Le cose più importanti sono le relazioni tra esseri umani. Le relazioni determinano le interazioni e le interazioni determinano le relazioni. Le interazioni determinano le transazioni e le transazioni determinano le interazioni.
Le persone riservate sono inquietanti perché non esprimono pubblicamente le proprie intenzioni e presunzioni. Infatti dietro ogni persona riservata si potrebbe nascondere un rivale.
Se vuoi avere una relazione (libera e non forzata) con qualcuno, devi dargli di te un'immagine compatibile con i suoi gusti, i suoi desideri e le sue aspettative.
Ogni relazione comporta vantaggi e svantaggi per i contraenti. Una relazione è sostenibile finché per ogni contraente i vantaggi (reali o immaginari) superano gli svantaggi (reali o immaginari).
Per essere amati e rispettati bisogna fare qualcosa per meritarlo, fare in modo che l'altro ci ami e ci rispetti, indurlo ad amarci e rispettarci, influenzarlo in tal senso. Amore e rispetto non sono gratuiti né incondizionati.
Tutte le espressioni culturali (come ad esempio gli articoli dei giornali o le pagine del web) costruiscono proposte di condivisione di cognizioni utilizzabili come mezzi di socializzazione.
Per andare d’accordo con una persona, più che comprendere la sua mentalità e le sue esigenze, può essere necessario nascondere le proprie conoscenze e le proprie ragioni, se l’altro non è in grado di comprenderle né di accettarle.
Anche l'approvazione o la disapprovazione di qualcosa o di qualcuno possono essere oggetto di approvazione o disapprovazione da parte degli altri. Per questo ci capita di approvare o disapprovare qualcosa o qualcuno per essere approvati. Approvare o disapprovare certe cose o persone sono aspetti importanti di ogni conformismo.
Guardare la TV, un film, ascoltare un discorso, una canzone, una musica significa aprire una porta della tua mente e permettere a qualcuno di manipolarla.
Quando un essere umano deve decidere se avvicinarsi o allontanarsi rispetto ad un altro, se essere cooperativo, competitivo, o indifferente nei riguardi dell'altro, nella sua mente conscia e inconscia avvengono una quantità di calcoli di convenienza e inconvenienza i cui risultati sono espressi dall'inconscio in termini di sentimenti e di emozioni che si posizionano in un punto del continuum tra odio e amore, posizione che può essere più o meno stabile o variabile, più o meno assertiva o dubitativa.
Molto spesso si discute non per conoscere o apprendere, ma per celebrare un piacevole e rassicurante rito di appartenenza sociale. In tal caso le domande sono quasi del tutto assenti (mentre abbondano le risposte a domande che nessuno si cura di fare, illudendosi di conoscere già le risposte). Insomma, tanti punti esclamativi e pochi interrogativi.
Per non ammalarsi di testa occorre avere almeno 4-5 persone che stimiamo, che ci stimano e ci vogliono bene anche se tutti gli altri ci disprezzano o ci ignorano.
La vacanza al mare è un'occasione di confronto e interazione sociale. Si mostrano il proprio corpo seminudo, le proprie capacità sportive acquatiche, la propria resistenza all'aggressione del sole e delle rocce, le proprie facoltà economiche e i propri gusti. È una fiera di esibizione e competizione di forza, abilità, resistenza, bellezza, eleganza e ricchezza in cui scegliere e farsi scegliere.
Ciò che unisce le persone non sono solo le cose che esse comunemente pensano e fanno, ma anche quelle cose che non pensano e non fanno in quanto disprezzate, ignorate o proibite dai loro costumi, ovvero dalle loro norme etiche ed estetiche.
Le transazioni interpersonali servono a trasmettere beni, servizi e informazioni, piaceri e dolori, a cooperare e a competere, a stabilire condivisioni e non condivisioni, secondo certi modelli culturali.
La libertà di esprimere opinioni diverse da quelle della maggioranza senza essere puniti per questo, è un lusso che l'uomo ha conosciuto solo da pochi anni, e non in tutto il pianeta.
Nei rapporti con gli altri, un essere umano libero ha generalmente quattro opzioni: cooperare, competere, selezionare, imitare. Cooperare implica soddisfare i desideri altrui, competere implica soddisfare i propri desideri a scapito di quelli altrui, selezionare implica scegliere con chi interagire e con chi non farlo, imitare implica usare l'altro come modello di comportamento.
L'affinità, la familiarità, la fratellanza, l'amicizia tra due persone consistono in comuni appartenenze. L'amore e la simbiosi tra due persone consistono in appartenenze reciproche, ovvero nel fatto che ciascuno appartiene all'altro.
Il motivo per cui chi mostra le proprie inferiorità ci è simpatico e chi mostra le proprie superiorità antipatico, è che la superiorità degli altri ci inquieta, così come la loro inferiorità ci rassicura.
Una persona diventata molto popolare dicendo falsità o agendo in modo immorale dovrebbe essere presa in seria considerazione e studiata come esempio di manipolazione mentale delle masse.
La cultura è una collezione di strumenti con i quali qualcuno ha cercato (o cerca) di farci credere, non credere, fare, non fare, sentire, non sentire, certe cose.
Quando una persona incontra una o più altre persone, deve scegliere come porsi rispetto ad esse nelle varie gerarchie (intellettuale, morale, tecnica, economica, politica, sportiva, ludica ecc.) riconosciute nella comune comunità.
Ad un essere umano non interessa tanto se l'altro sia bravo, buono, giusto, bello e intelligente, ma soprattutto come l'altro si pone nei suoi confronti, sia cognitivamente che emotivamente. In altre parole ciò che conta per un umano è quanto egli sia gradito all'altro. Infatti ognuno tende a gradire coloro da cui si sente gradito, e a non gradire coloro da cui non si sente gradito.
Quando due persone interagiscono, ognuna si aspetta inconsciamente dall'altra un comportamento non libero, ma soggetto a certe regole non scritte. In tal senso, ogni interazione sociale è costituita da rituali inconsci, che io chiamo criptorituali.
Ogni elemento culturale (per esempio una canzone) può costituire un punto di convergenza o divergenza sociale, di comunità o estraneità di gusto e appartenenza.
