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I neologismi servono a liberarsi da vecchie associazioni mentali ovvero pregiudizi divenuti inutili, improduttivi, fuorvianti, o nocivi.
 
Il limite del linguaggio si mostra nell'impossibilità di descrivere il fatto che corrisponde a una proposizione (che è la sua traduzione) senza appunto ripetere la proposizione.
 
Per definire il significato di una parola abbiamo bisogno di altre parole, che a loro volta necessitano di altre parole, e così via, senza fine. Questo non significa che dovremmo smettere di parlare, ma che non dovremmo prendere troppo sul serio, né interpretare in modo rigido, ciò che viene detto.
 
L'uomo è l'unico animale capace di creare linguaggi simbolici. Perciò esistono tante lingue umane, mentre gli altri animali parlano una sola lingua e non hanno bisogno di apprenderla.
 
Non già nella vicinanza al dato immediato, ma nel progressivo allontanamento da esso risiedono il valore e la natura specifica del linguaggio come dell'attività artistica. Questa distanza dell'esistenza immediata e dell'esperienza immediatamente vissuta è la condizione della perspicuità e della consapevolezza del linguaggio. Questo comincia soltanto là dove cessa il rapporto diretto con l'impressione sensibile e con l'emozione sensibile
 
La parola a volte non rappresenta che un modo, più scaltro del silenzio, di stare zitti.
 
Ogni espressione umana, ogni frase, ogni parola, va intesa non come informazione a sé stante, ma come parte di un contesto cognitivo ed emotivo, ovvero di una certa visione del mondo. È tale contesto che dà all'espressione il suo vero e profondo significato.
 
Cerco di usare il verbo essere il meno possibile, perché è facilissimo usarlo in modo inappropriato. E sottolineo "è".
 
I limiti del mio linguaggio significano i limiti del mio mondo.
 
Le parole ci impediscono il cammino. Ovunque i primitivi stabilivano una parola, credevano di avere fatto una scoperta. Ma come diversamente stavano le cose, in verità! Essi avevano toccato un problema e, illudendosi di averlo risolto, avevano creato un ostacolo alla sua risoluzione. Oggi, ad ogni conoscenza, si deve inciampare in parole dure come sassi, eternizzate, e invece di rompere una parola ci si romperà una gamba.
 
Una persona ha imparato una lingua straniera quando non si chiede più quale sia il significato delle singole parole e frasi che ode, perché tale significato prende forma automaticamente e senza sforzo nella sua mente. Vale a dire quando la comprensione del linguaggio diventa un processo passivo piuttosto che attivo, involontario piuttosto che volontario.
 
Le parole che udiamo o leggiamo influenzano i nostri pensieri, e questa influenza ci trasforma, nel bene e nel male. Perciò dovremmo esaminare criticamente ogni espressione linguistica che ci capita di udire o di leggere.
 
Chi sa di essere profondo, si sforza di esser chiaro. Chi vuole apparire profondo, si sforza di esser oscuro. Perché la gente considera profondo ciò di cui non riesce a vedere il fondo. Ha paura e non si immerge volentieri nell'acqua.
 
Ogni discorso è parziale, incompleto, insufficiente. Non si può dire tutto con poche parole, nemmeno con molte, nemmeno con un numero infinito di esse. Perché le parole non bastano per descrivere la realtà, ma possono richiamare solo una piccola parte di essa, solo qualche suo aspetto limitato.
 
Non esistono lingue morte ma solo cervelli in letargo.
 
Tutta la filosofia è «critica del linguaggio».
 
Attraverso la parola un essere umano può essere formato e trasformato, specialmente per quanto riguarda le sue interazioni sociali.
 
Quando ero giovane, parole come tipologia, problematica e metodologia erano di uso raro e specialistico. Oggi quasi tutti le usano come sinonimi di tipo, problema e metodo. Suppongo che pochi conoscano le rispettive differenze di significato e che si sia trattato di un fenomeno imitativo a partire da qualcuno che usava certi termini piuttosto che altri per farsi credere più erudito.
 
Un nome è una chiamata che aspetta una risposta. Infatti si dice: "come si chiama questa cosa?" intendendo: "che nome ha questa cosa?". Un problema è che ad una stessa chiamata ci possono essere risposte diverse.
 
... inventare nuovi usi per le parole, usi talvolta assurdi, per aiutare ad allentare la stretta delle forme abituali del linguaggio.
 
Senza il linguaggio saremmo meno sapienti e meno intelligenti, ma anche meno stupidi perché non crederemmo a tante falsità.
 
Qualsiasi parola può essere usata come punto di partenza per un viaggio infinito, attraverso analogie, affinità, sinonimi, contrari, assonanze, cause ed effetti, conseguenze logiche, provocazioni, stimoli, incanti, ricordi, domande ecc.
 
Se voglio parlare col mio gatto, devo usare il suo vocabolario, non il mio.
 
La lingua è una forma di ragione umana, la quale ha la sua relativa logica interna e di cui l'uomo non sa nulla
 
Le tacite intese per la comprensione del linguaggio comune sono enormemente complicate.
 
Ogni volta che qualcuno dice "problematica" intendendo "problema", o "tipologia" intendendo "tipo", un vocabolario piange. Confondere tipi logici diversi, direbbe Gregory Bateson, è un sintomo di schizofrenia. Infatti "tipologia" significa un insieme di "tipi" e "problematica" un insieme di "problemi".
 
Un linguaggio è una rete di parole.
 
Il verbo essere è illusorio e fuorviante. Infatti nessuna cosa o persona “è” qualcosa o qualcuno. L'identità di una persona o di una cosa è data dal suo comportamento particolare e dalle sue particolari relazioni e interazioni con altre cose e/o con altre persone.
 
Cos'è una cosa? Credo che la maggior parte della gente non saprebbe rispondere a questa domanda.
 
Due persone, per interagire pacificamente, devono usare un linguaggio comune.
 
Il linguaggio è violenza concettuale esercitata sul mondo.
 
Le parole servono a ricordare, a qualificare, a chiedere, a comandare, a giustificare, a raccontare, a collegare, a informare, a confondere, a ingannare.
 
Insegnare una certa lingua equivale a insegnare a vivere, cioè a interagire con gli altri, mediante essa.
 
Una lingua s'impara usandola, ovvero interagendo con altri mediante essa.
 
Il linguaggio normalmente riguarda solo un aspetto di ogni interazione.
 
L'uomo è l'unico animale capace di dare nomi alle cose, ma a volte dà lo stesso nome a cose diverse e altre volte nomi diversi alle stesse cose.
 
Pensa alle parole come a strumenti caratterizzati dal loro uso, e poi pensa all'uso di un martello, all'uso di uno scalpello, all'uso di una squadra, di un barattolo di colla, e della colla.
 
Ogni parola è un pregiudizio.
 
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