Se io, in quanto ente, subisco un'azione da parte di un altro ente, posso ignorare tale azione o reagire ad essa in certi modi. L'eventuale reazione può essere volontaria o involontaria, consapevole o inconsapevole, ma mai casuale, bensì programmata. In altre parole, la reazione segue necessariamente certe logiche consce o inconsce.
Sono secoli o addirittura millenni che ci trasciniamo il dualismo di mente e di corpo, di anima e di carne. Prima ancora dei risultati di biologia e di neurofisiologia, questo dualismo è stato però smantellato da due grandi protagonisti della filosofia moderna: il razionalista Baruch Spinoza e l'empirista David Hume. Partendo da premesse assai diverse, i due convergono nel dirci che il nostro Io che si pretende immortale non è altro che un modo della natura.
Cambiare la mentalità di un essere umano è spesso impossibile. Se essa cambia, non è per volontà dell'interessato o di qualcun altro, ma per una serie di forze incontrollabili e di eventi casuali.
Ludwig Boltzmann ci ha insegnato che la probabilità che un cambiamento casuale produca un minor ordine è molto più alta della probabilità che esso produca un maggior ordine. In tale prospettiva, una mente (consapevole o inconsapevole) sembra essere l'unica cosa capace di produrre un maggior ordine in un insieme di oggetti materiali, forme o informazioni.
Immagina che ogni essere umano abbia, da qualche parte nel suo cervello, un computer che lo fa comportare secondo un certo programma che si modifica parzialmente con le esperienze. Non è fantascienza, è realtà. Anche il rifiuto di credere che ciò sia vero è scritto nel programma.
Secondo me i sogni non sono messaggi dotati di senso che l'inconscio invia intenzionalmente al conscio per indurlo a fare o a comprendere qualcosa, ma narrazioni casuali generate a partire da informazioni memorizzate, che ognuno può interpretare liberamente, attribuendo loro significati non dati all'origine.
La mente difficilmente conosce se stessa. Quando crede di conoscersi, la sua conoscenza è incompleta, semplificata, mistificata e manipolata. E siccome è attraverso la propria mente che un essere vivente conosce il mondo, anche la nostra conoscenza del mondo è incompleta, semplificata, mistificata e manipolata.
Ogni tanto dovremmo fermarci per integrare, ovvero riunire, tutte le cose che abbiamo nella mente. Si tratta di vederle tutte insieme, anche quelle più ostiche, compresi noi stessi, in un grande quadro sinottico immaginario, ecologico, ovvero relazionale, una immensa mappa cognitiva ed emotiva spaziotemporale. Possiamo chiamare questo tipo di esercizio come vogliamo: meditazione, contemplazione, raccoglimento, preghiera, sottomissione, adorazione, comunione, devozione, conciliazione, sintesi, non importa il nome. Grazie a tali esercizi, oltre a riposarci dalle fatiche e i conflitti della razionalità e a lasciarci andare dolcemente e senza resistenze nel ciclo della vita, forse intuiremo quale sia il nostro posto nel mondo.
Ciò che intendo per inconscio non è solo l'inconscio freudiano, né ciò che abbiamo dimenticato o di cui ci vergogniamo, ma un organismo attivo multi-agente, che comunica col resto del corpo e con l'io cosciente, in ogni momento, e li condiziona. Volendo semplificare molto direi che si tratta di un sistema complesso di automatismi involontari e inconsapevoli, di vario tipo, sia psicomotori che emotivi e cognitivi.
L'uomo non ha un'anima unica, ma almeno quattro, e un ministero per ciascuna di esse: cooperazione, competizione, imitazione, selezione. Ovviamente sono anime mortali.
Siamo sempre condizionati e influenzati dall'ambiente esterno e da quello interno in cui ci troviamo. L’ambiente esterno è costituito dalle persone e cose con cui interagiamo, quello interno dai contenuti della nostra mente. I due ambienti interagiscono anche a nostra insaputa e anche se non lo vogliamo.
Quando si collegano tra loro certe idee, dopo un periodo di gestazione più o meno lungo, ne nascono spontaneamente di nuove, frutto di una reciproca fecondazione.
L'io è responsabile del proprio inconscio in quanto può curarlo (anche se solo indirettamente e lentamente) mediante lo studio delle psicologie e la pratica di psicoterapie.
Finché non sarà conosciuto ampiamente in tutto il pianeta il modo in cui funziona il nostro cervello, il modo in cui l'utilizziamo, e finché non avremo capito che finora esso è stato usato soprattutto per dominare l'altro, ci sono poche speranze che qualcosa cambi.
Per me i dèmoni sono una metafora degli agenti mentali inconsci che presidiano i bisogni (sia innati che acquisiti) di una persona, nel senso che la motivano a fare e a pensare certe cose e la premiano e la castigano per mezzo dei sentimenti di piacere e dolore (in varie forme), costringendola a vivere come vogliono loro. Ascoltare la volontà dei propri demoni è intuire, attraverso i propri sentimenti, i loro comandi.
Il mio benessere dipende dalla configurazione dell'ambiente in cui mi trovo e dalla qualità dei miei pensieri e delle mie interazioni con le persone e le cose con cui interagisco.