Se in una conversazione tra amici o conoscenti devo evitare di esprimere qualunque idea che possa mettere direttamente o indirettamente in discussione le visioni del mondo e le capacità cognitive dei miei interlocutori, non potrò dire che innocue banalità. È l'effetto della dittatura dell'etichetta.
In una compagnia non conflittuale si parla di ciò che accomuna i presenti, e non di ciò che li differenzia e li divide. Questo fatto è tragico per coloro che sono molto diversi dalla media dei presenti, e che perciò non trovano argomenti di cui parlare.
Pragmatismo in sintesi: Non importa ciò che siamo, ma ciò che facciamo, ovvero come interagiamo col resto del mondo, e come soddisfiamo i bisogni della nostra persona e quelli altrui.
Sei amato da una persona nella misura in cui sei (o le fai credere di essere) ciò che essa desidera che tu sia, pensi (o le fai credere di pensare) ciò che essa desidera che tu pensi, senti (o le fai credere di sentire) ciò che essa desidera che tu senta, vuoi (o le fai credere di volere) ciò che essa desidera che tu voglia, e fai (o le fai credere di fare) ciò che essa desidera che tu faccia.
Ogni umano vorrebbe asservire gli altri ed evitare di essere asservito dagli altri. I desideri di due umani sono dunque incompatibili a priori. Perciò dobbiamo essere sempre pronti a negoziare compromessi miranti ad un servizio reciproco sostenibile.
Il bisogno di comunità (ovvero di condivisione) dà luogo a diversi desideri, come quelli di stare in compagnia di persone simili a sé, indurre gli altri a diventare come se stessi, e diventare come gli altri. In altre parole, il bisogno di comunità è causa del desiderio di imitare gli altri e/o di essere imitati dagli altri nella visione del mondo, nei comportamenti, nei modi di pensare (e di non pensare), nei sentimenti, nelle motivazioni, nelle capacità (e incapacità) e negli aspetti esteriori.
Ogni donna, col suo uomo, si comporta da primadonna e rifiuta qualsiasi ruolo secondario. Per questo, per farsi amare da una donna, un uomo deve trattarla come una (anzi, come l'unica) primadonna. Fanno eccezione le prostitute e rare donne "non vincolanti".
Per non mettere in difficoltà il nostro interlocutore ed evitare di essere considerati arroganti, conviene nascondere le parti migliori di noi stessi, le nostre conoscenze, i nostri giudizi, le nostre opinioni, i nostri principi morali, le nostre differenze, le nostre abilità, le nostre superiorità e mostrare di noi solo ciò che l'altro può tollerare ed è in grado di apprezzare.
Data la nostra interdipendenza, ognuno di noi vorrebbe influenzare a proprio favore i sentimenti, i pensieri e i comportamenti altrui, con qualsiasi mezzo a propria disposizione.
Cosa vogliono gli altri da me? Che io compri i loro prodotti, che segua i loro consigli, che creda alle loro spiegazioni, che stia in un posto che non dia loro fastidio, che non li critichi, che li rispetti, che li stimi, che li ami, che li aiuti o li serva quando hanno bisogno di aiuto o di un servizio, che stia dalla loro parte quando essi sono in contrasto con qualcuno, e che non chieda loro nulla che non siano disposti a darmi.
Ogni appartenenza ha un prezzo e una scadenza. Un'appartenenza va continuamente rinnovata mediante la partecipazione a rituali collettivi e solitari, particolari abbigliamenti, arredamenti, pratiche, frequentazioni di luoghi, spettacoli e argomenti di conversazione.
Un problema enorme è costituito dalla libertà di scegliere con chi cooperare e con chi no. Libertà che favorisce chi sceglie, ma condanna chi non è scelto dalle persone desiderate.
Gli altri mi giudicano e mi trattano non solo per come mi comporto verso di loro, ma anche per come mi comporto verso me stesso. Infatti il modo in cui mi comporto verso me stesso può essere più o meno vantaggioso per loro.
In molti casi le donne competono per gli uomini più potenti, e gli uomini per le donne più belle (nei limiti di ciò a cui possono realisticamente aspirare). Accade anche che una donna cerchi un uomo forte, ma non tanto forte da non farsi dominare almeno in parte da lei, e che un uomo cerchi una donna bella, ma non tanto bella da essere desiderata da uomini più competitivi.
Uno dei fattori di coesione dei gruppi umani è la mutua approvazione tra i suoi componenti. Siccome ognuno ha bisogno di approvazione, ci si accorda tacitamente in modo da approvarsi l'un l'altro. In questo modo ci guadagnano tutti. Il prezzo da pagare per questa fonte di soddisfazione è la rinuncia alla capacità critica, ovvero la cecità ai difetti propri e altrui.
Ogni umano, per ogni altro umano, può essere causa di piacere e di dolore, di benefici e di danni. La questione è dunque: come fare affinché dalla cooperazione con altri umani ognuna delle parti coinvolte possa ottenere piaceri e benefici e non dolori e danni?
Un rapporto tra due persone è riuscito quando l'una contribuisce a soddisfare i bisogni dell'altra, cosa difficile a causa della scarsa conoscenza dei bisogni propri e altrui, delle differenze tra i rispettivi bisogni, desideri e interessi, e della naturale tendenza a dominare in caso di disaccordo.
Essere umili significa ammettere che vi siano disuguaglianze di valore tra gli esseri umani, e di valere meno di altri. Perciò non ha senso qualificare come umile una persona superdotata che nasconde le sue doti dietro una modestia di maniera. In ogni caso l'umiltà è sempre relativa alle persone con cui ci si paragona, nel senso che si può essere umili verso alcuni e allo stesso tempo presuntuosi verso altri.
Noi umani tendiamo a sottovalutare la nostra interdipendenza. Infatti ciascuno dipende non solo da alcune persone particolari, ma anche dal suo Altro generalizzato, un agente che risiede nella mente di ognuno in forme diverse secondo le esperienze personali. L'Altro generalizzato (termine coniato da George Herbert Mead) corrisponde, a mio avviso, al super-io freudiano.
