Un uomo può essere giudicato e condannato per i suoi gusti, ovvero per ciò che ama e ciò che detesta, ciò che gli dà piacere e ciò che lo fa soffrire, sebbene i gusti siano involontari. È giusto giudicare e condannare una persona per i suoi tratti involontari?
Ci sono cose che piacciono ad un certo numero (più o meno grande) di persone. Se noi non facciamo parte di quel numero, tendiamo a pensare che si tratti di un piacere perverso, stupido, grezzo, infantile, irrazionale o assurdo, e che, di conseguenza, quelle persone siano perverse, stupide, grezze, infantili, irrazionali o assurde. Ci sentiamo allora diversi e superiori rispetto a loro, e disprezziamo (consciamente o inconsciamente) quel piacere e coloro che lo provano.
Il bianco e il nero hanno qualcosa in comune: sono entrambi tonalità di grigio. Qualcuno preferisce il bianco, qualcuno il nero, qualcuno una delle infinite tonalità intermedie.