La mente è una specie di assemblea di agenti mentali che possono essere antagonisti, cioè voler cose opposte. L'io cosciente (l'unico agente cosciente) è uno di essi, e il suo volere puà essere in contrasto con quello di altri agenti. In caso di conflitto ci sono due possibilità: l'immobilismo (quando i due agenti hanno eguale forza) e il prevalere dell'uno sull'altro. Ebbene io credo che l'io cosciente sia il più delle volte soverchiato da uno o più agenti mentali inconsci. Il fatto è che l'io cosciente non può controllare l'inconscio (se non in minima parte e in tempi lunghi), mentre è vero il contrario, cioè l'inconscio controlla l'io consciente in tempi brevi e in grande misura.
Noi esseri umani abbiamo delle aspettative, cioè ci aspettiamo che in certe circostanze, certe persone si comportino in un certo modo. Quando ciò non succede. siamo sorpresi e confusi, protestiamo, accusiamo chi avrebbe dovuto comportarsi in un certo modo di non averlo fatto per sua colpa. Difficilmente capiamo che la colpa è stata solo nostra in quanto avevamo aspettative non realistiche.
L'io inconscio e l'io cosciente si censurano e si inibiscono reciprocamente. Farebbero bene a mettersi d'accordo per dividersi il potere. L'io cosciente sa leggere, scrivere, contare, prevedere e pianificare, mentre l'io inconscio è analfabeta e irrazionale, ma sa meglio dell'io cosciente cosa causa il piacere e cosa il dolore.
Io ritengo che il problema della grazia sia fondamentalmente un problema di integrazione e che ciò che deve essere integrato sono le diverse parti della mente -- specialmente quei livelli multipli di cui un estremo è chiamato "coscienza" e l'altro "inconscio".
L'io chiese all'usciere dell'assemblea dei dèmoni riunita in seduta segreta: "Cos'hanno deciso che io faccia?". L'usciere rispose: "Ci sono questi ordini, alcuni sono contrastanti, scegli tu quali eseguire, quando e in quale misura. Come sempre, sarai ricompensato col piacere quando avrai successo e punito col dolore quando fallirai nell'eseguire ciascun ordine.
Quando si parla di "traumi" infantili si intendono momenti traumatici, cioè eventi particolari, che avrebbero conseguenze gravi nello sviluppo psichico degli interessati. A tal proposito io ritengo che siano generalmente molto più importanti e determinanti (nel bene e nel male) le situazioni abituali in cui un bambino vive, più che certi eventi particolari a cui partecipa.
La mente è una specie di teatro, dove le diverse percezioni fanno la loro apparizione, passano e ripassano, scivolano e si mescolano con un'infinita varietà di atteggiamenti e di situazioni. Né c'è, propriamente, in essa nessuna semplicità in un dato tempo, né identità in tempi differenti, qualunque sia l'inclinazione naturale che abbiamo ad immaginare quella semplicità e identità. E non si fraintenda il paragone del teatro: a costituire la mente non c'è altro che le percezioni successive: noi non abbiamo la più lontana nozione del posto dove queste scene vengono rappresentate, o del materiale di cui è composta.
La mente umana, come qualsiasi altra mente, ha tutte le caratteristiche di un sistema cibernetico, anche se non si può escludere che abbia anche altre caratteristiche non presenti nella definizione di 'sistema cibernetico'.
La mente proietta il futuro in base al passato, mentre il corpo vive il presente. Per il corpo, il passato e il futuro non esistono, esiste solo il presente. Per la mente il presente non esiste, esistono solo il passato e futuro. Per questo il corpo e la mente sono spesso in conflitto tra di loro.
L'io cosciente comprende tre soggettività: la cognizione, il sentimento e la motivazione (io so, io sento, io voglio). Tutto il resto è oggetto, e un oggetto può essere una macchina. D'altra parte, oggetti e macchine interni ed esterni alla propria persona causano e determinano le proprie cognizioni, i propri sentimenti e le proprie motivazioni.
Ho sfidato il mio super-io e adesso mi aspetto le sue subdole, ostili e morbose reazioni "per il mio bene" cioè per proteggermi dal rischio di essere espulso dalla comunità. Ma sarò vigile e saprò scoprire e respingere ogni suo tentativo di boicottare la mia libertà.
Immaginate che sia stato inventato un congegno per connettersi a distanza con la mente di qualsiasi persona e leggere i suoi pensieri, i suoi sentimenti, le sue volontà e i suoi ricordi. Che uso ne fareste? Come cambierebbero i vostri rapporti con gli altri e la vostra visione del mondo?
Una mente è un sistema basato su una rete di significati supportata da una rete di neuroni. Pensare, parlare, scrivere è fare un certo percorso in tale rete.
Una mappa non è il territorio che rappresenta ma una sua raffigurazione infinitamente semplificata e ridotta. Tuttavia ci sono mappe che corrispondono più e meglio di altre al territorio che vorrebbero rappresentare. Questo vale anche per le mappe nelle nostre menti, con cui raffiguriamo il mondo di cui abbiamo esperienza.
La testa non è in grado di comunicare. L'unica cosa che può fare è sezionare, analizzare, frammentare la realtà. Il cuore sintetizza, collega, riunisce, fonde ciò che vede. L'uomo che guarda attraverso il suo cuore vede il mondo come un tutto organico indivisibile. Per la testa, al contrario, il mondo è una moltitudine di atomi. La sola cosa che il cuore può vedere è ciò che si chiama Dio, il divino.
