Citazioni su Conciencia

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La mia coscienza contro la tua.
 
Per ogni cosa di cui siamo consapevoli in un dato momento ve ne sono miliardi di cui non siamo consapevoli (e di cui probabilmente non lo saremo mai) che agiscono in noi determinando perfino ciò di cui siamo consapevoli.
 
La coscienza serve al corpo.
 
Ci sono molte materie e circostanze in cui la coscienza non è desiderabile e il silenzio è d'oro, così che la segretezza può essere usata come segnale che ci dice che stiamo avvicinando il sacro.
 
L'io cosciente è (o dovrebbe essere) il mediatore tra le proprie esigenze e quelle altrui. Per funzionare bene deve conoscere entrambe le esigenze, i modi per soddisfarle, e gli ostacoli alla loro soddisfazione.
 
Il rapporto tra due personae A e B è di buona qualità nella misura in cui la coscienza di A è cosciente della coscienza di B e delle diversità tra di esse, e viceversa.
 
La coscienza del presente è il ricordo di un passato appena trascorso.
 
L'io è il mediatore, più o meno imparziale, tra il sé e gli altri.
 
E non vuoi capire che la tua coscienza significa appunto 'gli altri dentro di te'.
 
I robot possono provare dolore? A mio parere una coscienza senza la capacità di provare piacere o dolore non credo sia concepibile. Per me la coscienza riunisce in modo non separabile le cognizioni, le emozioni/sentimenti e le motivazioni/volontà. Se togliamo uno solo di questi tre elementi, la coscienza si annulla.
 
Il solo modo di trovare la felicità su questo pianeta è di avere una coscienza pulita, o di non averne affatto.
 
Ogni momento di coscienza è influenzato da quelli precedenti e condiziona quelli futuri. A tali influenze vanno aggiunte quelle costituite dalle percezioni del momento.
 
L'io cosciente contribuisce a soddisfare i bisogni della persona e a gestire nel modo più produttivo i conflitti tra di essi, mediante il pensiero astratto (basato sul linguaggio) e la previsione del futuro.
 
La coscienza è manipolabile dagli altri e da se stessa.
 
Una coscienza superiore è cosciente di se stessa.
 
Se non siamo consapevoli che stiamo errando, non possiamo correggerci.
 
Una delle principali funzioni della coscienza è quella di prendere decisioni consapevoli riguardanti l'intera persona. Si tratta di rispondere a domande come: con chi/cosa la mia persona dovrebbe interagire? Cosa la mia persona dovrebbe cercare?
 
La coscienza è soggetto e oggetto.
 
La voce della coscienza è come uno di quei congegni dall'allarme che scattano per ogni nonnulla e nessuno gli da più retta.
 
Una meditazione comporta una manipolazione della propria coscienza.
 
Trasforma la tua coscienza, e allorché la coscienza è trasformata, il tuo carattere si adegua, la segue come un’ombra.
 
Gli animali hanno un vantaggio sugli umani: le loro coscienze non sono manipolabili dai loro simili.
 
La coscienza è il processo in cui si confrontano le nuove esperienze con le precedenti, ciò che si vede e si sente nel presente con ciò che si è visto e sentito nel passato, confronto da cui scaturisce la previsione e il presentimento del futuro.
 
La coscienza, come l'attenzione, è selettiva. Infatti possiamo essere consapevoli di un solo contesto alla volta.
 
La coscienza è l'ultimo e più tardo sviluppo dell'organico e di conseguenza anche il più incompiuto e il più depotenziato... Si pensa che qui sia il nocciolo dell'essere umano: ciò che di esso è durevole, eterno, ultimo, assolutamente originario! Si considera la coscienza come una stabile grandezza data! Si negano il suo sviluppo, le sue intermittenze! la si intende come unità dell'organismo! Questa ridicola sopravvalutazione, questo travisamento della coscienza hanno come corollario un grande vantaggio, consistente nel fatto che con ciò è stato impedito un troppo celere perfezionarsi della medesima. Perché gli uomini ritenevano di possedere già la coscienza, si sono dati scarsa premura per acquistarla, e anche oggi le cose non stanno diversamente!
 
Il fatto che le coscienze siano modificabili e manipolabili (attraverso anestesie, droghe, ipnosi, educazione, propaganda, esperienze in generale, ecc.) dovrebbe farci dubitare dell'affidabilità, del potere e della libertà delle coscienze stesse, a cominciare dalla propria. La coscienza, come il cervello, ha plasticità e rigidità.
 
