Citazioni su Felicità

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Un umano non può darsi la felicità, tuttavia può creare le condizioni per ottenerla.
 
Il ricordo della felicità non è più felicità; il ricordo del dolore è ancora dolore.
 
Buona parte della felicità nostra sta nella distrazione da noi medesimi.
 
La felicità è un percorso, non una destinazione.
 
La felicità è una condizione in cui, nel bilancio emotivo di una persona, il piacere prevale statisticamente sul dolore.
 
Giammai sarai felice finché un altro ti darà fastidio per il fatto che è più felice di te.
 
Per non diventare molto infelici il mezzo più sicuro sta nel non pretendere di essere molto felici.
 
Felici o infelici, tutti sembrano esperti di felicità.
 
Quanto sei felice in questo momento? Sei non sei abbastanza felice, cerca di capirne la causa. Probabilmente hai un bisogno primario insoddisfatto. Cerca di capire quale, e come potresti soddisfarlo.
 
Meglio essere infelici sui cuscini di una Rolls Royce che sulle panchette di un tram.
 
È giunta l'ora di farla finita con la favola millenaria secondo cui felicità, beatitudine e serenità sono mete desiderabili della vita. Troppo a lungo ci è stato fatto credere, e noi ingenuamente abbiamo creduto, che la ricerca della felicità conduca infine alla felicità.
 
La felicità consiste nell'ignoranza del vero.
 
Nessun essere umano può veramente capirne un altro, e nessuno può costruire la felicità di un altro.
 
Se la filosofia servisse ad aumentare la felicità, gli esperti di filosofia dovrebbero essere più felici dei non esperti. Ma non è sempre così, anzi quasi mai è così.
 
La mancanza di qualcosa che si desidera è una parte indispensabile della felicità.
 
La felicità è un fatto naturale e non si costruisce con la ragione. Tuttavia la ragione ci aiuta a individuare, e, se possibile, a rumuovere, gli ostacoli alla felicità propria e altrui.
 
Uno dei grandi segreti della felicità è moderare i desideri e amare ciò che già si possiede.
 
Si può essere felici sapendo che altri soffrono?
 
La vera felicità è non aver bisogno di felicità.
 
La suprema felicità della vita è essere amati per quello che si è o, meglio, di essere amati a dispetto di quello che si è. 
 
La propensione alla felicità è accessibile a qualsiasi essere umano, a prescindere dalla sua ricchezza, dalla sua condizione sociale, dalle sue capacità intellettuali, dalle sue condizioni di salute. Perché la felicità non dipende tanto dal piacere, dall'amore, dalla considerazione o dall'ammirazione altrui, quanto dalla piena accettazione di sé.
 
Il Natale è una promessa di felicità, di fraternità, di comunità, di pace e di regali. A parte i regali ai bambini, normalmente la promessa non viene mantenuta e dal giorno dopo tutto torna come prima.
 
La felicità spesso si insinua attraverso una porta che non sapevate di aver lasciato aperta.
 
È curioso osservare quale ideale di felicità amino gli uomini e in quali singolari posti essi cerchino la sua sorgente. Alcuni la cercano nell'ammucchiare ricchezze, alcuni nella superbia del potere, altri nelle conquiste dell'arte e della letteratura. Pochi la cercano nell'esplorazione del loro spirito o nel miglioramento della conoscenza.
 
Tre cose occorrono per essere felici: essere imbecilli, essere egoisti e avere una buona salute. Ma se vi manca la prima tutto è finito.
 
Per essere felici è necessario sapere (o illudersi) di essere compresi, accettati, assolti, approvati, amati da almeno una persona amata.
 
La felicità dipende soprattutto dalla fortuna. Non comprendere e non accettare questa semplice verità ci rende ancora più infelici.
 
Sarebbe terribile scoprire che le uniche cose ci possono far felici sono inaccettabili per gli altri.
 
Beato l'uomo che non aspetta niente, ché non verrà mai deluso.
 
La conoscenza della verità non rende necessariamente felici, perché la felicità è spesso basata sull'illusione.
 
L'unica saggezza è fare in modo che la nostra felicità e il nostro umore dipendano solamente da noi stessi.
 