In Pakistan c'è la pena di morte per chi bestemmia, e il Pakistan è uno stato democratico. La democrazia non garantisce il rispetto dei diritti umani, nemmeno di quelli più rudimentali.
La mente può essere considerata come una rete di idee interconnesse, e il pensiero come una concatenzazione di idee, cioè un percorso attraverso i nodi della rete. Quando pensiamo, visitiamo tali nodi uno alla volta, e dopo aver visitato un certo nodo, ne visitiamo un'altro scelto automaticamente (non sappiamo come, né da chi) tra quelli direttamente collegati ad esso.
Io suppongo che tra qualche secolo, se la specie umana non sarà estinta, l'uomo sarà riuscito a leggere e a scrivere con precisione il linguaggio di programmazione della sua mente. Speriamo che saprà usare con saggezza tale capacità.
Non bisogna sottovalutare i benefici (per il benessere psicofisico) delle illusioni fiduciose e ottimiste Infatti, i placebo (sia farmaceutici che filosofici) fanno miracoli.
Ad ogni cosa che vedo o che sento ho una certa reazione cognitivo-emotiva automatica e involontaria. Posso cambiarla? Voglio cambiarla? Quanto? Quanto? Dove? Come?
Per la mente emotiva i giudizi sono assoluti, cioè senza misura: uno è totalmente colpevole o totalmente innocente, totalmente giustificato o totalmente ingiustificato. La mente razionale, invece, misura il grado di colpevolezza di una persona e lo confronta con quelli di altre persone. In ogni umano la mente emotiva convive con quella razionale, ma in rapporti di potenza diversi da persona a persona. In alcuni prevale la mente emotiva, in altri quella razionale.
Un'abitudine mentale sbagliata (in quanto induce comportamenti che causano inutili sofferenze a se stessi o agli altri) non si elimina solo con una "presa di coscienza" dell'errore, ma con lo stabilirsi di una nuova abitudine in senso opposto, ovvero con una ripetizione sufficientemente lunga di nuovi comportamenti opposti ai precedenti, fino al punto in cui essi diventano automatici.
Quando leggiamo un articolo di un giornale, acquisiamo un pezzo di software che va ad aggiungersi a quello che già possediamo. In realtà non si tratta di una semplice aggiunta, perché il software preesistente esamina e valuta il nuovo frammento e "decide" se accoglierlo tutto, in parte o per niente e in quale zona, ovvero contesto, della sua struttura inserirlo, dopo averlo adattato, semplificato, tradotto, interpretato, completato, modificato, distorto in modo "conveniente", ovvero "congeniale", secondo i propri bias cognitivi e le proprie risposte emotive.
Cosa intendiamo per "conoscenza" o "comprensione"? E come fanno miliardi di neuroni a realizzare queste cose? Sono misteri totali. Dobbiamo riconoscere che i neuroscienziati cognitivi sono ancora molto vaghi circa l'esatto significato di parole come "capire", "pensare", e sulla stessa parola "significato".
I segni sono tali in quanto informazioni che sollecitano certe reazioni in coloro che li ricevono. La mente è un sistema che riceve segni, e reagisce ad essi in certi modi. La differenza tra due menti consiste nella differenza tra i modi in cui ciascuna mente reagisce a certi segni.
Molti pensano che una persona possa cambiare la propria mente (ovvero il proprio comportamento e i propri pensieri) a piacimento, cioè a volontà ("basta volerlo") perché non la considerano una cosa materiale. Suppongono che la mente sia, in un certo senso, come il software di un computer che può essere cambiato parzialmente o totalmente in pochi secondi a seguito di una scelta. A parer mio, si tratta di una illusione fatale, da cui derivano tante altre illusioni ed errori. In realtà la mente consiste in una logica supportata da sostanze e tessuti materiali interconnessi, biochimici, molecolari, elettrici, per cambiare i quali sono necessarie nuove esperienze e tempi lunghi, cambiamenti sui quali non abbiamo alcun controllo diretto.
Comunemente si crede che l'aggiunta del suono al cinema inizialmente muto e l'aggiunta del colore al cinema e alla TV inizialmente in toni di grigio siano stati grandi progressi per l'umanità. Io credo che questi progressi tecnologici abbiano nuociuto alla capacità di immaginazione e abbiano reso la gente mentalmente più passiva e manipolabile.
Quando qui ed ora non abbiamo nulla da fare, nessun problema da risolvere, nessun compito da eseguire, la nostra mente immagina il futuro sulla base del passato.
Se fossimo capaci di modificare la nostra mente a volontà e a piacere, probabilmente ci distruggeremmo o impazziremmo a causa della nostra ignoranza sulla fisiologia della mente stessa.
Tra i tanti aspetti che differenziano gli esseri umani c’è la plasticità mentale, ovvero la capacità della mente di cambiare per rispondere a nuove situazioni in modo più soddisfacente. Tale capacità è più o meno grande da persona a persona. Potrebbe essere un fattore determinato geneticamente.
A mio parere, per migliorare il nostro benessere e la nostra efficienza (sia a livello individuale che sociale) possiamo migliorare, entro certi limiti, sia il nostro hardware (cioè la parte organica, fisiologica, biochimica, materiale della nostra persona), sia il nostro software (cioè la sua parte logica, informatica, cognitiva, spirituale, motivazionale, conscia e inconscia). A tale scopo ci può essere d'aiuto la conoscenza dei sistemi neurologici di ricompensa connessi con la produzione di dopamina e di ossitocina, specialmente quelli riguardanti le ricompense sociali.
