Quotes on Society

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La via che arriva al prossimo è, per me, lunghissima.
 
Le persone dell'alta società sono insensibili ai bisogni e alle afflizioni del genere umano come i chirurgi lo sono ai dolori fisici.
 
Esiste solo un modo per sfuggire all'alienazione dell'odierna società: allontanarsi.
 
Difficilmente la società può migliorare se non c'è un sufficiente numero di persone disposte a cambiare mentalità.
 
Quello che le tragedie greche insegnavano al popolo non erano solo particolari prescrizioni morali, ma il principio generale per cui un individuo non è libero di non rispettare, le leggi della propria comunità.
 
C'è qualcosa di più pericoloso delle armi di distruzione di massa: le armi di distrazione di massa.
 
I nativi costumi, e sopra tutto quello della natural libertà, non si cangiano tutti ad un tratto, ma per gradi, e con lungo tempo
 
Ci sono tre diversi tipi di eroi: gli eroi dell'obbedienza, quelli della ribellione e quelli della creazione di nuove regole.
 
Non mancare mai di rispetto alla buona società... solo chi non riesce ad accedervi lo fa.
 
Molte spiegazioni dei fenomeni sociali sono semplificazioni riduttive di una realtà molto più complessa di quanto possiamo concepire.
 
Chi non fa parte di una certa comunità può permettersi di vederla senza pregiudizi né obblighi di fedeltà, e di criticarla in modi che i suoi membri troverebbero arroganti e offensivi.
 
Nei dialoghi e nelle conversazioni, la società, con le sue forme, i suoi linguaggi e le sue regole, è sempre presente come riferimento e come contesto che dà significato e valore a tutto ciò che viene detto. D'altra parte, ciò che viene detto serve anche a dimostrare e a confermare l'appartenenza e la conformità dei parlanti alla società in certi ranghi e in certi ruoli. In altre parole, noi parliamo non solo per raccontare fatti reali o presunti che ci riguardano in quanto membri di una società, ma, al tempo stesso, per confermare la nostra identità e la nostra dignità sociale.
 
Chi non fa nulla per migliorare la società è corresponsabile dello stato in cui essa si trova.
 
La vita sociale consiste nel continuo confrontarsi di volontà individuali, più o meno concordanti o discordanti, convergenti o divergenti, conflittuali o consensuali. Volontà che si affermano o si ritirano attraverso battaglie e compromessi, alleanze e opposizioni, cooperazioni e competizioni, intese e fraintendimenti, e negoziazioni più o meno pacifiche o violente.
 
Se è vero che l'uomo è un animale sociale, esso ha una profonda paura (conscia o inconscia) di essere escluso dalla società. Infatti gran parte del suo comportamento è motivato dalla ricerca della sicurezza contro il rischio dell'esclusione sociale.
 
Facebook è la vox populi della nostra epoca, una voce incontrollata quanto potente, da cui dipendono anche le sorti delle democrazie.
 
Nei riti le forme sono molto più importanti dei contenuti.
 
Yuval Harari ci insegna che, da sempre, ciò che unisce gli umani e permette l'organizzazione sociale è la condivisione, non di verità, ma di narrazioni, indipendentemente dal loro grado di verità. Anzi, si è visto in molti casi che le falsità uniscono più delle verità.
 
Umano significa sociale.
 
La vita sociale (e psichica) è tutta qui: con chi giocare, a quali giochi, con quali regole e a quali condizioni.
 
La società è una gabbia da cui è pericoloso uscire.
 
L'uno per cento della popolazione mondiale possiede circa il cinquanta per cento della ricchezza totale. Questo dovrebbe sollevare qualche domanda sulla salute mentale dell'umanità.
 
Tutta la nostra civiltà è afrodisiaca; essa è un costante appello ai sensi per mezzo dell'immaginazione.
 
Una società è costituita dalla propria gente, ovvero dagli esseri umani che la compongono, oltre che dalle istituzioni e dalle risorse culturali e materiali che la gente usa e consuma.
 
Ci sono persone che conoscono solo la legge del più forte.
 
Viviamo in società. Per noi dunque niente è davvero buono se non è buono per la società.
 
Gli uomini si associano tra loro per le varie necessità di cui hanno bisogno; e quando hanno raccolto in un'unica sede molte persone per ricevere aiuto dalla comunanza reciproca, nasce quella coabitazione cui diamo il nome di città.
 