La felicità dipende in gran parte da cosa ci aspettiamo dagli altri, e il comportamento degli altri verso di noi dipende in gran parte da cosa ci aspettiamo da loro.
 
Si può essere felici senza mai smettere di essere tristi.
 
A che ci serve la scienza se non ci aiuta ad essere felici? Ci aiuta a fuggire da ciò che ci fa paura, a dominare gli altri, a combattere l'ignoranza, ad evitare i pericoli e le malattie, a lavorare di meno, ecc. ma non ad essere felici. Abbiamo bisogno di una scienza della felicità.
 
Con il mito volgare della felicità, si può fare degli uomini press'a poco ciò che si vuole, e tutto quello che si vuole delle donne.
 
A volte, da noi dipende più la felicità altrui che la nostra.
 
Se tu avessi il potere di rendere tutti gli altri più felici a scapito della tua felicità, useresti tale potere?
 
La felità è una continua sfida, continuamente, e mai definitivamente, vinta.
 
La conoscenza, la cultura, l'istruzione non ci rendono felici né ci portano al successo, ma ci aiutano a capire perché non siamo felici né abbiamo successo.
 
La concezione di felicità tipica della cultura di massa può essere detta consumatrice nel senso più largo del termine, vale a dire che essa spinge non soltanto al consumo dei prodotti, ma al consumo della vita stessa.
 
Molte persone hanno un'idea sbagliata di ciò che porta alla vera felicità. Essa non si raggiunge attraverso il piacere personale, ma attraverso la fedeltà a un proposito degno.
 
Non posso scegliere il mio umore, dato che non uso droghe né psicofarmaci. Posso tuttavia cercare di vivere saggiamente, sperando che la saggezza favorisca il buon umore.
 
Non si può essere felici da soli.
 
Chi vuole insegnare agli altri come essere felici, deve prima di tutto dimostrare di esserlo.
 
La felicità, come la ricchezza, ha i suoi parassiti.
 
Non ci sarebbero tanti disperati nella vita se tutti, da bambini, fossero stati davvero amati e solo amati.
 
Qualsiasi felicità è un capolavoro: il minimo errore la falsa, la minima esitazione la incrina, la minima grossolanità la deturpa, la minima insulsaggine la degrada.
 
Chi non accetta una inevitabile infelicità è ancora più infelice di chi l'accetta.
 
Nessuno è felice senza un'illusione di qualche tipo. Per essere felici, le illusioni sono necessarie quanto la realtà.
 
Quando si è felici, le infelicità passate non contano.
 
La natura ha posto l’umanità sotto il dominio di due padroni sovrani: pena e piacere. Essi solo ci indicano quel che dobbiamo fare e quel che non dobbiamo fare. Sono legati al loro trono, da un lato il metro del giusto e dell’ingiusto, dall’altro la catena delle cause e degli effetti. Il principio dell’utilità riconosce tale soggezione e la prende a base del sistema, che per oggetto di dirigere per mezzo di ragione e della legge l’edificio della felicità.
 
Un ingrediente della felicità è la pace tra l'io cosciente e l'inconscio.
 
Ciò che conta per la felicità non è chi ha ragione e chi torto, le posizioni nelle gerarchie, il possesso di beni e privilegi o la conformità a certi modelli di pensiero e di comportamento, ma la reciprocità, ovvero l'utilità, l'aiuto e il desiderio reciproci tra esseri viventi.
 
La felicità è un mito inventato dal diavolo per farci disperare.
 
Quando uno è contento di se stesso ama l'umanità.
 
È infelice chi si aspetta troppo dalla felicità.
 
La felicità è sempre instabile e incerta.
 
Se fai x sarai felice.
Se fai y sarai infelice.
Se non fai j sarai felice.
Se non fai k sarai infelice.
A volte x, y, j e k sono la stessa cosa e in tali casi si determina ciò che Gregory Bateson chiamava "doppio vincolo", ovvero un fattore della schizofrenia.
 
La felicità è una menzogna, la cui ricerca è causa di tutti i malanni della vita. Ma ci sono calme serene che la imitano e forse la superano.
 
Non parlare di felicità con chi è meno fortunato di te.
 
Sono felici i momenti in cui ci si sente uguali e uniti agli altri. Purtroppo quei momenti sono fugaci perché presto torna la percezione conscia o inconscia delle differenze e della competizione interpersonale.
 