Una persona può indurre un'altra a manipolare la propria coscienza nell'interesse, della prima, della seconda o di entrambe.
 
Io (cioè la mia coscienza) sono cosciente di me stesso e degli altri. Gli altri (cioè le coscienze altrui) sono coscienti di se stessi e degli altri, me compreso.
 
Il grande limite della coscienza consiste nel fatto che si può essere coscienti di pochissime cose alla volta, mentre la realtà è determinata da una enorme quantità di fattori che agiscono simultaneamente, la maggior parte dei quali non è percepibile dalla coscienza stessa.
 
Per i più, l'inconscio è una piccola parte della coscienza, mentre è vero il contrario. Infatti la coscienza è una piccola parte dell'inconscio e ha poteri molto limitati sulla nostra vita e sulle nostre scelte, anche se si illude di essere la padrona di casa.
 
L'interazione tra due persone consiste in due interazioni simultanee: una tra i loro inconsci e una tra le loro coscienze. Tali interazioni seguono logiche diverse, ma interconnesse.
 
Non è la coscienza che determina la vita, ma la vita che determina la coscienza.
 
La coscienza è un prodotto dell'inconscio.
 
L'io cosciente serve soprattutto a conciliare le esigenze del proprio corpo con quelle dei corpi delle persone della cui cooperazione esso ha bisogno. Penso infatti che se l'uomo non fosse un animale sociale la sua coscienza non sarebbe molto diversa da quella di qualsiasi altro animale non sociale.
 
La coscienza è il tramite fra ciò che è stato e ciò che sarà, un ponte gettato tra il passato e il futuro.
 
Forse anche lo stomaco pensa e ha una coscienza, forse anche il fegato e gli altri organi, ma non possiamo saperlo perché essi non comunicano con noi con un linguaggio che conosciamo.
 
In un dato momento possiamo essere coscienti di pochissime cose, cioè di pochissime idee, tra tutte quelle di cui potremmo essere coscienti in momenti diversi. Questo è il grande limite della coscienza rispetto all'inconscio, che invece è capace di considerare e di elaborare a nostra insaputa tutte le idee che abbiamo accumulato nel corso della nostra vita.
 
La coscienza è la percezione e cognizione del tempo del proprio corpo, stretto tra il suo passato e il suo avvenire.
 
Dato che non conosciamo la natura né l'origine della nostra coscienza, non possiamo escludere che nel nostro cervello, o nel resto del nostro corpo, esistano, oltre alla coscienza di cui siamo consapevoli, altre coscienze (di cui siamo inconsapevoli) le quali possono essere consapevoli o inconsapevoli della coscienza di cui siamo consapevoli.
 
I rapporti tra l’io e l’inconscio possono essere più o meno cooperativi o conflittuali, dato che l’io deve tener conto anche delle esigenze altrui e di una visione razionale del mondo che può non corrispondere alle esigenze dell’inconscio stesso.
 
La coscienza è controllata dall'inconscio, l'inconscio dalla società, la società dalle comuni coscienze di gruppi di individui.
 
Aveva la coscienza pulita. Mai usata.
 
Nessun organismo può permettersi di essere cosciente di cose che può gestire a livelli inconsci. In genere, possiamo permetterci di fare a meno di quei tipi di conoscenza che continuano ad essere veri nonostante i cambiamenti ambientali, ma dobbiamo mantenere in un posto accessibile tutti quei controlli del comportamento che devono essere modificati in ogni momento. L'economia del sistema, infatti, spinge gli organismi a spostare nell'inconscio quelle generalità di relazioni che rimangono sempre vere, e a tenere nella coscienza la pragmatica di situazioni particolari.
 
La coscienza si estende tra passato, presente e futuro. Queste tre dimensioni non sono separabili. Infatti, ciò che è avvenuto incide su ciò che sta avvenendo, e ciò che sta avvenendo incide su ciò che avverrà. Ciò che sta avvenendo non avrebbe senso senza una prospettiva futura, sia pure di pochi secondi. Infatti, ciò che facciamo, lo facciamo affinché qualcosa avvenga (o non avvenga) in futuro, ovvero per causare (o impedire) un certo potenziale cambiamento, cioè una certa trasformazione interna e/o esterna.
 
La coscienza è involontaria.
 
La coscienza è un riassunto, un compromesso, e una giustificazione della parte nota dell'inconscio.
 