Far parte di una società (bisogno umano fondamentale dovuto alla nostra interdipendenza) significa occupare un posto e avere una funzione, un ruolo, un valore, riconosciuti dagli altri membri della società stessa.
 
La sovrappopolazione umana è dannosa non solo perché depaupera e inquina la biosfera, ma anche perché esaspera la competizione e induce le persone a odiarsi e ad aggredirsi reciprocamente.
 
L'uomo ha bisogno di partecipare frequentemente a riti sociali per confermare la propria appartenenza all'umanità e a certe comunità.
 
La gente non vuole migliorare la società, ma il suo posto nella società.
 
La società è come un puzzle di cui uno può far parte solo se ha una forma adatta alle forme degli altri.
 
La maggior pare della gente non ha tempo da dedicare alla crescita personale né al miglioramento della società perché è troppo occupata a sopravvivere in quella attuale, di cui è sostanzialmente schiava perché deve lavorare, occuparsi dei familiari, ed evitare il cattivo giudizio altrui e l'isolamento sociale.
 
Gli animali rapaci di solito non attaccano gruppi di prede ma solo animali isolati. Anche per questo gli esseri umani cercano di muoversi all'interno di gruppi e di presentarsi come membri di gruppi piuttosto che come individui soli.
 
Ogni comunità ha un senso di superiorità verso coloro che non vi appartengono.
 
Io appartengo al gruppo dei non appartenenti ad alcun gruppo.
 
La società umana ha tre anime: una cooperativa, una competitiva e una selettiva, a volte in guerra tra loro, a volte alleate, a volte palesi, spesso nascoste.
 
La società è unità nella diversità.
 
L'illusione di far parte integrante e attiva di una comunità sana e forte è fonte di sicurezza e di piacere, e tutto ciò che conferisce tale illusione (cioè la rappresentazione e la celebrazione delle forme e dei rituali della comunità) ha un grande valore per i soggetti interessati.
 
Spirito: «Uomo, perché hai fatto ciò che hai fatto?» Uomo: «Perché mi è piaciuto farlo.» Spirito: «E perché ti è piaciuto farlo?» Uomo: «Perché mi ha fatto sentire libero dalle costrizioni sociali.» Spirito: «Uomo, pagherai cara questa ribellione! Pensare di liberarsi dalle costrizioni sociali è un’arroganza che non resta a lungo impunita.»
 
Ciò che impedisce alle persone di vivere insieme è la loro stupidità, non le loro differenze.
 
L'anima sceglie la sua società, poi chiude la porta.
 
L'ordine sociale si basa sulle differenze, non sulle uguaglianze; sulle differenze di ruoli e di responsabilità, e dei conseguenti diritti e doveri. L'indifferenziazione è la madre del caos.
 
Per molti, annoiarsi insieme è meglio che divertirsi da soli.
 
La vita sociale è regolata da modelli di interazione, di partecipazione e di integrazione, che gli individui assumono per imitazione, e attraverso i quali interagiscono con i loro simili. Ad ogni transazione viene attribuito un significato facendo riferimento a qualche modello sociale. Quando non si trova un modello corrispondente, la transazione viene considerata strana o violenta. I mass media presentano modelli sociali pronti da imitare, da indossare, con ruoli predefiniti da assumere, che promettono una soddisfacente partecipazione sociale.
 
Cristo fu condannato a morte perché disturbava. Lo stesso è accaduto a tanti altri disturbatori dell'ordine costituito.
 
Che fare per risolvere i problemi della società? Studiare la natura umana, la quale è la causa prima di tutti i mali della società. Nonostante sia il tema più importante, esso è tra i meno studiati con un approccio scientifico a causa delle pressioni religiose e politiche.
 
Siamo circondati da gente stupida e cattiva che approfitta della democrazia e della libertà per condurci alla dittatura.
 
In un paese incivile, la maggioranza della gente è più tollerante verso gli incivili che verso chi critica l'inciviltà.
 
I gusti non sono solo gusti, ma anche comunità in cui quelli che hanno gusti simili si ritrovano e si distanziano dagli altri.
 
Condividere le stesse false credenze è un importante fattore di coesione sociale.
 