Ci sono cose in me che mi comandano, mi castigano, mi premiano, producendo emozioni più o meno piacevoli o dolorose. Tra di esse ci sono soprattutto i ricordi delle persone che ho incontrato nella realtà o sulla carta. E ogni nuovo incontro rievoca incontri precedenti.
L'ambiente (naturale e sociale) in cui viviamo ci influenza e ci condiziona, ma noi possiamo in una certa misura cambiarlo, cambiare il modo di interagire con esso oppure emigrare in un ambiente diverso.
A mio parere, sin dalla nascita, con i propri comportamenti, ognuno cerca, consciamente o inconsciamente, di influenzare i comportamenti altrui a proprio piacimento, per soddisfare i propri bisogni e desideri. Se faccio o non faccio, dico o non dico certe cose, come reagiranno gli altri versi di me? Questa è la domanda fondamentale su cui la nostra psiche si è costruita.
Ogni essere umano ha bisogno di celebrare periodicamente rituali di condivisione con altri umani. Non importa ciò che viene condiviso (vanno bene anche cose false o senza senso) purché ci sia condivisione. Si può partire da una persona e cercare cose che possono essere condivise con essa, oppure partire da una cosa e cercare persone con cui essa può essere condivisa.
Una festa, oltre che costituire un rito di comune appartenenza ad una certa comunità, è un'occasione programmata che permette ad una grande quantità di persone di incontrarsi tutte insieme, simultaneamente. Da questo tipo di incontro di gruppo possono scaturire nuovi rapporti sociali, nuove amicizie e nuove relazioni amorose, possibilità che rende le feste generalmente gradite e desiderabili.
Molti esseri umani (forse la maggioranza) mal sopportano, e perciò rifiutano, l'idea che qualcuno sia più saggio di loro, ovvero che qualcuno veda la realtà in modo più vero e completo di come la vedono loro, e che la capisca meglio di loro.
Gli altri ci giudicano (e ci trattano di conseguenza) non per ciò che siamo né per i nostri meriti, ma per quanto ciò che siamo conviene loro, cioè per la misura in cui ciò che pensiamo, diciamo e facciamo è in armonia (o in contrasto) con i loro interessi e le loro visioni del mondo.
Il primo rapporto umano che un umano apprende è quello genitore-figlio. Da adulto, egli tende a formare lo stesso tipo di rapporto nei confronti degli altri adulti, scegliendo di preferenza il ruolo paterno (paternalismo) o quello filiale (filialismo), vale a dire il ruolo di dominatore/tutore o quello di dominato/tutelato. Un rapporto paritario è possibile solo sotto il controllo di una autorità terza a cui ambo le parti sono sottomesse.
A qualcuno dobbiamo piacere o almeno non dispiacere, perché se non piacessimo a nessuno, saremmo in guai seri. Per questo il nostro comportamento è molto influenzato dalla necessità di piacere agli altri, o almeno di non dispiacere loro.
Il motivo che ci spinge a trovare difetti negli altri è che, per ogni difetto che troviamo, la nostra posizione nella gerarchia morale migliora rispetto a quelle degli altri.
Il libero arbitrio (ammesso che esista) consiste nello scegliere in quale ambiente stare e con chi e come interagire. Durante l'interazione, infatti, prevalgono gli automatismi della nostra mente, e il libero arbitrio non può essere esercitato.
Noi umani abbiamo un assoluto bisogno di interagire, ma non con chiunque e non in qualunque modo. Perciò la nostra mente è sempre occupata a scegliere con chi interagire e in quali modi, e a negoziare i modi preferiti con le persone preferite.
Certe idee, certe forme culturali, sono buone non in se stesse, ma nella misura in cui ci aiutano a migliorare i nostri rapporti con gli altri, cioè nella misura in cui possono costituire un ponte e uno strumento per comunicare e interagire efficacemente e costruttivamente con gli altri.
Dire seriamente a qualcuno "stai dicendo cazzate" è offensivo in quanto umiliante. Infatti, sebbene molti considerano l'umiltà una virtù, nessuno tollera di essere umiliato da qualcun altro.
Incontrare una persona è come presentarsi ad un esame. Bisogna essere preparati per evitare bocciature e punizioni. Bisogna saper rispondere come si deve alle domande che l'altro potrebbe farci. Tuttavia anche l'altro rischia a sua volta di essere bocciato e punito da noi se risponde in modo sbagliato alle nostre domande.
Ogni messaggio che riceviamo può essere parzialmente o totalmente falso e avere motivazioni nascoste a favore di chi lo emette e a nostro sfavore. Non ci possiamo fidare totalmente di nessuno, nemmeno di noi stessi.
Noi siamo come ci vogliono gli altri. Il problema è: quali altri? Infatti gli altri non sono tutti uguali: alcuni ci vogliono in un certo modo e altri in certi altri modi. Dobbiamo dunque scegliere chi contentare e chi scontentare. Ma non possiamo essere come nessuno ci vuole. Ne va della nostra sopravvivenza e della nostra felicità.
Quando siamo soli e liberi da impegni e da preoccupazioni, ci prepariamo, consciamente o inconsciamente, alle prossime interazioni con gli altri, in quanto facciamo o cerchiamo cose di cui potremmo parlare con gli altri, che potremmo mostrare agli altri o che potremmo condividere con altri.
Quando due individui s'incontrano, gli algoritmi (consci e inconsci) di entrambi cercano di determinare le possibili relazioni e interazioni tra loro, ciascuno secondo i propri schemi predefiniti, cioè secondo la propria mappa cognitivo-emotivo-motiva.
Le persone superiori sono quelle che non sentono il bisogno di dimostrare di avere ragione o di essere superiori, nemmeno quando avrebbero le prove e gli argomenti per dimostrare le proprie maggiori capacità, in certi campi, rispetto a certe altre persone.
L'uomo ha un irresistibile bisogno di interazione sociale, che lo induce a volte ad accettare interazioni nocive piuttosto che nessuna interazione. La psicologia dovrebbe aiutarci a migliorare la qualità delle nostre interazioni sociali, cioè a trovare occasioni e modi d'interazione più soddisfacenti rispetto ai nostri bisogni.
Quando le risorse alimentari non bastano per tutti, occorre limitare la popolazione. Questo si può fare mediante politiche demografiche (democratiche o dittatoriali) oppure guerre di sterminio. A noi la scelta.