Felicità è anche non accorgersi che in realtà si è soli.
 
Secondo Epicuro, siamo felici quando percepiamo sensazioni piacevoli e quando non percepiamo quelle spiacevoli. Similmente, Jeremy Bentham ha stabilito che la natura ha dato il dominio sull’uomo a due padroni – il piacere e il dolore – e soltanto loro determinano ogni cosa che facciamo, diciamo e pensiamo. Il successore di Bentham, John Stuart Mill, ha spiegato che la felicità non è nient’altro che piacere e libertà dal dolore, e che al di là del piacere e del dolore non esiste alcun bene o male. Chiunque cerchi di dedurre il bene e il male da qualcos’altro (come la parola di Dio o l’interesse nazionale) vi sta ingannando, e forse s’inganna lui per primo.
 
Nulla è più difficile che condurre un uomo alla propria felicità.
 
Coloro che non furono mai sventurati, non sono degni della loro felicità.
 
Non esiste felicità intelligente.
 
La maggior parte delle ricette di felicità e serenità che troviamo nel supermercato delle religioni, filosofie, ideologie e pseudoscienze offrono cure palliative che non risolvono il problema principale di ogni essere umano, che è quello di avere interazioni mutuamente soddisfacenti con altri umani.
 
La felicità non consiste nell'acquistare e godere ma nel non desiderare nulla, perché consiste nell'essere liberi.
 
La felicità può essere basata sulla speranza o sull'illusione di una futura felicità.
 
Tutto è buono... Tutto. L'uomo è infelice perché non sa di essere felice. Solo per questo. Questo è tutto, tutto! Chi lo comprende sarà subito felice, immediatamente, nello stesso istante. [...] Tutto è bene per colui che è consapevole che tutto è bene. Se sapessero di stare bene, starebbero bene; ma, finché non sapranno di stare bene, staranno male. Ecco tutta l'idea! Tutto! E non ce n'è un'altra
 
Se non sei felice è tutta colpa tua. -- Proverbio Tibetano
 
La felicità è impossibile a chi la desidera.
 
Nessuno mi può costringere a essere felice a modo suo.
 
La felicità è uno stato emotivo di intensità variabile caratterizzato da assenza o scarsità di dolore, ottimismo e piacere connesso alla soddisfazione dei bisogni primari propri e delle persone con cui si è in relazione. Non si può essere sempre felici, ma si può essere più o meno felici momento per momento.
 
Per avere un momento di felicità bisogna dimenticare i dolori passati e quelli futuri.
 
Distratti da noi, fino a diventare perfetti sconosciuti a noi stessi, ci arrampichiamo ogni giorno su pareti lisce per raggiungere modelli di felicità che abbiamo assunto dall’esterno.
 
La felicità consiste nel soddisfare dei bisogni e nel risolvere con successo dei problemi.
 
La felicità non risiede nel mero possesso del denaro; risiede nella gioia del raggiungimento, nell'emozione dello sforzo creativo.
 
Uno dei mali dell'attuale civiltà occidentale è la massa di false promesse di felicità da cui siamo circondati, promesse che si contendono la nostra attenzione per venderci qualcosa o indurci a sostenere certi leader.
 
Credere alle stesse false promesse di felicità è un fattore di coesione sociale, di condivisione, di unione, e in quanto tale è un fattore di felicità.
 
Come possiamo insegnare agli altri a fare cose che non siamo capaci di fare noi stessi? Come possiamo insegnare agli altri ad essere felici se non lo siamo noi stessi?
 
Osserva un bambino che raccoglie conchiglie sulla spiaggia: è più felice dell'uomo più ricco del mondo. Qual è il suo segreto? Quel segreto è anche il mio. Il bambino vive nel momento presente, si gode il sole, l'aria salmastra della spiaggia, la meravigliosa distesa di sabbia. È qui e ora. Non pensa al passato, non pensa al futuro. E qualsiasi cosa fa, la fa con totalità, intensamente; ne è così assorbito da scordare ogni altra cosa. Il segreto della felicità è tutto qui: qualsiasi cosa fai non permettere al passato di distrarre la mente e non permettere al futuro di disturbarti.
 