Non esiste società ideale perché non esistono uomini ideali, o donne ideali, che possano costruirla. La donna che crede di aver trovato l'uomo ideale non ha esperienza né immaginazione (l'una deriva dall'altra). L'uomo ideale per una donna, come la donna ideale per un uomo, possono per definizione essere solo una costruzione immaginaria, limitata alle loro nozioni, chiusa nella loro "cultura". Più nozioni e cultura aumentano, più è difficile incontrare l'uomo e la donna ideali, perché la cultura non è fatta solo di concetti, ma anche di tutto ciò che le parole non potranno mai tradurre. II fiore del desiderio cresce solo nel terreno dell'inconscio, reso ogni giorno più fertile dai resti degli amori morti o degli amori solo immaginati.
 
Ogni essere umano ha una certa idea della società in cui vive, dei ruoli che ciascuno vi esercita e di quelli che ciascuno vorrebbe esercitarvi, a cominciare da se stesso. Le differenze tra i presunti ruoli attuali di ciascuno e quelli da lui desiderati costituiscono le dinamiche psicologiche individuali e sociali. Tuttavia le idee sui ruoli attuali e quelli desiderati possono essere ingannevoli e illusorie, ovvero più o meno realistiche.
 
La relazione umana più facile per me è quella con migliaia di persone, quella più difficile è con una sola.
 
La società è un ecosistema dove ogni essere umano vorrebbe avere un posto adatto al proprio temperamento, al proprio carattere, ai propri limiti e alle proprie capacità, per poter soddisfare i propri bisogni senza troppe difficoltà. Questo desiderio può essere soddisfatto solo se gli altri ce lo permettono e se noi lo permettiamo agli altri, perché la società non è un ente esterno, ma è costituita da ognuno di noi. Infatti, essere accettati dagli altri è un bisogno primario che condiziona tutti gli altri.
 
Se le classi inferiori non ci danno il buon esempio, cosa ci sono a fare.
 
La società è un gioco le cui regole sono nascoste, dissimulate, mistificate, inconsce, crudeli verso chi non le rispetta.
 
Ogni cultura contiene norme che servono a conservarla, cioè a impedire che possa essere cambiata.
 
Ogni umano vorrebbe occupare un certo posto nella società, ma tale desiderio è realizzabile solo se gli altri membri della società glielo permettono.
 
Qualunque cosa facciamo dovrebbe essere compatibile con la nostra comunità interiore e con quelle reali di cui siamo membri. Altrimenti potremmo avere fastidiosi sensi di colpa.
 
Quasi nessuno si lamenta per il fatto di essere nato in una certa famiglia e in certo paese, e quasi tutti accettano e onorano entrambe le cose come se non avessero potuto avere di meglio.
 
Visto che l'uomo ha bisogno di riti per confermare la sua appartenenza sociale, inventiamo dei riti intelligenti e produttivi per sostituire quelli stupidi.
 
La società è come un puzzle semi-composto.
 
A volte si fanno certe cose solo per far parte di qualcosa.
 
I riti (formali, informali, religiosi, civili, folcloristici, sportivi, artistici ecc.) hanno un effetto stupefacente sui partecipanti. L'intensa e concentrata soddisfazione del bisogno di appartenenza che i riti producono inibisce più o meno profondamente la capacità critica e analitica nei confronti dei contenuti del rito stesso e di tutto ciò che unisce i membri della comunità intenta a celebrare se stessa.
 
Quando in una società le risorse indispensabili o desiderabili non sono sufficienti per tutti, e non sono divisibili in parti uguali, chi/cosa decide a chi esse debbano essere attribuite? Estrazione a sorte o meriti? Nel secondo caso, chi giudica i meriti? È possibile scegliere democraticamente chi debba essere escluso dalla distribuzione delle risorse?
 
Desideriamo il successo perché ci aspettiamo che ci renda più desiderabili e più competitivi.
 
La vita sociale è essenzialmente pratica. Tutti i misteri che sviano la teoria verso il misticismo trovano la loro soluzione razionale nell'attività pratica umana e nella comprensione di questa attività pratica.
 
"Credere, obbedire, combattere" è stato sostituito da "Credere, obbedire, comprare". Siamo infatti tutti più o meno manipolati da preti, politicanti e commercianti.
 
Una cultura è anche un catalogo di riti e giochi a cui si può partecipare insieme con altre persone per confermare la coesione sociale.
 
Il mondo attuale è diviso in due: ci sono quelli che non hanno abbastanza e quelli che hanno troppo.
 