Ogni relazione implica benefici e costi per ciascuno dei contraenti. Quando per uno di essi i costi superano i benefici, questo cerca di uscire dalla relazione, a meno che l'uscita non comporti penali non sostenibili. È in base a tale principio che le relazioni umane si formano e si disfano.
Umiltà e tolleranza possono essere deleterie se generalizzate. Bisogna essere umili e tolleranti solo quando è opportuno e con chi è opportuno esserlo. Infatti ci sono persone che non devono essere tollerate e persone di fronte alle quali non bisogna inchinarsi.
Gli altri mi dicono ciò che è bene e ciò che è male, ciò che è vero e ciò che è falso, ciò che è bello e ciò che è brutto. Posso fidarmi? Gli altri mi dicono cosa loro piace e cosa loro dispiace. Mi conviene contentarli? Se non mi fido di loro e se non li contento, loro non cooperano con me. Se non voglio restare solo, di qualcuno mi devo fidare, qualcuno devo contentare. Posso solo scegliere di chi fidarmi e chi contentare.
Un essere umano socialmente isolato è debole, irrilevante e insignificante. Solo in quanto membro di una comunità l'uomo diventa importante, significativo e potente.
Siamo tutti servi e padroni, sia perché ognuno deve rispondere ad altri del proprio operato, sia perché nell'interazione tra due persone ognuna fa richieste all'altra e risponde a quelle altrui, cioè ognuna dà e riceve qualcosa. Nel dare siamo servi (perché serviamo l'altro), nel ricevere padroni (perché ci serviamo dell'altro).
Piangere insieme, condividere un lutto è un importante fattore di coesione sociale nelle sciagure. Per questo le cerimonie funebri sono importanti, non per i morti, ma per i vivi.
Quando due persone interagiscono, il risultato dell'interazione dipende soprattutto dalla speciale combinazione delle loro mappe cognitivo-emotivo-motive.
Qualsiasi risorsa materiale o immateriale, mobile o immobile (oggetto, idea, persona, luogo ecc.), può essere usata pro o contro qualcuno, tolta o data a qualcuno, nascosta o condivisa con qualcuno.
Io sono felice quando gli altri mi dimostrano approvazione e ammirazione, infelice quando gli altri mi ignorano o mi dimostrano disapprovazione o disprezzo. Credo che questa disposizione d'animo sia comune a tutti gli esseri umani.
Si può entrare a fare parte di un meccanismo sociale (inteso come sistema) sia modificandolo (per esempio aggiungendovi una nuova funzione) sia senza modificarlo (per esempio sostituendo una o più persone o aumentando il numero di persone aventi una certa funzione).
Se mi fosse concessa la sapienza, a condizione di tenerla chiusa dentro di me senza trasmetterla ad altri, la rifiuterei: nessun bene ci dà gioia se non puoi condividerlo con altri.
A volte, dietro la paura di offendere si nasconde la paura della reazione aggressiva dell'offeso, e dietro la gentilezza si nasconde la speranza che essa venga ricambiata.
In passato quasi tutte le donne pensavano che fosse meglio essere serve di un uomo che restare nubili. Oggi molte donne non la pensano così, e non tutti gli uomini lo hanno capito.
Chi crede di poter trovare in sé stesso di che fare a meno di tutti si sbaglia di grosso; ma chi crede che non si possa fare a meno di lui si sbaglia ancora di più.
Infatti, l'incomprensione di sé è una causa molto importante dell'incomprensione dell'altro. Nascondiamo a noi stessi le nostre carenze e debolezze, cosa che ci rende spietati verso le carenze e le debolezze altrui.
Gli altri desiderano o si aspettano qualcosa da noi, e noi decidiamo chi contentare (o scontentare) e in quale misura. D'altra parte gli altri decidono se e in quale misura contentarci.
Non solo ci sentiamo spinti ad imitare gli altri (e spesso siamo indecisi sui modelli da scegliere), ma percepiamo gli altri sempre come somiglianti a certi "modelli di umanità". Infatti ci sentiamo a disagio se non riusciamo a capire quali sono i modelli che gli altri imitano, ovvero a quali gruppi sociali e tipi psicologici gli altri appartengono. Siamo prigionieri degli stereotipi della nostra cultura.
Considerata la nostra interdipendenza e la necessità di conformarci a dei comuni modelli di pensiero e di comportamento, scegliamo insieme i modelli più adeguati e soddisfacenti.
Il disaccordo tra due persone non dipende quasi mai da errori di logica o contraddizioni nelle argomentazioni di una delle parti o di entrambe, ma da differenze nei punti di vista, ovvero sentimenti, valori, presupposti, definizioni e paradigmi cognitivi rispetto ai quali vengono sviluppati i ragionamenti. Pertanto si può ben dire che ognuno ha ragione dal suo punto di vista.
Chi disprezza gli altri vive nel continuo timore (conscio o inconscio) di una vendetta da parte dei disprezzati, essendo il disprezzo difficile da nascondere.
Ogni giorno, ogni essere umano deve risolvere questo problema: come ottenere la migliore e più ampia cooperazione da parte degli altri (per soddisfare i propri bisogni) al costo più basso in termini economici, politici, sociali, ecologici, emotivi, biologici e di parziale perdita di libertà.
Un essere umano in rapporto con un altro ha un controllo molto limitato su ciò che accade in quel rapporto. Egli è una parte in una unità di due persone, e il controllo che ogni parte può avere sull'intero è strettamente limitata.
Una delle cose più irritanti, indisponenti e insopportabili per un essere umano è la percezione che qualcuno si ritenga superiore a lui. Questo fatto è causa di almeno tre inconvenienti: il primo è che chi vuole insegnare qualcosa agli altri deve fingere di non essere superiore a loro sebbene lo sia almeno nella materia d'insegnamento, altrimenti non avrebbe nulla da insegnare loro; il secondo è che l'uomo non impara nulla da coloro che non nascondono la propria superiorità, restando così ignoranti; il terzo è che l'uomo non cerca di superare se stesso perché se lo facesse supererebbe anche qualcun altro, e questo guasterebbe i suoi rapporti con le persone superate.
