Riguardo alla “volontà”, per non cadere nell'errore prospettico antropocentrico dobbiamo pensare alla natura com’era prima dell'avvento dell'uomo, e ancora prima dell'avvento dei mammiferi, cioè quando è nata la prima forma di vita sulla Terra. Dov'era allora la volontà? Per me già esisteva e consisteva nel bisogno del gene, di riprodursi.
La gente comune pensa che il comportamento dell'uomo dipenda solo dalla sua volontà, ovvero da una buona o cattiva volontà, da una volontà giusta o sbagliata, e che per migliorare i rapporti umani sia sufficiente volerlo. Non capisce che la volontà non è autonoma ma è il risultato di logiche consce e ancor più inconsce, difficilmente controllabili e modificabili.
Tra il volere e il potere c'è di mezzo il mondo, la realtà, le leggi della fisica e della biologia, la società ecc. Facciamo tante cose senza volerlo e non riusciamo a fare tante cose che vorremmo. Tuttavia a volte riusciamo a fare ciò che vogliamo.
Il libero arbitrio consiste nello scegliere con chi/cosa interagire e con quali regole, limiti e libertà, ovvero conformemente a quale tipo di relazione.
L'uomo è libero di scegliere cosa fare e non fare, ma non è chiaro quale sia, al suo interno, l'agente che sceglie, ovvero l'io cosciente e/o qualche agente inconscio.
Volere il meno possibile e conoscere il più possibile è la massima che ha guidato la mia vita. La Volontà è infatti l'elemento assolutamente infimo e spregevole in noi: bisogna nasconderlo come si nascondono i genitali, benché siano entrambi le radici del nostro essere.
Mi chiedo se possa essere utile osservare me stesso dall'esterno, senza intervenire in alcuna mia scelta, e scoprire cosa farò senza il controllo della mia coscienza e della mia volontà.
Questo non si troverà mai nelle mie parole, né meno nelle mie scritture, perché non ho mai detto né scritto che l'azioni del mondo si governano dal fato e non dalla provvidenzi divina; anzi ritrovarete nei miei libri che io pongo la providenzia ed il libero arbitrio, da che se comprende, come si dà il libero arbitrio, se oppugna il fato.
La volontà non è una causa prima, ma la conseguenza di altre volontà che risiedono nella parte inconsapevole e involontaria del corpo. In altre parole la volontà è voluta da qualcosa di diverso da se stessa.
Esercitare il libero arbitrio in un dato momento significa scegliere se, in quel momento, pensare ed agire in modo automatico e involontario oppure fermarsi oppure cambiare pensiero e comportamento in modo volontariamente casuale, ovvero senza un fine particolare.
La volontà è, in un certo senso, involontaria, in quanto segue regole o algoritmi, per lo più inconsci ed emotivi. L'unico modo per liberarsi dalla schiavitù delle motivazioni involontarie è scegliere "a caso".
"Voglio" è incondizionato, mentre "vorrei" è condizionato. "Vorrei" implica che se per ottenere ciò che desideriamo il costo è troppo alto, oppure è molto difficile ottenerlo, allora siamo è pronti a rinunciarvi. Cosa vogliamo incondizionatamente?
Ciò che accade nella natura e nella società è il risultato di interazioni tra volontà interne agli esseri viventi a vari livelli di organizzazione, dalla cellula alla nazione. Tali volontà sono il risultato della composizione di bisogni e interessi più o meno simbiotici, sinergici e/o antagonisti.
Quando si discute di libero arbitrio, si cerca normalmente di stabilire se esso esista o sia solo una illusione. Io penso, invece, che si dovrebbe ipotizzare una sua esistenza parziale, intermittente, latente, più o meno forte e competitiva rispetto alle altre forze che determinano il nostro comportamento.
Il libero arbitrio, se esiste, consiste nella capacità di scegliere se seguire o no le proprie motivazioni, se andare avanti guidati dai propri demoni o fermarsi, se assecondare certi automatismi o arrestarli, o, per essere più precisi, decidere quali automatismi consentire e quali inibire. Perché, in ogni caso, qualunque cosa facciamo è il risultato dell'azione di uno o più automatismi, consci o inconsci.
La volontà consiste nell'imposizione di un certo progetto a una o più cose e/o persone. Lo stesso soggetto può essere oggetto della volontà. L'esercizio di una volontà è l'effetto di un comando programmato nell'ambito di un sistema cibernetico biologico o tecnologico.
A mio parere, che ci sia "qualcosa" dentro di noi che prende decisioni sulla base di certe logiche (con o senza una certa dose di casualità) mi sembra indiscutibile. Che quella "cosa" sia più o meno consapevole e più o meno volontaria può essere oggetto di ipotesi e di discussione.