Per alcuni la felicità è una sensazione cosi insolita che appena la provano, si allarmano e s'interrogano su questo nuovo stato; nulla di simile nel loro passato: è la prima volta che si avventurano fuori della sicurezza del peggio.
 
La felicità esiste. Ne ho sentito parlare.
 
La felicità umana è fatta di tanti ingredienti che ne manca sempre qualcuno.
 
Ci sentiamo infelici perché il nostro essere è incredibilmente vasto e noi lo obblighiamo a restare confinato in quel piccolo tunnel.
 
La felicità non consiste negli armenti e neppure nell'oro; l'anima è la dimora della nostra sorte.
 
Prima di insegnare agli altri come essere felici, bisogna esserlo. Ma essere felici non basta per insegnare agli altri come esserlo, perché ognuno è felice e infelice a modo suo. Pensare che ci sia solo un modo per essere felici è una sciocchezza.
 
Non può essere felice chi è costretto a nascondere le proprie idee e i propri sentimenti.
 
Strappa all’uomo comune le illusioni e con lo stesso colpo gli strappi anche la felicità.
 
Amare ciò che si ha, saperne gioire, godere dei privilegi del proprio stato, non invidiare coloro che ci sembrano più felici di noi, applicarsi per perfezionare noi stessi e per ricavare i maggiori vantaggi dai nostri comportamenti, è tutto quello che chiamo felicità.
 
La felicità è un modo di vedere. 
 
La felicità si guadagna attenendosi alla giusta misura, che i Greci conoscevano perché si sapevano mortali e i cristiani conoscono meno perché ospitati da una cultura che non si accontenta della felicità, perché vuole la felicità eterna, che è una condizione che non si addice a chi ha avuto in dote una sorte mortale.
 
La felicità è spesso un'illusione, ma l'infelicità è una realtà.
 
Ci sono due modi per conquistare la felicità: uno è fare l'idiota, l'altro è esserlo.
 
Assumersi la responsabilità della propria infelicità è l’inizio del cambiamento.
 
La gente simpatizza più volentieri con l'infelicità anziché con la felicità.
 
La felicità le più volte consiste nel sapersi ingannare.
 
Ricetta della felicità.
La felicità è possibile
e la ricetta è questa:
liberarsi e liberare,
capire ed esser capiti,
amare ed essere amati,
comunicare e cooperare,
e insieme giocare col caso.
 
Data la complessità dell’apparato mentale umano, sembra piuttosto che la felicità, intesa come espressione soggettiva di uno stato di attivazione del sistema endorfinico, dipenda dall’insieme dei rapporti che il soggetto intrattiene con il mondo e dall’uso attivo delle sue potenzialità.
 
Godi e fa' godere, senza far male a te stesso o a qualche altro: ecco qui, credo, tutta quanta la morale.
 
L'infelicità è brutta, cattiva e socialmente svantaggiosa. Perciò conviene illudersi o fingere di essere felici.
 
La vita concede a ciascuno di noi rari momenti di pura felicità. A volte, solo pochi giorni o settimane. A volte, anni. Tutto dipende dalla fortuna. Il ricordo di quei momenti non ci abbandona mai e si trasforma in un paese della memoria a cui cerchiamo inutilmente di fare ritorno per il resto della vita.
 
L'uomo passa la vita a imparare e disimparare la logica della felicità, ovvero quali situazioni, pensieri e comportamenti aumentano il suo grado di felicità e quali lo diminuiscono.
 
La vera felicità costa poco; se è cara non è di buona qualità.
 
Il mondo del felice è un altro che quello dell'infelice.
 
Vuoi essere felice? Coltiva l'illusione che gli altri ti capiscano, ti rispettino, ti ammirino, ti vogliano bene, desiderino la tua compagnia e la tua cooperazione, e che tu sia libero di cooperare con le persone che ti piacciono, quanto, dove, come e quando ti piace cooperare.
 
Nonostante i progressi della psicologia e della filosofia, I motivi per cui alcuni sono più felici o infelici di altri non sono affatto chiari. Alcuni pensano di conoscere tali motivi, ma non ci sono idee largamente condivise a tale riguardo.
 