Partecipare ai riti ed eseguire i rituali tipici di una certa comunità serve a confermare e dimostrare la propria appartenenza ad essa e la necessaria obbedienza alle sue norme, implicite nelle sue tradizioni civili e religiose.
Qualsiasi espressione umana, qualunque messaggio può essere interpretato in modi diversi dal ricevente. Per esempio, come un apprezzamento, un disprezzo, un'accusa, un rimprovero, una derisione, una minaccia, una promessa, una deferenza, una richiesta, una dichiarazione di amicizia o di inimicizia, di fratellanza, di estraneità, di indifferernza, di attrazione, di repulsione, di simpatia, di antipatia ecc.
Data l’interdipendenza degli esseri umani, ogni individuo è costantemente preoccupato del grado della sua integrazione sociale, e perciò cerca costantemente di misurarlo. La misura consiste nel riconoscimento e nella valutazione che gli altri gli dimostrano in vari modi, per esempio salutandolo, sorridendogli, accettandolo come collaboratore, come compagno di gioco, come cliente o fornitore di servizi ecc.
L'intensità del bisogno di imitare un certo modello di comportamento è proporzionale alla quantità di imitatori del modello stesso percepita dal soggetto.
Il fatto che io affronti analiticamente piuttosto che idealisticamente o sentimentalmente il problema dei miei rapporti con gli altri può essere mal visto dagli altri.
Gli animali non si offendono. Se non hanno la forza sufficiente per contrastare l'avversario, accettano la sconfitta e la conseguente posizione gerarchica. Non conoscono l'umiliazione, che è un fenomeno esclusivamente umano. Noi umani, invece, siano sempre occupati a difendere la nostra dignità dalle umiliazioni che gli altri vorrebbero infliggerci, e siamo pronti a fare lo stesso verso gli altri, con la forza, con la logica, con l'etica o con l'estetica.
Questa epidemia ci ha rivelato che ci sono tante persone che non hanno idea di cosa significhi probabilità e tante pronte a spiegare con i complotti cose che non riescono a capire.
"Essere se stessi" non significa nulla. Noi siamo comunque come ci vogliono gli altri, come ci vuole l'Altro generalizzato (per usare un termine di G. H. Mead), l'altro interiorizzato. Senza l'esperienza e l'interazione con gli altri la psiche nemmeno esisterebbe. Il problema è che gli altri non sono tutti uguali.
Cosa possiamo condividere con gli altri? Tanto più i nostri interessi sono elevati, profondi e originali, tanto meno essi sono condivisibili, ovvero più rare sono le persone con cui una condivisione è possibile.
Quando un umano non ha accesso a media (come Internet, giornali, libri, TV, radio ecc) è costretto a interagire con altri umani o con la propria memoria e i propri pensieri. Queste interazioni sociali, e queste informazioni interiori, se non mediate da media comuni, possono essere per lui angoscianti.
I rapporti interpersonali comportano vantaggi e svantaggi, e ognuno vorrebbe avere più vantaggi e meno svantaggi. Il problema è che i vantaggi per alcuni corrispondono a svantaggi per altri, e viceversa.
Chi non riesce a interagire realmente come vorrebbe immagina di farlo. L'uomo è forse l'unico animale capace di immaginare, ovvero di vivere una realtà virtuale e di trarne, almeno in parte, soddisfazione.
Ogni essere umano desidera essere accettato e amato dagli "altri". Ma chi sono gli altri? Gli altri sono diversi per ciascuno di noi, e sono molto diversi tra loro (e rispetto a noi) per carattere, temperamento, capacità cognitive, emotive e fisiche, interessi economici e culturali, orientamenti morali ecc. Di conseguenza non possiamo essere accettati e amati che da poche persone, le quali possono essere disperse nel mondo e lontane da noi. Potremmo non incontrarle mai.
Essere importanti per altre persone, nel bene e/o nel male, costituisce uno dei nostri bisogni più importanti. Maggiore è il numero di persone per cui siamo importanti, meglio ci sentiamo. Essere irrilevanti per tutti è angosciante.
Il verbo essere dovrebbe essere usato il meno possibile. Al suo posto sarebbe meglio usare verbi come fare, agire, dare, prendere, inviare, ricevere, percepire, copiare, comunicare, rispondere. Il verbo essere non aiuta a capire la realtà. Questa, infatti, consiste in relazioni e interazioni, che il verbo essere non può descrivere.
Un essere umano non può ignorare gli altri, perché dipende da loro. Può scegliere le persone con cui interagire, ma non può fare a meno di interagire con qualcuno, né può ignorare le esigenze delle persone con cui interagisce. Il suo comportamento è dunque un compromesso tra le proprie esigenze e quelle delle persone con cui ha scelto di interagire o con cui è costretto a farlo.
Nessuna simulazione, nessuna interazione asincrona, virtuale o immaginaria con una persona non presente fisicamente può sostituire il piacere di un'intima interazione dal vivo con una persona reale congeniale.
Scusate se non rispondo agli auguri di buon Ferragosto, buona Pasqua ecc.. So che vengono fatti con buone intenzioni, e spesso per dimostrare amicizia e affetto, ma li trovo di per sé insignificanti, e non voglio contribuire al mantenimento di questa tradizione per me insensata.
L'uomo è disposto a fare qualunque cosa, perfino ad adeguare il suo modo di vedere, di pensare e di sentire, pur di essere accettato da qualcuno, perché per l'inconscio la peggiore sventura è quella di non essere accettati da nessuno.
Per essere simpatici bisogna avere il coraggio di mostrare le proprie fragilità, non indossare corazze e non mostrare risentimento per chi è più forte.
Se vuoi farti voler bene da qualcuno, apprezzalo sempre e non criticarlo mai, sii amico dei suoi amici e nemico dei suoi nemici. Tuttavia sappi che se quella persona ti vorrà bene, i suoi nemici, sapendolo, ti disprezzeranno.
Ogni incontro tra umani può avere effetti più o meno prevedibili o imprevedibili, favorevoli o sfavorevoli, gradevoli o sgradevoli per ognuna delle parti. Chi è abituato a incontri insoddisfacenti e/o sgradevoli si trova normalmente in uno stato di ansia sociale più o meno intensa, dato che, a causa della nostra interdipendenza, non possiamo fare a meno di incontrare qualcuno quasi ogni giorno.
