il lupo mangiare l'agnello, il pesce grande mangiare il piccolo, l'uccello mangiare il grano e, dal cacciatore, la colomba uccisa? Ma anche, perché vivere e perché morire?
In mancanza di un’azione gratificante, la valvola dell’impegno politico o sindacale, della militanza, può dare all’individuo l’impressione di avere uno scopo, di lavorare per il bene comune e per un mondo migliore ma, in quest’ultimo caso, di solito gli è vietato di pensare con la sua testa, di cercare fonti di informazione al di fuori dei breviari recitati in continuazione nel corso delle riunioni pubbliche dove, come dappertutto, le qualità più apprezzate sono la memoria e il conformismo [...]. Persino quando contesta le strutture gerarchiche di dominanza, deve ancora una volta inserirsi in una struttura gerarchica di dominanza. Esiste un conformismo rivoluzionario come esiste un conformismo conservatore.
Non esiste società ideale perché non esistono uomini ideali, o donne ideali, che possano costruirla. La donna che crede di aver trovato l'uomo ideale non ha esperienza né immaginazione (l'una deriva dall'altra). L'uomo ideale per una donna, come la donna ideale per un uomo, possono per definizione essere solo una costruzione immaginaria, limitata alle loro nozioni, chiusa nella loro "cultura". Più nozioni e cultura aumentano, più è difficile incontrare l'uomo e la donna ideali, perché la cultura non è fatta solo di concetti, ma anche di tutto ciò che le parole non potranno mai tradurre. II fiore del desiderio cresce solo nel terreno dell'inconscio, reso ogni giorno più fertile dai resti degli amori morti o degli amori solo immaginati.
Combattere l’ingannevole idea di libertà significa sperare di conquistarne un po’ sul piano sociale. Ma per far questo non basta affermarne la sua assenza. Occorre anche stimolare i meccanismi comportamentali, mettendoli in evidenza, per far capire perché essa non esiste […]. Abbiamo mai pensato che, appena si abbandona la nozione di libertà, si arriva immediatamente, senza sforzo, senza inganno di linguaggio, senza esortazioni umaniste, senza trascendenza, alla semplicissima nozione di tolleranza? Ma anche in questo caso si tratta di toglierle l’apparenza di gratuità, di dono magnanimo; di levare ogni merito a colui che pratica questo comportamento lusinghiero pervaso di umanità, sempre consigliabile, anche se mai messo in pratica perché, in quanto liberi, non siamo obbligati a praticarlo.
È interessante cercare di capire le ragioni per cui le persone sono così attaccate a questo concetto di libertà. Innanzitutto, è rassicurante per l'individuo pensare di poter "scegliere" il proprio destino perché è libero. Può costruirlo con le sue mani. Eppure, curiosamente, appena viene al mondo, cerca sicurezza nell'appartenenza a gruppi: familiari, poi professionali, di classe, di nazione, ecc. che non possono che limitare la sua presunta libertà, poiché le relazioni che si stabiliranno con gli altri individui del gruppo saranno basate su un sistema gerarchico di dominio. L'uomo libero non desidera altro che essere paternalizzato, protetto dal numero, dall'uomo eletto o provvidenziale, dall'istituzione, da leggi che sono stabilite solo dalla struttura sociale del dominio e per la sua protezione.
In realtà, l'uomo che avrà l'impressione di aver scelto liberamente, avrà "scelto" la soluzione che diminuirà le sue tensioni, che soddisferà le sue pulsioni, che risponderà nel migliore dei modi ai suoi desideri, soprattutto il suo desiderio di dominazione, espressione sociale dell'istinto di riproduzione, necessario alla sopravvivenza della specie. Ad un grado ulteriore "sceglierà" il comportamento automatico che sarà stato impresso in lui dal gruppo sociale al quale appartiene, si sottometterà ai giudizi di valore imposti da tale gruppo e non altro valore che quello di proteggere quest'ultimo in quanto struttura vivente, ma struttura vivente di un grado di organizzazione superiore a quello dell'individuo. Ebbene, quando immaginiamo la moltitudine infinita dei determinismi che hanno formato ciò che si conviene chiamare una personalità umana, determinismi definitivamente sepolti nell’attività inconscia dei nostri cervelli preromanici, è difficile credere che sotto il velo di tale incoscienza, un solo atto libero, una sola immagine liberamente costruita, possa nascere.
Amore: con questa parola si spiega tutto, si perdona tutto, si accetta tutto, perché non si cerca mai di conoscerne il contenuto. È la parola d'ordine che apre i cuori, i sessi, le sacrestie e le comunità umane. Copre di un velo falsamente disinteressato, persino trascendente, la ricerca della dominanza e il cosiddetto istinto di proprietà. È una parola che mente continuamente e questa menzogna viene accettata con le lacrime agli occhi, senza discutere, da tutti gli uomini. Procura una veste onorata all'assassino, alla madre di famiglia, al prete, ai militari, ai carnefici, agli inquisitori, agli uomini politici. Chi osasse spogliarla, denudarla lino in fondo dei pregiudizi che la ricoprono, non sarebbe ritenuto lucido, ma cinico. Da tranquillità di coscienza, senza grossi sforzi, né grossi rischi, a tutto l'inconscio biologico. Decolpevolizza: infatti, perché i gruppi sociali sopravvivano, cioè mantengano le strutture gerarchiche, le regole della dominanza, occorre che le motivazioni profonde di tutti gli atti umani vengano ignorate. Conoscerle, metterle a nudo, porterebbe alla rivolta dei dominati, alla contestazione delle strutture gerarchiche. La parola amore è lì pronta per motivare la sottomissione, per trasfigurare il principio di piacere, l'appagamento della dominanza.
I bisogni dell'uomo moderno sono essenzialmente suggeriti dal suo ambiente sociale. In superficie, ogni individuo sembra desiderare di possedere i segni, gli oggetti e i comportamenti della classe che lo domina e alla quale desidera appartenere. Questa è apparentemente la tendenza frequente del materialismo borghese. In realtà, quando ci occuperemo della diffusione delle informazioni, vedremo che la società borghese, e con questo intendiamo qualsiasi società in cui la motivazione fondamentale è il profitto per il dominio, diffonde solo le informazioni che le permettono di mantenersi. Per mantenersi deve vendere, da qui il mito della continua espansione. Per vendere, deve produrre esclusivamente oggetti che possono essere acquistati da un lato, e far partecipare la massa dei produttori a questi acquisti.
Il risultato di questa catena imperativa di eventi è che, per sopravvivere, deve creare degli automatismi nel sistema nervoso di tutti gli individui che la costituiscono, a qualsiasi classe sociale appartengano, sulla base di giudizi di valore che essa stessa ritiene scelte. Oggi lo fa ancora più facilmente perché la diffusione delle informazioni è più rapida e i mezzi per diffonderle sono più numerosi. Questa è la più grande conquista della tecnologia. La pubblicità attraverso i manifesti, la stampa, la radio e la televisione ha un solo scopo: creare automatismi. Inoltre, tutto ciò che si vede o si sente è finalizzato a creare una concezione generale della vita umana orientata al concetto che la felicità si ottiene attraverso il consumo.
25 citazioni     Mostra come lista