La felicità è il frutto finale e perfetto dell'obbedienza alle leggi della vita.
 
La felicità ci dà l'energia che è la base della salute.
 
Si può essere felici senza almeno la speranza o l'illusione di una relazione d'amore con qualche persona o divinità?
 
La felicità odia i timidi.
 
Ogni persona ha la sua idea di felicità.
 
Un ingrediente indispensabile della felicità e l'accordo tra la propria coscienza e il proprio inconscio.
 
Se non riusciamo ad essere felici, cerchiamo, e contentiamoci, di non essere infelici.
 
La felicità è come una farfalla: se l'insegui non riesci mai a prenderla, ma se ti metti tranquillo può anche posarsi su di te.
 
Ci sono persone felici a loro insaputa.
 
La felicità di un individuo dipende molto da come esso si sente trattato dagli altri.
 
La felicità non è mai garantita, va difesa e riconquistata continuamente contro le persone e le cose che vorrebbero togliercela apertamente o di nascosto.
 
La capacità di migliorare consapevolmente le proprie risposte cognitivo-emotive agli stimoli esterni e interni è la qualità umana di più alto valore per la conquista della felicità, ovvero per il mantenimento di buone relazioni con gli altri e con la natura, e per la ricorsiva soddisfazione dei propri bisogni primari.
 
Sei infelice perché sei inconsapevole; ma poi cerchi di diventare ancora più inconsapevole, per non sentire di essere infelice.
 
La felicità: per alcuni arriva inaspettata, per altri arriva dopo terribili fatiche, per altri ancora non arriva mai. Anche perché non è chiaro cosa sia e da cosa dipenda.
 
Un placebo è una promessa di felicità che rende felice chi ci crede, fino al momento della delusione. La bellezza, la medicina ciarlatana, la propaganda (commerciale, politica, religiosa, ecc.), la fede, sono esempi di placebo. Il placebo genera speranza e fortifica, e in tal modo facilita l'autoguarigione dalle malattie.
 
Una felicità dura finché durano le relazioni (reali o illusorie) che la sostengono.
 
I momenti felici sono quelli in cui un bisogno viene soddisfatto, una mancanza viene colmata, un problema viene risolto, un pericolo viene scampato, una crisi viene superata, una sfida viene vinta, un enigma viene chiarito, una giustizia viene ottenuta, un danno viene riparato, una malattia guarisce, un dolore cessa, una cosa cercata viene trovata, un sogno viene realizzato. Senza difficoltà non ci può essere felicità, ma solo noia.
 
La natura ha creato gli uomini in modo che desiderino ogni cosa e non possano conseguire ogni cosa: talché essendo sempre maggiore il desiderio che la potenza di acquistare, ne risulta la mala contentezza di quello che si possiede e la poca soddisfazione.
 
Una felicità presente ci fa dimenticare tante infelicità passate.
 
Se il denaro non dà la felicità, neppure la toglie.
 
La persona serena procura serenità anche agli altri.
 
Gli uomini sarebbero felici se non avessero cercato e non cercassero di esserlo.
 
La felicità ha un costo che non è uguale per tutti.
 
Non esiste una definizione scientifica, né oggettiva, del concetto di felicità. Ognuno la definisce a suo modo. Siamo solo d'accordo, forse, che sia qualcosa di desiderabile e di desiderato.
 
Vorrei essere felice per aiutare gli altri a diventarlo.
 
Se fai quello che ti piace è libertà.. Se ti piace quello che fai è felicità.
 
Nulla ci rende più felici che la sensazione di essere uguali e uniti agli altri. Per questo tendiamo a illuderci e a illudere gli altri che siamo veramente uguali e uniti, e a tale scopo chiudiamo spesso gli occhi di fronte alle evidenti differenze e competizioni tra noi umani.
 
La felicità sta nel conoscere i propri limiti e nell'amarli.
 
Gli uomini non ripongono mai la loro felicità in ciò che sono, ma in ciò che sperano di divenire; e non so se sia per questa illusione che essi non possono mai raggiungere la felicità, o se, appunto perché sanno di non poterla mai raggiungere, la ripongono volentieri in questa illusione.
 
La nostra felicità non dipende soltanto dalle gioie attuali ma anche dalle nostre speranze e dai nostri ricordi. Il presente si arricchisce del passato e del futuro.
 