Un gruppo sociale può anche essere un sistema di mutuo riconoscimento e di mutua approvazione, riconoscimento e approvazione di cui abbiamo tutti un grande bisogno.
Ogni essere umano ha una responsabilità per quanto riguarda le informazioni che riceve dagli altri. Ha infatti il dovere di selezionare e inoltrare ad altri quelle che ritiene valide e utili, e di respingere e criticare quelle che ritiene errate, inutili o dannose. In tal senso ognuno di noi è un giornalista.
Ogni giorno, in ogni momento, le opinioni, i sentimenti e il rispetto degli altri nei nostri confronti possono cambiare in peggio o in meglio. Per questo viviamo in un continuo stato di ansia più o meno grande, e abbiamo continuamente bisogno di sapere quali atteggiamenti e quali intenzioni gli altri hanno verso di noi. Questa conoscenza ci serve per adeguare i nostri atteggiamenti e le nostre intenzioni verso di loro.
L'inconscio tiene la contabilità dei debiti e dei crediti sociali, in senso lato, includendo tutto ciò che uno ha ricevuto dagli altri e che ha dato agli altri da quando è nato. Molti sottostimano i propri debiti e sovrastimano i propri crediti.
Per appartenere ad una certa comunità, una persona deve fare ciò che quella comunità si aspetta da un membro nel ruolo e nella posizione che la persona ha o desidera avere nella comunità stessa. In altre parole, per appartenere ad una comunità è necessario servirla, ovvero esserle utile. Non si può appartenere parassiticamente.
Se troviamo in un gruppo un modello culturale di comportamento improntato ad autoaffermazione, si può sviluppare una situazione competitiva in cui l'autoaffermazione porta a maggiore autoaffermazione, e così via. Questo tipo di cambiamento progressivo possiamo chiamarlo schismogenesi simmetrica.
A nessuno interessano i pensieri, progetti, bisogni, desideri, sentimenti, ragionamenti di un altro, a meno che essi non siano favorevoli ai propri o costituiscano una minaccia rispetto ad essi.
Dai leoni non è difficilissimo guardarsi, per noi, poveri uomini, ma dalle volpi amene occorre prendere prontamente le distanze, con quell'onestà decorosa che giova al buon cittadino.
Invidia e gelosia sono il nostro pane quotidiano, sentimenti tanto forti quanto repressi, negati, mistificati; presenti anche nelle persone più insospettabili. Nemmeno io ne sono esente.
Ci sono tante cose che danno l'illusione di essere in compagnia. Tra queste: l'adorazione di una divinità, la visione di uno spettacolo o di un film, la visita di un museo, l'ascolto di una musica, la lettura di un libro, la pratica di una disciplina o di una filosofia, la masturbazione ecc.
Tutto ciò che facciamo e che pensiamo consiste in transazioni facenti parte di uno o più “giochi”. Per “giochi” intendo programmi cibernetici funzionanti come regolatori automatici e inconsci delle nostre interazioni, e delle transazioni che le costituiscono. In tal senso, giocare è inevitabile e indispensabile. Tuttavia possiamo fare “metagioco”; cioè cercare di capire a quali giochi stiamo giocando e con quali regole (logiche, formali, sintattiche, semantiche, energetiche ecc.) ed eventualmente negoziare con gli altri nuovi giochi o modifiche ai giochi conosciuti.
Ogni umano, per ogni altro umano, è un potenziale amico e un potenziale nemico. Perciò ognuno si preoccupa (consciamente o inconsciamente) delle intenzioni altrui, specialmente se il comportamento altrui appare "strano", cioè non convenzionale o non prevedibile.
Gli umani litigano spesso sulle idee e le procedure (consce o inconsce) che dovrebbero regolare le loro interazioni. Infatti ognuno tende a interpretare le idee e le procedure a proprio favore.
Radio, televisione e giornali ci manipolano perché decidono cosa udiamo, vediamo e leggiamo, ci addestrano alla passività sensoriale e culturale, ci guidano e orientano, ci danno una visione della realtà semplicistica, riduttiva e tendenziosa e godono di prestigio, autorità e credibilità pari alla dimensioni delle loro audience.Non ho citato il web perché è uno strumento attivo, che ci costringe a scegliere cosa vogliamo leggere, udire, vedere. Anche se gli irriducibili trovano il modo di usarlo passivamente e, una volta scelto il canale, si prendono ciò che passa il convento.
L'Altro uomo non mi è indifferente, l'Altro uomo mi concerne, mi riguarda nei due sensi della parola "riguardare". In francese si dice che "mi riguarda" qualcosa di cui mi occupo, ma "regarder" significa anche "guardare in faccia" qualcosa, per prenderla in considerazione. Nel semplice incontro di un uomo con l'Altro si gioca l'essenziale, l'assoluto: nella manifestazione, nell' "epifania" del volto dell'Altro scopro che il mondo è mio nella misura in cui lo posso condividere con l'Altro.
Ogni tanto abbiano bisogno di sentirci in pace col mondo e con la società, e per questo abbiamo bisogno di sentirci uguali agli altri e di ricevere conferme che anche gli altri si sentano uguali a noi. Perciò ci piace celebrare rituali di comunione religiosi e civili, sacri e profani, formali e informali, pianificati e spontanei, in forma di feste, cerimonie, raduni, convegni ecc. Sono momenti di illusione collettiva di breve durata, dopo i quali tornano a imperare le differenze, le gerarchie, i privilegi, le esclusioni.
Siamo continuamente condizionati e influenzati da ciò che vediamo, udiamo e sentiamo, ovvero dall'ambiente esterno e interno in cui viviamo e dalla memoria di quello in cui abbiamo vissuto.
Affinché due persone possano conversare, esse devono condividere non solo un linguaggio, ma anche modelli e regole di comportamento, rituali, valori, gerarchie, interessi, gusti, idee, sentimenti, ecc. Altrimenti di cosa parlerebbero?