Noi ci illudiamo di fare e pensare ciò che vogliamo, ma in realtà facciamo, pensiamo e vogliamo ciò che la natura e la società ci impongono, con pochi margini di libertà.
"Sommazione sinaptica" è il termine tecnico usato in neurofisiologia per quei casi in cui un neurone C viene attivato solo dalla combinazione dei neuroni A e B.
La mente chiese al resto del corpo: "Come posso servirti?" Il resto del corpo rispose: "Resta in ascolto degli ordini che ti comunicherò mediante il piacere e il dolore; nel frattempo esplora la natura, studia la cultura, cerca la saggezza, conoscimi, impara a giocare, fammi giocare con gli altri, gioca con te stessa, divertiti, fammi divertire e proteggimi."
Le neuroscienze ci insegnano che i neuroni attivi allo stesso tempo stabiliscono forti connessioni tra di loro. Questo conferma l'importanza della "percezione sinottica" (termine da me coniato), ovvero della percezione simultanea di vari oggetti materiali o simbolici. In poche parole, non è tanto importante ciò che percepiamo, quanto ciò che percepiamo "insieme", perché la concomitanza permette la formazione di connessioni "logiche".
Chi sfida il suo super-io deve aspettarsi subdole, ostili e morbose reazioni di questo guardiano, messe in atto "a fin di bene" cioè per proteggere la persona dal rischio di essere espulsa dalla comunità. Perciò lo sfidante dovrà essere vigile per riconoscere e respingere ogni tentativo da parte del super-io di boicottare la sua libertà.
L'io deve salire di livello rispetto al resto della mente, ovvero al resto del software che ci governa. Non deve perciò dire "io voglio x e non voglio y", ma "il mio software vuole x e non vuole y". Non deve dire "io e te non siamo d'accordo, ma i nostri software non sono d'accordo. Non "io amo x", ma "il mio software ama x". Non "io odio y", ma "il mio software odia y". Non "io penso x", ma "il mio software pensa x".
Una funzione fondamentale della mente umana (conscia e inconscia) è quella di determinare, sia tatticamente che strategicamente, come ottenere dagli altri la massima cooperazione al minimo costo in termini di beni, servizi, fatiche, impegni, frustrazioni, sofferenze, rinunce, finzioni, inganni ecc.
Ognuno ha le sue particolari risposte cognitivo-emotivo-motivazionali agli stimoli esterni e interni. Gli umani si differenziano soprattutto per tali risposte. Se volete capire una persona, chiedetevi quali siano le sue particolari risposte a certi stimoli, ovvero a certe immagini, idee, parole, situazioni, eventi, domande, richieste, sensazioni ecc.
Una mente superiore è una mente capace di studiare se stessa, ovvero la propria struttura e il proprio funzionamento, e di modificarsi volontariamente e consapevolmente, nei limiti del possibile, per migliorare le proprie interazioni con il mondo esterno e interno, in modo da soddisfare meglio i bisogni della propria persona.
L'uomo si accorge, alla fine di questa lunga storia di conquiste, che la conquista più difficile, sebbene sembri la più semplice, poiché è dentro di sé, è la conoscenza di ciò che si è. Avendo sempre rivolto all'esterno il suo sguardo, ha finora ignorato il suo interno, o quanto meno, supponendo che questo interno era di un'altra natura che l'esterno, ha voluto trattarlo diversamente.
Ogni visione del mondo è una mappa cognitiva, emotiva e volitiva, che si è sviluppata a seguito delle particolari esperienze del soggetto. In questa mappa, ad ogni oggetto o idea riconoscibile dal soggetto sono associati collegamenti con certi altri oggetti o idee, certi sentimenti più o meno piacevoli o dolorosi, e un’attrazione o repulsione più o meno intensa.
Un grande successo nell'automiglioramento è riuscire a trasformare una risposta cognitivo-emotiva spontanea di disprezzo o paura in una di curiosità o simpatia.
La psicoterapia è come imparare a suonare correttamente, leggendo le note, uno strumento musicale dopo averlo per anni suonato male ad orecchio. Si comincia con la teoria, la lettura delle note, e poi ci vogliono tante ripetizioni, tante prove, finché non si disimparano le vecchie cattive abitudini e il suonar bene non diventa automatico.
Io ipotizzo che, oltre al fatto che gli ormoni neurotrasmettitori facilitano le comunicazioni tra neuroni, possa avvenire anche un processo inverso, cioè che una continua stimolazione delle comunicazioni tra neuroni ottenuta mediante opportune percezioni possa incrementare la secrezione dei neurotrasmettitori stessi, tra cui le endorfine, dando in tal caso luogo a sensazioni di piacere o euforia. Ciò spiegherebbe il piacere che può essere provocato dalla percezione di particolari configurazioni di immagini, testi e suoni. L'effetto potrebbe essere duraturo, analogamente allo sviluppo dei muscoli attraverso l'allenamento degli stessi. Si tratterebbe dunque di allenare le comunicazioni tra neuroni attraverso la lettura, la visione e l'ascolto di particolari oggetti, forme e informazioni allo scopo di rendere più efficaci ed efficienti le interconnessioni neurali (con effetti positivi sulla creatività e l'intelligenza), e di godere del piacere connesso alla conseguente secrezione di endorfine.
