Zitate über Lust und Schmerz

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Perché una cosa che ci piace in un certo momento o in un certo luogo non ci piace in un altro momento o in un altro luogo? Perché cambia il contesto. Il contesto in cui una cosa viene apprezzata può essere più importante della cosa stessa.
 
Ogni essere vivente senziente è un portatore di piacere e di dolore.
 
Un essere vivente senziente fa ciò che fa per sentire piacere o per evitare di sentire dolore (piacere e dolore presenti o previsti, cioè sentiti realmente o immaginati). Tuttavia egli generalmente ignora i motivi per cui certe situazioni gli procurano piacere o dolore. La conoscenza di tali motivi (o motivazioni) dovrebbe essere l’oggetto della psicologia.
 
Il piacere è una cosa che si vorrebbe ripetere.
 
Ogni libro, ogni articolo di giornale, ogni film, ogni trasmissione TV, piace a qualcuno, e può essere utile chiedersi perché.
 
Certe cause di piacere funzionano solo la prima volta, ovvero quando sono nuove o hanno nuove forme. Tra queste l'umorismo, il sesso, il superamento di una sfida, un viaggio, un'opera d'arte ecc. Forse per questo l'uomo raramente si contenta di ciò che ha.
 
Non sempre ciò che ci piace è ciò di cui abbiamo bisogno, e non sempre ciò di cui abbiamo bisogno ci piace, specialmente se abbiamo rimosso bisogni innati (sani in quanto innati) e coltivato bisogni acquisiti malsani.
 
II mettere insieme e il vedere insieme cose normalmente sparse che hanno qualcosa in comune è una misteriosa fonte di piacere.
 
Tutto ciò che ci fa sentire potenti, vincenti, intelligenti, abili, belli, sani, buoni, giusti, migliori di altri, ci piace e ci entusiasma. Tutto ciò che ci fa sentire impotenti, perdenti, stupidi, inabili, brutti, malati, cattivi, ingiusti, peggiori di altri, ci fa soffrire e ci deprime.
 
L'uomo è così complicato e sciagurato che può vergognarsi di ciò che gli dà piacere e illudersi di godere di ciò che lo fa in realtà soffrire. Perciò a volte non sa egli stesso cosa gli piace veramente né cosa lo fa veramente soffrire.
 
Perché a certe persone piacciono certe cose e altre no? È una domanda che pochi si fanno e a cui è molto difficile rispondere. Eppure penso che conoscere almeno in parte la risposta a questa domanda potrebbe aiutarci a vivere meglio.
 
Il piacere può essere attivato dalla diminuzione di una sofferenza, di una paura o di un'ansia. Per esempio, il conformismo e la sottomissione (in ambito sociale o religioso) sono causati dalla paura dell'isolamento sociale o della punizione divina, e sono causa di piacere quando riescono ad alleviare tali paure e ad infondere sicurezza in tali ambiti.
 
Chi mangia dolore mangia sempre solo.
 
Ci sono quattro categorie di piacere: il piacere estetico, il piacere etico, il piacere logico, e il piacere fisico. Bello è ciò che piace esteticamente, buono è ciò che piace eticamente, geniale è ciò che piace logicamente, voluttuoso è ciò che piace fisicamente.
 
Qualunque cosa tu faccia o non faccia, a qualunque cosa tu voglia appartenere o non appartenere, a qualcuno dispiacerà.
 
Se siamo di cattivo umore c'è qualcosa che ci dispiace. Se siamo di buon umore c'è qualcosa che ci piace.
 
Se per essere gradito ad A devo essere sgradito a B, e viceversa, devo fare una scelta dolorosa tra (1) essere sgradito ad A, (2) essere sgradito a B e (3) essere sgradito a entrambi.
 
A ognuno piace fare ciò che sa far bene.
 
Il piacere di un essere umano è dovuto soprattutto ad un rapporto cooperativo con altri umani, rapporto reale o immaginario, effettivo o illusorio, presente, passato, o sperato.
 