Io suppongo che il desiderio di uccidere altri individui della propria specie, che troviamo nell'homo sapiens e non in altre specie animali, sia dovuto alle superiori capacità cognitive dell'uomo, nel senso che uccidere equivale (per l'inconscio e a volte anche per la coscienza) a cancellare dal proprio mondo vite che disturbano e contrastano l'armonia e la coerenza desiderata. Questo bisogno/desiderio di armonia e di coerenza ambientale e sociale sembra essere esclusivamente umano.
Immagina di trovarti davanti a tutti gli altri umani, e di dichiarare pubblicamente con chi e in quali modi sei disposto a interagire, e con chi e in quali modi non sei disposto a farlo.
Quando vediamo l'immagine (reale o virtuale) di una persona, automaticamente e inconsapevolmente ci facciamo un'idea di quanto essa sia contenta o scontenta, soddisfatta o insoddisfatta, amichevole o ostile, calma o irritata, generosa o avida, vincente o perdente, nociva o innocua, e di conseguenza ci sentiamo attratti o repulsi da essa in quanto persona, e dalle cose che essa rappresenta, che mostra di possedere o a cui appartiene.
Abbiano bisogno di Influencer che fungano da modelli etici e intellettuali per il progresso civile. Gli influencer attuali sono solo modelli di mode esteriori, che non richiedono alcun impegno, né materiale, né mentale, né verso gli altri, né verso se stessi. Servono solo a ridurre la paura di sentirsi diversi, anormali.
Noi umani siamo talmente interdipendenti che abbiamo continuamente bisogno di contare sulla cooperazione degli altri a nostro favore. Perciò ogni segnale in tal senso ci rassicura e ci allieta, e ogni segnale contrario ci angoscia e ci rattrista.
Dato che la nostra felicità dipende molto dalla qualità delle nostre relazioni sociali, dovremmo spesso chiederci cosa ci conviene fare e cosa non fare (e quindi cosa cambiare) per migliorare i nostri rapporti con gli altri.
Quando due umani si trovano tra loro in prossimità, ovvero in comunicazione o telecomunicazione, essi comunicano e interagiscono secondo i rispettivi programmi mentali, ovvero automaticamente. Quando un umano si trova da solo, ovvero non in prossimità o comunicazione con qualcuno, la sua mente si prepara alle prossime interazioni con gli altri, ipotizzandole e simulandole consciamente e inconsciamente mediante l’immaginazione.
Un detto popolare afferma che "chi non piscia in compagnia, o fa il ladro o fa la spia". Per l'uomo comune l'affermazione è valida sostituendo a "pisciare" qualunque altro verbo.
Ogni umano, consciamente o inconsciamente, vorrebbe essere libero di fare qualunque cosa gli piaccia fare, senza limiti, e al tempo stesso, per la propria sicurezza e per una convivenza pacifica e produttiva, vorrebbe limitare la libertà altrui. Il mancato riconoscimento di uguali diritti e doveri a tutti gli esseri umani è un problema fondamentale dell'umanità.
Gli umani non smettono mai di riprodurre forme e stili, che non hanno alcun senso, se non quello di essere forme e stili tipici di certe culture e sottoculture, e quello di confermare l'appartenenza di chi li riproduce alle culture e sottoculture corrispondenti.
Le interazioni spontanee tra due persone A e B dipendono soprattutto dalla configurazione di A nella mappa mentale di B e dalla configurazione di B nella mappa mentale di A.
Ci sono individui che, a causa di certe situazioni passate, odiano e/o temono profondamente gli altri in generale, e accettano di interagire con qualcuno solo in caso di bisogno e a condizione che l’altro si sottometta alla sua autorità, ovvero assuma un atteggiamento umile, servile o ossequioso nei propri confronti.
Ognuno è influenzato dagli altri e li influenza a sua volta in misura più o meno grande. I problemi nascono quando poche persone ne influenzano tante, e quando per una persona il bilancio tra le influenze passive e quelle attive è molto sbilanciato a favore delle prime. E’ ciò che Yuval Harari chiama "irrilevanza" (sociale) dell’individuo. Quanto meno una persona è socialmente rilevante, tanto meno essa è in grado di soddisfare i propri bisogni, dal momento che la soddisfazione di questi dipende dalla reciproca cooperazione.
La verità è che gli altri ti trattano in funzione di come presumono che tu tratti loro, di cosa presumono che tu pensi di loro, di cosa presumono tu desideri da loro e per loro, di cosa presumono tu pensi di te stesso rispetto a loro, di cosa presumono tu sia disposto a offrire loro, di quanto presumono tu possa essere loro utile o dannoso, ovvero delle opportunità e delle minacce che tu rappresenti per loro. Questa è la verità che si nasconde dietro ogni affermazione, ogni espressione e ogni atto sociale.
Gli umani si dividono in tre categorie: gli sfruttatori, gli sfruttati e quelli che non appartengono ad alcuna delle due categorie precedenti, né si immischiano nei loro affari. Ogni umano appartiene a tutte e tre le categorie allo stesso tempo o in momenti diversi.
Il problema principale nei rapporti interpersonali è quello della sostituibilità. Infatti ognuno è sostituibile con qualcun altro migliore, più utile, più produttivo, più attraente, più divertente, più piacevole, meno costoso, meno impegnativo, meno faticoso, meno problematico. Siamo tutti sostituibili e tendiamo a sostituire le persone con cui interagiamo con altre più interessanti.
Mentre la vita ci trascina avanti, noi crediamo di agire per nostra iniziativa, di scegliere la nostra attività, i nostri piaceri, ma, a guardar bene, sono solo i disegni, le tendenze del nostro tempo, che anche noi siamo costretti a seguire.
Ogni espressione umana diretta verso altri umani costituisce una promessa di piacere o di dolore, di soddisfazione o di frustrazione di qualche bisogno, di prestazione di un serviziodi una punizione ecc. La promessa è sempre condizionata ad una certa risposta, che può essere un avvicinamento, un allontanamento, un acquisto, una vendita, un dare, un ricevere, un prendere, un legare, uno sciogliere, un credere, un negare, un pagare, un accogliere, un proteggere, un difendere, un partecipare ecc.
Lo scopo principale di un essere umano è avere successo nei propri rapporti con gli altri. Infatti la mente umana si osserva, si giudica e si corregge in funzione del proprio successo nei rapporti con gli altri, ovvero della propria capacità di ottenere dagli altri ciò di cui ha bisogno.