L'io cosciente deve continuamente scegliere se (e in quale misura) comandare o obbedire al suo inconscio, e se (e in quale misura) mantenerlo o cambiarlo, per quanto possibile.
Una mente serve essenzialmente a elaborare informazioni, cioè a distinguere, riconoscere e associare sensazioni, forme, idee (ovvero percezioni), e azioni. Queste ultime sono sempre reazioni (fisiche o semantiche) a qualche percezione. Quanto detto vale sia per la mente di un sistema vivente (cioè di un organismo), sia per quella di un sistema non vivente (cioè inorganico, come ad esempio un computer) con diversi gradi di complessità, sensibilità e consapevolezza.
Così come possiamo allenarci con esercizi fisici per migliorare la nostra forma fisica, così possiamo allenarci con esercizi mentali per migliorare la nostra forma mentale, da cui dipende anche la forma mentale della società.
La mente reagisce non soltanto a certi stimoli ma anche all'assenza degli stessi. Infatti, come insegna Gregory Bateson, l'assenza di una certa informazione costituisce una particolare informazione. Tale "informazione su un'assenza" può dare luogo ad una certa risposta cognitivo-emotivo-motiva ad essa associata. Perciò, ad esempio, se un bisogno, anche se dormiente, non viene soddisfatto entro un certo periodo di tempo, l'organismo può entrare (automaticamente, involontariamente, inconsciamente) in uno stato di sofferenza, agitazione, angoscia, paura, disperazione, malattia ecc.
Il modo in cui un essere (o organo) vivente interagisce col resto del mondo dipende da come esso tratta le informazioni che riceve e che ha memorizzato, ovvero dal suo programma comportamentale, cioè il suo software, che viene comunemente chiamato mente, psiche, spirito, anima ecc.
Tutto ciò che ci appare lo classifichiamo e valutiamo secondo i nostri schermi mentali e la nostra visione del mondo. La percezione e la valutazione morale sono dunque sempre soggettive, parziali, personali.
I computer non viventi sono estensioni di menti umane, come qualsiasi altro oggetto o forma culturale (che oggi chiamiamo "meme"). Infatti non esistono computer non viventi che non siano stati prodotti dall'uomo. I computer viventi sono invece i sistemi nervosi di piante e animali ottenuti per selezione naturale o per selezioni e modifiche genetiche operate dall'uomo.
La psicoterapia dovrebbe consistere in una ristrutturazione migliorativa delle connessioni neuronali mediante nuove esperienze ad hoc praticate un sufficiente numero di volte, con o senza l'intervento di un terapeuta.
Il funzionamento della mente si basa sul riconoscimento automatico di analogie nelle esperienze, e sulla motivazione (conscia o inconscia) a ripetere esperienze analoghe piacevoli e ad evitare esperienze analoghe dolorose.
“... si può affermare che qualunque insieme dinamico di eventi e oggetti che possegga circuiti causali opportunamente complessi e in cui vigano relazioni energetiche opportune, mostrerà sicuramente caratteristiche proprie della mente. Tale insieme eseguirà confronti, sarà cioè sensibile alla differenza (oltre a essere influenzato dalle ordinarie ‘cause’ fisiche, come collisioni o forze); ‘elaborerà l’informazione’, e sarà inevitabilmente autocorrettivo, o in direzione dell’ottimalità omeostatica ovvero in direzione della massimizzazione di certe variabili. ...”.
Durante gli anni '90 (la cosiddetta decade del cervello) si è appreso sul cervello e la mente molto più che durante l'intera storia della psicologia e delle neuroscienze.
Forse il sogno è un tentativo di compromesso tra motivazioni inconsce e consce. Forse, se il compromesso riesce, al risveglio il sogno viene ricordato. Se fallisce, dimenticato.
Il cervello non è un semplice computer, ma un sistema cibernetico ipercomplesso che include parti sconosciute e parti casuali. Anche se non sappiamo nulla dell'essenza della coscienza, dei sentimenti e della volontà, sappiamo però molto, in senso sistemico, delle interazioni tra queste entità e il resto del corpo e della mente, e grazie a tali conoscenze o ipotesi possiamo fare molto per migliorare la condizione umana. Per quanto riguarda tutto ciò che non sappiamo, forse in futuro ne sapremo di più, ma intanto possiamo lavorare su ciò che abbiamo capito, intuito, ipotizzato. Al di fuori dell'approccio sistemico (e quindi cibernetico) non ci resta che quello esoterico, che non mi sembra più affidabile né più promettente.
Siamo governati da algoritmi interni ed esterni che conosciamo poco e male e di cui siamo per lo più inconsapevoli. Di conseguenza quasi nessuno cerca di capirli e migliorarli.
Tutti i pensieri, i sentimenti e le motivazioni di una persona sono prodotti dalla sua mente. Per cambiarli occorre cambiare la struttura della mente stessa. A tale scopo, voler cambiare non basta. Dato che la struttura mentale si è formata a seguito di esperienze, per cambiarla sono necessarie nuove esperienze.
