Il talento è come un tiratore, il quale colpisce un bersaglio che gli altri non sanno cogliere, mentre il genio è come un tiratore, il quale colpisce il bersaglio che gli altri nemmeno riescono a vedere.
Di tanto in tanto, per distrazione, la natura produce alcune anime distaccate dalla vita. Non parlo di quel distacco voluto, ragionato e sistematico, che è opera della riflessione e della filosofia. Parlo di un distacco naturale, innato alla struttura del senso o della coscienza, che si manifesta subito, per così dire, in una maniera virginale di vedere, di intendere o di pensare. Se questo distacco fosse completo, se l’anima non aderisse più all’azione in nessuna delle sue percezioni, sarebbe l’anima di un artista che il mondo non ha ancora mai visto. Sarebbe eccellente in tutte le arti allo stesso tempo, o piuttosto le fonderebbe tutte in una sola. Percepirebbe tutte le cose nella loro purezza originaria, sia le forme, i colori e i suoni del mondo materiale, sia i più sottili movimenti della vita interiore.
L’artista è un uomo i cui sensi sono organizzati in modo specifico per la sua arte. Il pittore e lo scultore vedono più cose rispetto all’uomo comune, distinguono un maggior numero di sfumature nei colori e nelle forme, così come l’orecchio del musicista è organizzato in modo diverso dagli altri. Non è tutto: l’artista è un uomo che prova piacere a esercitare i suoi sensi nella direzione verso cui la natura sembra averli orientati.
Hanno questo di proprio le opere di genio, che quando anche rappresentino al vivo la nullità delle cose, quando anche dimostrino evidentemente e facciano sentire l’inevitabile infelicità della vita, quando anche esprimano le più terribili disperazioni, tuttavia ad un’anima grande che si trovi anche in uno stato di estremo abbattimento, disinganno, nullità, noia e scoraggimento della vita, o nelle più acerbe e mortifere disgrazie (sia che appartengano alle alte e forti passioni, sia a qualunque altra cosa); servono sempre di consolazione, raccendono l’entusiasmo, e non trattando nè rappresentando altro che la morte, le rendono, almeno momentaneamente, quella vita che aveva perduta. E così quello che veduto nella realtà delle cose, accora e uccide l’anima, veduto nell’imitazione o in qualunque altro modo nelle opere di genio (come p.e. nella lirica che non è propriamente imitazione), apre il cuore e ravviva.
Ma la pazienza non basta; accanto alla pazienza, c’è l’ispirazione. Se le grandi scoperte scientifiche sono state preparate a lungo e con pazienza da un lavoro costante che ha preso interi anni, la scoperta è invece fatta d’un colpo, in pochi istanti, come se lo spirito dello scienziato fosse stato illuminato all’improvviso.
Un secondo carattere è la varietà nella produzione. […] Un tratto caratteristico della creazione del genio è il seguente: se è vero che le sue opere hanno una certa somiglianza, un’aria familiare, è anche vero che ognuna di esse vive di vita propria. Si tratta forse dell’elemento più importante per distinguere il genio dal semplice talento.
nfine un terzo carattere dell’opera di genio è la profondità. La profondità di un’opera la rende tale che non la si può mai conoscere o analizzare del tutto. […] Ogni nuova generazione trova altre cose nelle stesse opere di genio e l’analisi non è mai definitiva.
Uno dei caratteri significativi della produzione geniale è la sua fecondità. Gli uomini di genio, che siano artisti, scienziati, grandi politici o grandi condottieri, hanno prodotto molto. […] Questo è il carattere più esterno, più superficiale, ma anche più eclatante del genio.
Gli uomini di genio sono incapaci di studiare in gioventù perché sentono inconsciamente che bisogna imparare tutto in modo diverso da come lo impara la massa.
Il ruolo della volontà non è meno importante. Come potrebbe la volontà non costituire una parte del genio […] ? Esiste una volontà intensa e, si potrebbe dire, sempre presente a se stessa, una volontà tesa costantemente nella medesima direzione e grazie alla quale tutte le osservazioni raccolte, le idee percepite, le sensazioni provate sono concentrate in vista di un solo e identico fine.
Un uomo di talento può senz’altro avere successo e creare un’opera che resta, ma in genere produce solo quella, per poi ripeterla e ripetersi. […] Al contrario, l’uomo di genio è capace di uscire di sé e di creare opere che, per così dire, sono tutte vere e proprie persone.
Ogni genio è un gran fanciullo, già per il suo guardare al mondo come a un che di estraneo. Chi nella vita non resta per qualche verso un fanciullo e diventa invece un uomo serio, sobrio, posato e ragionevole, sarà certo un bravo e utile cittadino di questo mondo, ma un genio non sarà mai