Per imparare qualcosa da una discussione dovremmo salire di livello, passare dalla discussione alla metadiscussione, cioè discutere sul nostro modo discutere. Ma questo richiederebbe un approccio sistemico e psicologico autocritico, che per i più è impossibile. Nel frattempo continuiamo a discutere non per imparare o per costruire un movimento collettivo, ma per competere e/o per socializzare.
Quando vediamo una persona sconosciuta ci chiediamo (consciamente o inconsciamente): cosa abbiamo in comune? Come potremmo cooperare? Cosa mi potrebbe offrire? Cosa le potrei offrire? Di cosa potremmo parlare? Come potremmo interagire? Quanto siamo compatibili? In cosa siamo incompatibili?
Spesso le persone si riuniscono per nessuno scopo particolare se non quello di stare insieme, di fare qualcosa insieme, un cosa qualsiasi, perché di ciò l’uomo ha un gran bisogno.
Siamo tutti affetti da conflitti di interesse perché qualsiasi cosa facciamo, esprimiamo o pensiamo può essere più o meno vantaggiosa per noi e svantaggiosa per altri.
Chi considera sacra una certa cosa e investe la propria esistenza e i propri rapporti sociali sulla base di quella sacralità, si sente offeso, ovvero aggredito, da chi afferma che quella cosa è falsa, non ha alcun valore, non ha alcuna importanza o è nociva, e reagisce di conseguenza, come si reagisce quando si subisce un'aggressione, o quando viene messa in pericolo la propria esistenza.
Un essere umano non può non associarsi con qualcuno, e la scelta delle persone con cui assicurarsi è limitata dall'interesse altrui a tale associazione.
Ogni essere umano segue (imita, riproduce) dei modelli. Modelli di pensiero, di comportamento, di interazione, di partecipazione, di integrazione sociale. Comportamenti, azioni, gesti che non seguano un modello sono possibili, ma molto rari e difficili da attuare in quanto richiedono uno sforzo di volontà e di autocontrollo in tal senso. D'altra parte, l'apprendimento umano è basato sull'imitazione di modelli e tutto ciò che abbiamo appreso è parte di modelli.
Un individuo può agire, verso gli altri, nei seguenti possibili modi: condividere, cooperare, competere, ignorare, adattarsi, imporsi, isolarsi, emigrare.
Ogni essere umano considera (consciamente o inconsciamente) ogni altro come un potenziale o attuale amico o nemico, ovvero come una persona più o meno utile o dannosa per la soddisfazione dei propri bisogni. È sulla base di tali considerazioni che ognuno si comporta in modo più o meno cooperativo o competitivo nei confronti degli altri.
Molte interazioni sociali servono solo allo scambio di una reciproca approvazione, affinché gli interessati possano placare le loro paure inconsce dell'isolamento sociale.
Leggere un testo incomprensibile per la maggior parte della gente ha il vantaggio di non farti sentire inferiore agli altri che non lo comprendono. D'altra parte, l'illusione di comprendere qualcosa di insensato ha il vantaggio di farti sentire superiore alla maggior parte della gente che non lo comprendono. Perciò molti trovano un senso dove non c'è.
Si coopera per competere e si compete per cooperare. Si offre per chiedere e si chiede per offrire. Si obbedisce per comandare e si comanda per obbedire. Tutti con tutti, tutti contro tutti, tutti a tutti.
La società consiste essenzialmente in uno scambio di servizi, beni e denari necessari alla soddisfazione dei bisogni primari, regolato da norme imposte da alcuni e trasmesse e apprese consciamente e inconsciamente da tutti i suoi partecipanti. Tutto il resto dovrebbe servire a facilitare in vari modi tale scambio, ma a volte lo ostacola.
Quando si sta in compagnia di altre persone è bene chiedersi cosa ciascuna di esse desidera fare e non fare, ascoltare e non ascoltare, vedere e non vedere, ricevere e non ricevere, ricordare e non ricordare, pensare e non pensare, di cosa parlare e non parlare.
Voglio essere riconosciuto per ciò che sono. Se sono un genio, mi si dica che sono un genio, se sono un verme, mi si dica che sono un verme, se sono mediocre, mi si dica che sono mediocre.
Se A disprezza B, A si aspetta (consciamente e inconsciamente) che, a sua volta, B lo disprezzi. Tale aspettativa rafforza il disprezzo di A per B e innesca in A il timore di una ritorsione di B nei suoi confronti.
Ogni volta che incontro un umano devo recitare una parte, devo comportarmi in modo tale da non spaventarlo ed evitare che mi aggredisca, mi disprezzi o mi calunni.
Vorrei parlare con qualcuno di temi che mi interessano, ma non trovo quasi mai persone interessate a parlare con me di tali temi. Trovo invece quasi sempre persone interessate a parlare di temi che interessano a loro e non a me. Credo che anche altri abbiano lo stesso problema. Come risolverlo?
Proclamare con fierezza una propria diversità implica una superiorità, una ribellione, una indipendenza, una libertà o una repulsione. Perciò può essere percepito come atto ostile o sfida competitiva.
La probabilità di incontrare persone molto diverse da quelle che hai già incontrato in passato è quasi nulla. Ti conviene perciò trovare un modo accettabile di convivere e di interagire con le persone che sei abituato a incontrare.
Se è vero che abbiamo un assoluto bisogno di interagire con altri umani, siamo motivati a fare qualunque cosa favorisca direttamente o indirettamente tale interazione, e ad evitare di fare qualunque cosa la ostacoli direttamente o indirettamente.
Quando leggo un post assurdo e pericoloso in un social network sono assalito da un dilemma: ignorarlo o commentare dicendo che si tratta di pericolose assurdità? Il problema è che nel secondo caso l'autore del post mi invita, anzi mi sfida, a confutare logicamente, con argomentazioni razionali, il contenuto del post. Tuttavia so che le mie confutazioni razioni non servirebbero a nulla (se non ad ottenere insulti) dato il bias cognitivo dell'autore del post, che difenderà a spada tratta il suo pensiero senza prendere in considerazione le mie argomentazioni, come mi è capitato centinaia di volte.