Se volete comprendere il processo mentale, guardate l’evoluzione biologica e, viceversa, se volete comprendere l’evoluzione biologica, guardate il processo mentale.
Nel nostro approccio, la mente si forma quando l'organismo diventa capace di indicare significati a se stesso e agli altri. È a questo punto che la mente appare, o "emerge"... È assurdo vedere la mente semplicemente come il punto di vista di un organismo umano; perché sebbene sia focalizzata nell'organismo, essa è essenzialmente un fenomeno sociale; perfino le sue funzioni biologiche sono primariamente sociali.
Cosa desidero dagli altri? Cosa offro agli altri? Ognuno dovrebbe ogni tanto fare a se stesso queste domande, cercando di rispondere nel modo più sincero, coraggioso, spregiudicato, indiscreto e realistico possibile, anche se politicamente scorretto. Perché le risposte a queste domande costituiscono il nucleo della mentalità di ogni persona.
Le scienze cognitive sono nate da poco, verso la metà di questo secolo, e vengono spesso chiamate la “nuova scienza della mente”. In realtà sono la scienza di una sola parte della mente, quella che ha a che fare con il pensiero, il ragionamento e l’intelletto. Lascia fuori le emozioni. Ma una mente senza emozioni non è affatto una mente, è solo un’anima di ghiaccio, una creatura fredda, inerte, priva di desideri, di paure, di affanni, di dolori e di piaceri.
Non possiamo conoscere la realtà direttamente né completamente. Possiamo solo tentare di indovinare e immaginare alcuni suoi aspetti, cioè alcune sue relazioni.
Lo Zen è una sorta di educazione al contrario, una specie di procedimento per disimparare. Ti insegna come abbandonare tutto ciò che hai imparato, come diventare di nuovo ignorante, come diventare di nuovo un bambino, come iniziare a esistere di nuovo senza l’aiuto della mente, come essere presente senza la mente.
Se riesci a percepire in te stesso un punto che è sia il conoscitore sia il conosciuto, hai trasceso l'oggetto e il soggetto, la materia e la mente, l'esteriore e l'interiore. Sei arrivato a un punto in cui il conoscitore e il conosciuto sono una cosa sola: non esiste divisione.
Come sappiamo, l'ultimo continente sconosciuto all'uomo è l'uomo stesso, e il centro di questo continente, il cervello, non è solo sconosciuto, ma ancora incomprensibile.
I mercanti non sono stati scacciati dal tempio, lo stanno invadendo completamente e stanno installando i loro negozi e i loro pannelli pubblicitari nel profondo dei nostri neuroni, se non ci difendiamo.
La salute mentale richiede una visione del mondo coerente, cioè senza contraddizioni logiche. Infatti il malato mentale ha diverse visioni del mondo tra loro incompatibili e inconciliabili, che danno luogo a diverse personalità in conflitto tra loro. Tale conflitto è paralizzante e consuma inutilmente energia mentale.
Una mente senza un corpo non può esistere perché l'informazione (e la mente è un elaboratore di informazioni), pur essendo immateriale, ha bisogno di un supporto fisico, materiale, per essere memorizzata, trasmessa e percepita.
"Essere se stessi" non significa nulla. Siamo sempre noi stessi, anche quando imitiamo gli altri, perché è impossibile non imitare, perché sin da bambini apprendiamo e ci formiamo per imitazione.
Le interazioni tra esseri viventi sono regolate dai rispettivi software, i quali determinano il comportamento, cioè cosa cercare (ovvero le motivazioni e gli interessi) e come reagire ai vari stimoli o input. Le motivazioni di due esseri viventi possono essere tra di loro più o meno sinergiche ("win-win") o conflittuali. In caso di conflitti ciascuna parte può cercare di indurre o costringere il software dell'altra ad adattarsi ai propri desideri, oppure indurre o costringere il proprio software ad adattarsi a quelli dell'altra. La condizione umana è caratterizzata infatti da una continua dialettica tra i software delle persone che interagiscono, che può essere più o meno violenta.
Tra un cervello umano e un computer c’è una analogia di fondo: entrambi operano per algoritmi. L’algoritmo può essere inteso come una procedura che indica il da farsi migliore tra un numero elevato di possibilità alternative.
Siamo schiavi delle particolari connessioni tra i nostri neuroni, in quanto esse determinano le nostre reazioni cognitive ed emotive, automatiche e involontarie, agli stimoli esterni e interni.
Io divido il mondo nelle seguenti parti che interagiscono tra loro: io (cioè la mia mente cosciente), la mia mente inconscia, il resto del mio corpo, gli altri, il resto del mondo. Ognuna di queste parti è costituita da parti subordinate che interagiscono tra loro. Su questa divisione si basa la mia filosofia/psicologia.
Una relazione (di causa-effetto, di appartenenza, di identità, di cooperazione, di competizione, di somiglianza ecc.) tra due oggetti mentali corrisponde ad una connessione neuronale di un certo tipo tra le zone cerebrali corrispondenti agli oggetti stessi.
Caro corpo, cosa posso fare per te? Di cosa hai bisogno? Cosa desideri? Peccato che tu non possa parlare per rispondere a queste domande. Mandami qualche segnale che io possa decifrare, e cercherò di soddisfarti.
Quella che chiamiamo mente di un individuo è in realtà un insieme di menti, per lo più inconsapevoli, che interagiscono tra loro e col mondo esterno in modi cooperativi e/o conflittuali.