La felicità non dipende tanto dal piacere, dall’amore, dalla considerazione o dall’ammirazione altrui, quanto dalla piena accettazione di sé.
 
Il motivo per cui uno sta più o meno bene è estremamente complesso. Chi crede di conoscerlo, molto probabilmente si sbaglia.
 
Felicità è amare ciò che si ha, non provare invidie né gelosie, non temere il futuro, conoscere e accettare i propri limiti, poter esercitare le proprie capacità, avere buoni rapporti con gli altri e poter soddisfare a sufficienza i propri bisogni innati.
 
Per essere felici è importante avere ruoli, posizioni gerarchiche, poteri e valore personale adatti a sé, e riconosciuti e accettati da un numero di persone sufficientemente grande.
 
La felicità, nonostante la pubblicità vi illuda, non ci viene dall'ultima generazione di telefonini o di computer, e più in generale di «prodotti», ma da uno straccio di «relazione in più».
 
Se improvvisamente e inaspettatamente ti senti felice, non sentirti in colpa per questo, anche se sei circondato da persone infelici. E comunque i momenti di felicità hanno breve durata.
 
Se l'infelicità è il risultato di un desiderio lanciato al di là delle nostre possibilità, non c'è alcuna difficoltà a dire che chi è infelice in qualche modo è colpevole, perché è lui stesso causa della sua infelicità, per aver improvvidamente coltivato un desiderio infinito e incompatibile con i tratti della sua personalità, che non si è mai dato la briga di conoscere.
 
Nessuno può essere perfettamente libero finché non sono liberi tutti; nessuno può essere perfettamente morale finché non sono tutti morali; nessuno può essere perfettamente felice finché non tutti sono felici.
 
Ci sono grandi felicità che per poter essere raggiunte esigono grandi dolori.
 
Il prezzo del progresso della civiltà si paga con la riduzione della felicità.
 
La felicità è direttamente proporzionale all'illusione di essere tutti uguali, tutti uniti, tutti amanti gli uni degli altri, e tutti vittoriosi su coloro che non fanno parte di questa unione.
 
La felicità consiste nella realizzazione dello spirito attraverso il corpo.
 
Io sono serena. Felice no: di fronte all’enorme sofferenza nella quale naviga il mondo, chi può essere felice? Non avrebbe senso.
 
Che cos'è la felicità? La sensazione che la potenza cresce, che si sta superando una resistenza. 
 
La felicità è reale solo quando è condivisa.
 
Felicità è il sentimento che provi mentre stai interagendo in un modo che ritieni buono e giusto per te e per gli altri.
 
La felicità dipende dalla saggezza, dalla salute, dai rapporti sociali e da quelli economici, e tutte queste cose dipendono dalla fortuna, perciò la felicità dipende dalla fortuna.
 
Dio si è riservato la distribuzione di due o tre piccole cose sulle quali non può nulla l'oro dei potenti della terra: il genio, la bellezza e la felicità.
 
La felicità non esiste, ma esistono momenti felici.
 
Ognuno cerca la felicità a suo modo, usando le risorse a propria disposizione.
 
La felicità è là dove sappiamo che c’è stata o dove pensiamo di trovarla; sempre e comunque – altrove.
 
La nostra felicità dipende dalla qualità dei nostri rapporti con gli altri. A sua volta, la qualità dei nostri rapporti con gli altri dipende dalla qualità delle nostre menti. Perciò per essere più felici dobbiamo migliorare le nostre menti affinché i nostri rapporti con gli altri possano migliorare.
 
Molti uomini vivono felici senza saperlo.
 
Capita a volte di sentirsi per un minuto felici. Non fatevi prendere dal panico: è questione di un attimo e passa.
 
Quando prendi molto sul serio il mondo, non puoi sapere cosa sia la felicità. La felicità accade unicamente quando hai messo radici in una visione del mondo secondo la quale tutto non è altro che un gioco.
 
La felicità non è la libertà dai bisogni, ma la possibilità di soddisfarli ogni giorno.
 
Noi viviamo in un'epoca così disperata che qualsiasi felicità possediamo deve essere tenuta nascosta come una deformità.
 