Analizzarsi e valutarsi liberi da ogni pregiudizio, moralismo e autocensura è molto rischioso. Potremmo scoprire di non essere innocenti, di non essere sinceri, di esserci ingannati e di non aver capito le cose più importanti della vita in genere e di quella umana in particolare. Per evitare che la nostra visione del mondo e di noi stessi si riveli infondata e contraddittoria, meglio evitare di guardarci dentro, meglio occuparci solo delle nostre apparenze e di ciò che gli altri pensano o potrebbero pensare di noi.
 
Compito della coscienza è conciliare le esigenze proprie con quelle del prossimo.
 
Una coscienza superiore è cosciente dei propri limiti e delle proprie risorse, dei propri poteri e della propria impotenza.
 
L’io cosciente deve gestire due categorie di agenti: quelli interni e quelli esterni. Quelli interni sono i propri bisogni e desideri (spesso inconsci), i propri sentimenti e le proprie cognizioni. Quelli esterni sono gli altri esseri umani, con i loro bisogni e desideri, i loro sentimenti e le loro cognizioni, spesso in contrasto con quelli degli agenti interni. E’ impresa difficile e rischiosa, perché sia gli agenti interni che quelli esterni reagiscono in modo punitivo alle politiche dell’io cosciente a loro sfavorevoli.
 
Invece di dire semplicemente "io" (intendendo la totalità della propria persona) faremmo bene in molti casi a dire "io coscienza", intendendo sola la parte cosciente della propria persona.
 
Se fosse possibile manipolare la propria coscienza, potremmo provare piacere a volontà.
 
Secondo me la coscienza esiste solo negli esseri viventi. All'inizio (alla nascita dell'embrione) è piccolissima, debole e rudimentale, e nel tempo diventa sempre più grande, forte e sofisticata. In essa possiamo distinguere tre componenti: cognizioni, sentimenti e motivazioni.
 
La coscienza ci rende tutti egocentrici.
 
Vi giuro, signori, che aver coscienza di troppe cose è una malattia, una vera e propria malattia. Eppure sono convinto che non soltanto una coscienza eccessiva, ma la coscienza stessa è una malattia.
 
Una mente non può esistere senza una corpo. Infatti la mente è un organo del corpo di cui fa parte, ed è al suo servizio. Similmente, una coscienza non può esistere senza una mente. Infatti, la coscienza (cioè l'io cosciente), è un organo della mente di cui fa parte. Di conseguenza, l'io cosciente (cioè la coscienza) è un sotto-organo del corpo ed è al suo servizio.
 
La coscienza serve (o dovrebbe servire) al corpo, cioè all'organismo, come qualsiasi altro organo, a partire dalle cellule. Tuttavia una coscienza può impazzire, nel senso che può smettere di servire l'organismo che la ospita, e svilupparsi indipendentemente, come una cellula tumorale, cosa che può condurre a malattie o alla morte dell'organismo stesso.
 
La coscienza serve a conciliare i diversi bisogni della persona e a organizzare la loro soddisfazione.
 
Vi giuro, signori, che l'essere troppo consapevoli è una malattia, un'autentica, assoluta malattia.
 
La coscienza (cioè l'io cosciente) è un simulatore più o meno realistico della realtà passata, presente e futura.
 
Avere la coscienza pulita è segno di cattiva memoria.
 
La coscienza è un organo di supervisione e di parziale controllo delle autonomie del comportamento della persona cosciente. Il potere della coscienza su tali autonomie (che possiamo chiamare collettivamente "inconscio") è molto limitato e dipende dalla formazione culturale del soggetto. Si tratta di un potere "consultivo", non "esecutivo". Tuttavia la coscienza, in circostanze eccezionali, può porre il veto sulle decisioni dell'inconscio.
 
La coscienza è sempre relazionale, nel senso che ciò di cui siamo coscienti consiste in relazioni e interazioni tra oggetti e/o tra noi e qualche oggetto, materiale o immateriale. Tali relazioni e interazioni possono essere logiche, sentimentali e motivazionali.
 
Con il termine «io» dovremmo intendere «la mia coscienza».
 
La nostra coscienza si smarrisce, perché questa che crediamo la cosa più intima nostra, la coscienza, vuol dire gli altri in noi e non possiamo sentirci soli.
 
L'io (sia quello cosciente che quello inconscio) è soggetto e oggetto allo stesso tempo, e questa coincidenza crea una grande confusione intellettuale.
 
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