Così come certi uccelli possono dormire durante il volo, facendo riposare solo una parte del cervello per volta, così forse anche nell'uomo ci sono parti del cervello che periodicamente passano dalla veglia al sonno e viceversa, ovvero dall'attività al riposo, determinando instabilità e incongruenze nella coscienza, nei sentimenti e nel comportamento.
Gli esseri umani si differenziano oltre che per il loro grado di intelligenza (comunque essa venga definita), anche per la loro apertura mentale (ovvero la varietà dei punti di vista dai quali sono capaci di vedere il mondo) e per la quantità di punti di vista altrui che sono per loro intollerabili.
La mente è simile al World Wide web e la coscienza è simile ad un browser che la naviga. La navigazione può essere più o meno attiva o passiva. È passiva, per esempio, quando col browser vediamo un film, attiva quando facciamo ricerche e clicchiamo su qualche link.
La mente serve a risolvere problemi. Se non ha problemi da risolvere, si atrofizza. Più importanti e complessi sono i problemi che essa affronta, più la mente si sviluppa e più aumenta l'intelligenza.
La mente di un essere umano funziona in modo diverso a seconda delle persone con cui egli sta interagendo. Di conseguenza il suo comportamento, momento per momento, è influenzato in modo più o meno importante dagli interagenti attualmente presenti nel suo campo di interazione.
Ogni comportamento segue una logica, più o meno conscia e/o inconscia, volontaria e/o involontaria, semplice e/o complessa, razionale e/o irrazionale, conoscibile e/o inconoscibile.
Tra le funzioni di una mente umana ci sono il riconoscimento di "entità" in base alla loro forma o al loro nome, il riconoscimento di eventi intesi come combinazioni di entità e dei sentimenti ad esse associati, collocate in strutture temporali, e la memorizzazione di storie, intese come concatenazioni di eventi.
Momento per momento, un certo numero di cose nel mio corpo e nella mia mente inconscia decidono il mio stato d'animo, il mio umore, il mio grado di felicità, i miei sentimenti, i miei desideri, le mie paure, i miei pensieri, le mie illusioni, le mie decisioni ecc.
La coscienza è la percezione delle differenze e delle ricorrenze nello spazio e nel tempo, dei movimenti, dei trasferimenti, dei cambiamenti e del piacere, del dolore e delle necessità che questi comportano, secondo logiche stabilite dalla natura e dalla società. La coscienza svanisce nella stasi e nell'indifferenza.
Io cosciente = sentimento + coscienza + volontà. Nessuna di queste tre entità servirebbe a qualcosa, né perciò avrebbe ragione di esistere, senza le altre due. Infatti, ciascuna di esse coopera con le altre per esercitare la sua funzione. L'io cosciente non è qualcosa di diverso o separato dalle altre tre entità, ma la loro somma.
La bellezza, la speranza, la fede, la meditazione, l’illusione, sono droghe informative dell’apparato cognitivo che ci aiutano a sopportare l'assurdità e i dolori della vita. Consistono tutte in promesse di felicità.
La mente umana è un sistema che serve a determinare (consciamente o inconsciamente) i comportamenti più adeguati per soddisfare i bisogni della persona in termini di cooperazione, competizione, imitazione, selezione, sopravvivenza, riproduzione, evitamento del dolore e ottenimento del piacere.
Una delle principali funzioni della nostra mente è indicarci cosa fare e cosa non fare per ottenere la maggiore cooperazione possibile da parte degli altri, cosa di cui abbiamo assolutamente bisogno.
Suppongo che la mente serva a stabilire in quale misura una certa cosa (oggetto, persona, azione, idea, evento, opzione, luogo, posizione ecc.) possa soddisfare o frustrare i bisogni del corpo a cui appartiene, e ad imparare ad accrescere e a migliorare tale capacità. Infatti, ritengo che la mente sia un organo del corpo sviluppatosi nel corso dell'evoluzione per favorire e facilitare la salute e la riproduzione del corpo stesso.
Contraddizioni, incongruenze, delusioni, illusioni, inganni, doppi vincoli e indecisioni ci rendono infelici. Per evitare il dolore che sentiremmo affrontando tali contrasti, le nostre menti perdono la capacità critica, il senso della misura e il senso della realtà, fino a rendere invisibili i contrasti stessi.
Molti pensano che una mente possa essere sana o malata, intendendo "interamente" sana o "interamente" malata. Ma così come il corpo può essere parzialmente malato e in modo più o meno grave, così anche la mente. Tuttavia quasi tutti credono di essere interamente sani o interamente malati di mente.
Forse la coscienza, l'intelligenza, la volontà, l'inconscio, sono computer biologici che prevedono continuamente le conseguenze di possibili eventi, azioni, decisioni, pensieri propri e altrui (e delle loro mancanze), e determinano motivazioni e sentimenti sulla base dei risultati dei loro calcoli consci e inconsci. La logica delle previsioni potrebbe essere quella fondamentale di ogni software: se... allora... altrimenti... (if-then-else). Le previsioni possono essere tanto più complesse e raffinate quanto maggiore è il grado di intelligenza e di cultura del soggetto.