Quasi nessun essere umano si chiede perché gli piace ciò che gli piace, e quasi tutti pensano, senza dubitarne, che ciò che a loro piace sia buono, giusto e vero.
 
Non sfuggire la sofferenza. Hai bisogno di una sofferenza reale. È come un fuoco: ti brucerà. E tutto ciò che è falso arderà e tutto ciò che è reale rimarrà.
 
Affinché una persona mi dia piacere, devo darle piacere. Ma ciò che piace ad essa può non piacere a me, e viceversa. Quanto sono disposto a dare piacere agli altri? A chi in particolare? Quanto gli altri sono disposti a darmi piacere? Chi in particolare? Questo è il problema.
 
Di fronte a una certa cosa istintivamente sentiamo che ci piace o ci dispiace in un certa misura. Dovremmo anche chiederci quanto quella cosa piace o dispiace agli altri, e regolarci di conseguenza.
 
Nessun dolore può essere più grande del dolore di una persona. [...] In altre parole, nessuna sofferenza può essere più grande di quella di un solo essere umano. [...} L'intero pianeta non può soffrire più di un'anima sola.
 
Se dobbiamo essere sempre in preda ad errori e illusioni, preferiamo che siano almeno naturali e piacevoli.
 
Lieve è il dolore che parla. Il grande è muto.
 
Il piacere conferito da un oggetto può essere dovuto non tanto alle sue caratteristiche peculiari, ma alla sua valenza sociale, cioè al fatto che il soggetto si sente parte di una comunità che apprezza quel tipo di oggetto. È infatti difficile distinguere il piacere emanato da un oggetto dal piacere di condividere con altre persone l'apprezzamento dell'oggetto stesso.
 
Il piacere è il dolore sono le uniche cose certe e sicuramente importanti per un essere umano. Tutto il resto può essere considerato come cause e/o conseguenze dei propri piaceri e dei propri dolori.
 
Guardare da vicino il proprio dolore è un modo di consolarsi.
 
L'uomo, quando è libero da costrizioni, fa ciò che gli piace e non fa ciò che non gli piace. Chiediamoci allora: perché ad una certa persona certe cose piacciono e certe altre non piacciono? Perché abbiamo gusti diversi mentre gli altri animali hanno gusti identici? Chi ha deciso i gusti di ciascuno di noi?
 
Per essere accettati e stimati ci facciamo piacere cose che in realtà ci sono indifferenti.
 
Se gli umani potessero ottenere piacere a volontà e senza limiti di quantità e di durata, non farebbero altro, e non smetterebbero di farlo fino a morirne. Perciò il piacere è biologicamente sempre limitato.
 
La differenza tra piacere e gioia è che il primo è causato dall'assunzione fisica di qualche sostanza o da un contatto fisico, mentre la seconda è causata dalla percezione di informazioni simboliche che promettono o anticipano un piacere. Tuttavia piacere e gioia spesso si confondono, nel senso che un piacere può essere causa di gioia per il suo significato simbolico, e una gioia può essere causa di piacere in quanto anticipazione o promessa di piacere fisico.
 
L'attesa del piacere è essa stessa il piacere.
 
L'uomo non può decidere ciò che deve piacergli o non piacergli. Essendo i gusti involontari essi non possono essere giudicati moralmente. Tuttavia certi gusti possono essere pericolosi per sé e/o per gli altri. In tali casi una psicoterapia per modificarli o controllarli può essere opportuna.
 
La malattia mentale, qualunque forma essa esprima, è la somma di una duplice alienazione: l'alienazione dei bisogni fondamentali prodottasi in virtù dell'interazione del soggetto con l'ambiente vissuto, e l'alienazione di quella alienazione dovuta all'organizzazione dell'esperienza concreta alla luce di codici astratti. Questo processo storico è celato per un verso dalla rimozione, meccanismo che estranea alla coscienza la concretezza della sua esperienza vissuta, e, per un altro, dall'ideologizzazione, che restituisce al soggetto quell'esperienza in una forma mitica che sembra comportare facili soluzioni dell'alienazione dei bisogni sotto forma di scissione, che lo illude letteralmente di poter pervenire alla liberazione di sé con un colpo di dadi.

