Ciò che è noto, non è conosciuto. Nel processo della conoscenza, il modo più comune di ingannare sé e gli altri è di presupporre qualcosa come noto e di accettarlo come tale.
L’acqua non si solidifica a poco a poco per raffreddamento, quasi diventasse una poltiglia e s’indurisse poi gradualmente fino alla consistenza del ghiaccio, ma diventa dura d’un colpo. […] Può ancora, se sta immobile, conservare il suo stato liquido, ma alla minima scossa passa allo stato solido.
Il noto in generale, proprio perché noto, non è conosciuto. Quando nel conoscere si presuppone alcunché come noto, e lo si tollera come tale, si finisce con l’illudere volgarmente sé e gli altri; allora il sapere, senza neppure avvertire come ciò avvenga, non fa un passo avanti nonostante il grande e incomposto discorrere che esso fa.
Dio prevale e la storia del mondo non rappresenta altro che il piano della provvidenza. Dio governa il mondo: il contenuto del suo governo, l’esecuzione del suo piano è la storia universale [...]. La filosofia vuole conoscere il contenuto, la realtà dell’idea divina e giustificare la realtà vilipesa. Infatti la ragione è la percezione dell’opera di Dio.