La mente umana è così complessa, fragile e piena di lacune che, per evitare di affrontare verità dolorose, riesce perfino a trovare il bene nel male e il male nel bene, a vedere l'invisibile e a non vedere il visibile, ad avere certezza dell'incerto e incertezza del certo.
La mente è un sistema che ha come input il potere (cioè la libertà), il dovere (cioé la necessità), l'accadere (cioè il caso), il sentire (cioè il dolore e il piacere) e il rievocare (cioè la memoria), e come output il volere (cioè la scelta). Il suo funzionamento dipende da algoritmi innati e appresi, capaci di modificare se stessi entro certi limiti.
Non credo che un’anima possa esistere al di fuori di un corpo, come invece pensava Platone. Per me l’anima è il software del corpo, cioè la sua mente conscia e inconscia, che si forma e si sviluppa nel corpo a partire dal codice genetico, e si dissolve con la sua morte.
Da qualche parte nella mia mente, un agente inconscio ha calcolato che un mio bisogno è insoddisfatto, e ha generato un dolore, un lamento e una richiesta di soddisfazione in tal senso. Tale bisogno potrebbe essere quello di essere abbastanza importante per gli altri.
Se capisci che il tuo nemico è dentro la tua mente e non al di fuori, puoi difenderti meglio da lui e avere una disposizione d'animo più amichevole verso gli altri. Alludo al super-io, che ci punisce quando non rispettiamo le forme, le norme e i valori della nostra comunità.
Ciò che adesso percepiamo dipende da ciò che abbiamo percepito in passato. Le esperienze passate sono le basi sulle quali vengono elaborate, interpretate e valutate le esperienze presenti.
A parer mio è molto semplice definire l'inconscio: è tutto ciò di cui non siamo coscienti. Questa definizione, molto più estesa rispetto all'inconscio freudiano, include qualsiasi automatismo cognitivo, emotivo e fisiologico.
Un giornale, un libro, un messaggio pubblicitario, un discorso, consistono in insiemi di parole (con o senza immagini) interconnesse, che mirano a interconnettere i corrispondenti concetti nel sistema nervoso del lettore.
Non facciamo altro che reagire in modi programmati a situazioni che riconosciamo. Sia le situazioni che riconosciamo, sia i modi in cui reagiamo possono essere più o meno complessi e variabili a seguito di apprendimenti. I processi di apprendimento sono a loro volta automatici e variabili in quanto possiamo apprendere ad apprendere. Insomma, siamo automi variabili e possiamo cambiare.
Nel mio inconscio è scritto che se io agisco in un certo modo, una certa persona reagisce in un certo modo, e che se una certa persona agisce in un certo modo io devo reagire in un certo modo. Questa logica può essere cambiata attraverso nuove esperienze o una psicoterapia, D'altra parte una psicoterapia costituisce per il cliente una nuova esperienza.
Nella mente avvengono continuamente connessioni logiche tra enti mentali, quando ciò non viene impedito da autocensure o pregiudizi. Per diventare più intelligenti, creativi e aperti è necessario rompere quanti più possibili isolamenti ingiustificati tra enti mentali.
La psiche è un sistema di algoritmi autoapprendenti e concorrenti che gestiscono le relazioni e le interazioni tra la propria persona e il resto del mondo allo scopo di soddisfare i bisogni (innati e acquisiti) della persona stessa.
Prova per qualche minuto, nei tuoi pensieri e in ciò che dici o che scrivi, ogni volta che stai per usare il verbo essere, a sostituirlo con il verbo "appartenere (ad una classe)". Sarà l'inizio di una rivoluzione mentale.
Non è la punizione divina che dobbiamo temere (perché Dio non punisce) ma quella del nostro super-io. Infatti, per lui il benessere della nostra comunità è più importante di quello della nostra persona.
A parer mio, dovremmo imparare a riprogrammare il nostro software, ovvero le nostre risposte cognitivo-emotive, su basi razionali e sentimentali al tempo stesso, ovvero su una ragione al servizio dei sentimenti. Perché i sentimenti sono il fondamento della coscienza e dell'autoregolazione della vita degli animali superiori, come insegna Antonio Damasio.
A mio parere, il cervello umano, e la mente, sono "anche" hardware (ovvero materia biologica) e software (ovvero informazioni, programmi, dati). Ovviamente c'è "anche" dell'altro che non possiamo (ancora) conoscere né vedere, né misurare, qualcosa di misterioso come la coscienza, la volontà, i sentimenti...
Una sorta di maledizione che grava sulla specie umana è che noi siamo costretti ad usare quotidianamente un mirabile e complesso congegno prodotto dall’evoluzione naturale, che è stato impiantato nella nostra testa senza il libretto delle istruzioni.
Con i pronomi personali (io, tu, lui...) non dobbiamo intendere persone intere, ma solo la parte cosciente di esse, ovvero una piccolissima parte delle loro menti. Perciò è appropriato dire "io e il resto della mia mente", "io e il mio corpo" ecc.
Purtroppo non siamo, per temperamento ed educazione, tutti ugualmente sensibili e purtroppo chi è meno sensibile non capisce cosa prova chi è più sensibile, e viceversa.
Una mente si forma e si sviluppa sulla base, ed entro i limiti, del corpo che la contiene. Perciò l'io cosciente, che è una parte della mente, è limitato dal corpo che lo contiene e ha difficoltà a comprendere l'io cosciente delle altre persone.