Tra il funzionamento delle strutture sociali deputate alla produzione di uomini e il funzionamento dei codici mentali che propongono, in forma astratta, valori e modelli normativi, c'e dunque un nesso complementare che diventa trasparente nelle esperienze di disagio psichico: il nesso consiste nella tendenza dei codici mentali ad occultare le disfunzioni delle strutture sociali, offrendo agli uomini il miraggio di una normalità che ciascuno può e deve perseguire con le proprie forze, in misura del tutto indipendente dall'economia storica degli scambi con la realtà.
 
Quando una cosa ci piace, sappiamo che ci piace, ma non sappiamo perché, anche se ci illudiamo di saperlo. Il vero motivo per cui ci piace ciò che ci piace e ci spiace ciò che ci spiace è inconscio. Il motivo che crediamo di conoscere è solo una illazione, spesso di comodo, tendenziosa (biased) e politicamente corretta.
 
Certe persone nascondono le loro sofferenze e fingono godimenti per non apparire come perdenti.
 
Siamo tutti marionette guidate dai meccanismi neurologici del piacere e del dolore e dalla previsione del piacere e del dolore, ognuno con le sue particolari mappe sentimentali.
 
A volte è difficile stabilire se un piacere o un dolore sono dovuti a cause reali o immaginarie, a situazioni effettive o illusorie.
 
Il piacere e il dolore causato dalle interazioni sociali è una chiave di comprensione delle interazioni stesse.
 
L'uomo desidera fare ciò da cui prevede di ottenere piacere, e non fare ciò da cui prevede di ottenere dolore. Tali previsioni possono tuttavia essere più o meno realistiche. Inoltre ci sono cose che danno sia piaceri, sia dolori, in tempi e misure diversi; per esempio, prima piacere e poi dolore, o prima dolore e poi piacere. In tale ottica, la saggezza è la capacità di prevedere realisticamente il piacere e il dolore.
 
Un pizzico di ciò che piace non può che far bene.
 
Sto facendo ciò che in questo momento mi piace fare, anche se ciò potrebbe avere conseguenze per me spiacevoli nei giorni a venire.
 
L'uomo prova un certo piacere o dolore in certe attività e pensa che quei sentimenti siano dovuti all'attività stessa, a ciò che in essa è intrinseco. In realtà piaceri e dolori sono dovuti ai significati delle attività, ovvero alle loro implicazioni psicologiche. Infatti, soprattutto provocano piacere i momenti di condivisione, indipendentemente dai contenuti condivisi, e provocano dolore i momenti di mancanza di condivisione.
 
Di ogni persona è utile chiedersi: cosa la fa godere? Cosa la fa soffrire? Poi chiedersi: posso farla godere? Posso farla soffrire? Come?
 
Di per sé nessun piacere è un male; però i mezzi per procurarsi certi piaceri arrecano molti più tormenti che piaceri.
 
In ogni momento dobbiamo scegliere a chi piacere e a chi dispiacere.
 
L'attesa del piacere, è essa stessa piacere.
 
L'uomo non conosce con certezza altro che il proprio dolore e il proprio piacere.
 
Il piacere si ha quando si dimentica l’infelicità.
 
Non ci consoliamo dai dolori, semplicemente ce ne distraiamo.
 
Dio è ciò che determina i miei piaceri e dolori, attuali e futuri. Dio esiste se è vero che i miei piaceri e dolori esistono, e la sua esistenza termina quando essi non esistono più. Dio è dunque personale e temporale, ed anche sociale dato che gli umani possono procurare piaceri e dolori gli uni agli altri.
 