Una cosa che generalmente manca nella nostra cultura è, a mio parere, la motivazione a progettare insieme una nuova società, più soddisfacente di quella attuale. Qualcuno si lamenta debolmente di ciò che non lo soddisfa, mentre la maggioranza accetta come inevitabile la situazione sociale e la competizione di tutti contro tutti.
 
Società = cooperazione + competizione + imitazione + selezione.
 
Non si può convivere né cooperare senza rispettare delle regole. Il problema è: quali regole, e chi le stabilisce. Ognuno vorrebbe contare il più possibile nella definizione delle regole, ma solo i più potenti contano in tal senso. Di conseguenza ognuno vorrebbe (consciamente o inconsciamente) essere più potente possibile rispetto agli altri.
 
Ogni volta che facciamo o diciamo qualcosa che gli altri non capiscono o che contraddice le opinioni altrui, rischiamo l'emarginazione sociale. Per questo i più evitano di dire o fare cose che gli altri non capiscono o non condividono.
 
Il denaro è il sangue della società industriale.
 
Per vivere nel mondo è opportuno prendere con sé una grande provvista di previdenza e di indulgenza: la prima ci preserva da danni e perdite, la seconda da liti e brighe.
 
La vita sociale è un gioco le cui regole sono scritte raramente e in modo poco chiaro.
 
...viviamo in una società tecnologicamente avanzata e psicologicamente handicappata, economicamente ricca e umanamente miserabile... (da "Star male di testa")
 
Ogni umano ha bisogno di occupare un posto nella società, adatto alla propria personalità, alle proprie capacità e alla propria competitività, e riconosciuto dagli altri.
 
Consumare è una forma dell'avere, forse quella di maggior momento per l'odierna società industriale opulenta. Il consumo ha caratteristiche ambivalenti: placa l'ansia, perché ciò che uno ha non può essergli ripreso; ma impone anche che il consumatore consumi sempre di più, dal momento che il consumo precedente ben presto perde il proprio carattere gratificante. I consumatori moderni possono etichettare se stessi con questa formula: io sono = ciò che ho e ciò che consumo.
 
Società e individualità non sono due realtà separate e adattate l'una all'altra, ma c'è un sistema duale dove in modo complementare e contraddittorio individuo e società sono costitutivi e al tempo stesso parassiti l'uno dell'altro.
 
Il piacere di essere alla moda è legato alla paura di non esserlo. Infatti essere alla moda costituisce un bisogno, perché il non esserlo potrebbe essere causa (reale o percepita) di emarginazione sociale.
 
L'uomo è un sistema di agenti fisici e mentali, e la società un sistema di esseri umani, dunque un sistema di sistemi.
 
La società reale è costituita dall'interazione reale tra esseri umani reali viventi. La società virtuale è specifica di ciascun essere umano, ed è costituita da interazioni immaginarie tra esseri umani reali o fittizi. Ogni essere umano è continuamente impegnato in interazioni sociali reali e virtuali.
 
Solo con gli amici della banda oggi molti dei nostri ragazzi hanno l'impressione di poter dire davvero "noi", e di riconfermarlo in quelle pratiche di bullismo che sempre più caratterizzano i loro comportamenti a scuola. Lo sfondo è quello della violenza sui più deboli e la pratica della sessualità precoce ed esibita sui telefonini e su internet dove, compiaciuti, fanno circolare le immagini delle loro imprese.
 
Nel profondo della psiche, e anche in superficie (ovvero nell'inconscio e nel conscio) vi è la constatazione della nostra totale dipendenza dagli altri, per cui non possiamo comportarci in modi che abbiano come conseguenza la nostra emarginazione sociale. Da questa constatazione di base derivano gran parte dei nostri comportamenti esteriori e interiori consci e inconsci, e i nostri sentimenti morali.
 
La convivenza rende insopportabili perfino le virtù.
 
Ogni cultura è piena di narrazioni a cui vengono dati significati spesso totalmente arbitrari, infondati, variabili e volatili, la cui condivisione è tuttavia fattore di coesione sociale, indipendentemente dal loro reale significato o dall'assenza di significato.
 
Chi non è affiliato a qualche fan-club (politico, religioso, filosofico, sportivo, estetico ecc.) non esiste socialmente se non come consumatore ed (eventualmente) fornitore di beni o servizi.
 
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