La vera felicità è l'illusione di raggiungerla.
 
Forse dovremmo evitare di cercare o di creare un codice di condotta per ottenere la felicità. Forse per essere meno infelici possibile conviene in ogni momento cercare di capire cosa il nostro inconscio ci chiede di fare e di pensare, e accontentarlo, a meno che non si tratti di richieste immorali, dannose o pericolose per noi o per gli altri.
 
La felicità non esiste. Di conseguenza non ci resta che provare a essere felici senza.
 
La vera felicità costa poco. Se è cara non è di buona qualità.
 
Uno degli aspetti più assurdi dell'infelicità umana è che essa è oggetto di vergogna, poiché tanto meno una persona si dimostra felice, tanto più è considerata malata o incapace ("looser") e quindi emarginata. Questo ci induce a nascondere la nostra infelicità, fino a rimuoverla nell'inconscio. Ci si può perfino illudere di essere felici per timore dell'emarginazione, o negare che si possa essere più felici di quanto uno sia.
 
La Natura non ci ha solamente dato il desiderio della felicità ma il bisogno; vero bisogno, come quel di cibarsi. Perché chi non possiede la felicità, è infelice, come chi non ha di che cibarsi, patisce di fame. Or questo bisogno ella ci ha dato senza la possibilità di soddisfarlo, senza nemmeno aver posto la felicità nel mondo.
 
La felicità richiede coraggio.
 
Non accontentatevi della felicità, aspirate alla serenità.
 
La felicità è l'effetto temporaneo dell'avverarsi dei propri desideri o dell'illusione che essi stiano per avverarsi.
 
Quando ero bambino nessuno sentiva la mancanza di uno smartphone, nessuno ne aveva bisogno, e a nessuno veniva in mente che uno smartphone potesse renderci più felici o alleviare le nostre sofferenze. E così è stato. Infatti lo smartphone, in generale, non ci ha reso più felici né ha alleviato le nostre sofferenze anche se ha facilitato la soluzione di qualche problema.
 
La felicità non sta nell'essere amati: questa è soltanto una soddisfazione di vanità. La felicità sta nell'amare.
 
La felicità consiste nel poter dire la verità senza far mai soffrire nessuno. (Dal film "8 e mezzo" di Federico Fellini)
 
Il grado di felicità di un essere umano dipende soprattutto dalla qualità delle sue interazioni abituali con gli altri.
 
Non è ciò che hai, chi sei, dove sei o ciò che fai a renderti felice o infelice. È ciò che pensi a riguardo.
 
Per raggiungere la felicità bisogna rinunciare a qualcosa, e a volte il prezzo è troppo alto.
 
Aver fame e trovare da mangiare rende più felici che non aver mai fame.
 
Felicità è interagire con le persone e le cose giuste al momento giusto e nel modo giusto, ovvero soddisfacente per tutti gli interattori.
 
La vera felicità è la pace con se stessi. E, per averla, non bisogna tradire la propria natura.
 
Esiste un segreto per vivere felici, ma questo rimane, appunto, un segreto.
 
L'indifferente non può essere felice.
 
Se vi dicessi che sono felice fareste bene a dubitarne. Infatti potrei dirlo (e crederci mentendo a me stesso) per ostentare una mia presunta superiorità filosofica.
 
La felicità è una ricompensa che giunge a chi non l'ha cercata.
 
L'infelicità è l'insoddisfazione prolungata di bisogni irrinunciabili.
 
La felicità consiste nel non desiderare che ciò che si possiede.
 
La felicità è uno stato mentale.
 
Per essere felici bisognerebbe desiderare ciò che si ha.
 
Felice è chi crede ad una falsa promessa di felicità, finché non scopre che la promessa era falsa.
 
La felicità dovrebbe essere l'unica condizione della vita; dove la felicità fallisce, l'esistenza rimane un folle e lamentevole esperimento.
 
La felicità non è avere quello che si desidera, ma desiderare quello che si ha.
 
Dobbiamo convenire che per essere felici nella vita bisogna letteralmente paralizzare molti lati della nostra anima.
 
Felicità è sentirsi amati dalle persone amate.
 
La vera felicità è non aver bisogno di felicità
 
Due infelicità sommate possono fare una felicità
 
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