Ogni umano deve conciliare tre volontà: (1) Ciò che vuole la propria coscienza. (2) Ciò che vuole il resto del suo organismo (inconscio). (3) Ciò che vogliono gli altri.
 
Ci sono tante cose inutili o dannose eppure piacevoli. E ci sono tante cose utili eppure spiacevoli.
 
Il piacere e il dolore, immediati o differiti, sono la misura di ogni valore.
 
Uno dei miei pochi piaceri: dispiacere a chi non mi piace.
 
Il piacere più nobile è la gioia della comprensione.
 
Se tu potessi uscire dalle tue pene e uscissi dalle tue pene, sapresti dove andare al di fuori dalle tue pene?
 
Uomo non educato dal dolore rimane sempre bambino!
 
Piacere e dolore sono allo stesso tempo causa ed effetto del comportamento degli animali senzienti, compreso l'uomo. Tutto ciò che facciamo e che non facciamo è infatti ricerca del piacere ed evitamento del dolore. Piacere e dolore sia fisici che mentali.
 
Oggi conosciamo solo anime individuali, rese asfittiche dall’incapacità di correlare la loro sofferenza quotidiana con il dolore del mondo.
 
Spingendo le mie repulsioni fino al vomito, e i miei desideri fino all’ossessione, un abisso separava le cose che mi piacevano da quelle che non mi piacevano.
 
Tutto può essere illusorio, tranne il piacere e il dolore che sentiamo. Essi sono le uniche cose certamente reali. Tutto il resto è incerto.
 
Un piacere può essere prodotto da una libido o dalla diminuzione di una sofferenza. Analogamente, un dolore può essere prodotto da una nevralgia o dell'aspettativa di un trauma o di una disgrazia.
 
Noi facciamo ciò che facciamo per ottenere un piacere (fisico o mentale) o per evitare un dolore (fisico o mentale).
 
Ciò che ora mi piace
fra un'ora mi annoierà.
Domani forse mi piacerà di nuovo
per un po' di tempo.
Il piacere è sempre provvisorio,
forse anche il dolore.
 
Ci sono dolori nell'animo così profondi che non contemplano le lacrime.
 
I giovani cercano i divertimenti perché non sanno gioire. Ma la gioia è innanzitutto gioia di sé, quindi identità riconosciuta, realtà accettata, frustrazione superata, rimozione ridotta al minimo.
 
La felicità è benefica per il corpo, ma è il dolore che sviluppa i poteri della mente.
 
Piacere agli altri è un bisogno che quando viene soddisfatto ci riempie di gioia. È il piacere di piacere.
 
Facciamo ciò che facciamo perché proviamo (o ci aspettiamo) un piacere nel farlo o perché proviamo (o ci aspettiamo) un dolore nel non farlo.
 
Se ognuno volesse il piacere altrui oltre che il proprio, la vita umana sarebbe in generale molto più gradevole.
 
Ci sono dolori che hanno perduto la memoria e non ricordano perché sono dolori.
 
Chi sradicasse la conoscenza del dolore estirperebbe anche la conoscenza del piacere e in fin dei conti annienterebbe l'uomo.
 
La somma dei dolori possibili per ogni anima è proporzionale al suo grado di perfezione.
 
E un dolore autentico, indiscutibile, è capace di rendere talvolta serio e forte, sia pure per poco tempo, anche un uomo fenomenalmente leggero; non solo, ma per un dolore vero, sincero, anche gli imbecilli son diventati qualche volta intelligenti, pure, ben inteso, per qualche tempo; il dolore ha una tale potenza...
 
A volte, dietro il piacere di fare una certa cosa, si nasconde il piacere dell’idea che gli altri ci ammirino o ci approvino vedendoci fare quella cosa.
 
Scegli i tuoi piaceri per te stesso, e non lasciare che ti vengano imposti.
 
Non si desidera di godere. Si desidera sperimentare la vanità di un piacere, per non esserne più ossessionati.
 
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