Le masse non hanno mai avuto sete di verità. Chi può fornire loro illusioni diviene facilmente il loro comandante, chi tenta di distruggere le loro illusioni è sempre la loro vittima.
Al diritto divino dei re s'è sostituito il diritto meglio che divino delle masse; all'infallibilità del papa l'infallibilità delle maggioranze. Il rivolgimento è grande; non forse altrettanto grande il guadagno.
La massa è un gregge docile che non può vivere senza un padrone. È talmente assetata di obbedienza da sottomettersi istintivamente a chiunque se ne proclami padrone.
La massa paga soltanto il biglietto, e poi se ne sta immobile sugli spalti a veder gareggiare. Può applaudire o, tutt’al più, può contestare: ma non sa e non può far altro.
L'adunanza di masse è utile già per questo, che in essa l'individuo, che in principio, essendo soltanto sul punto di diventare un membro del giovane partito, si sente isolato e preso dal terrore di essere solo, vede per la prima volta lo spettacolo di una grande collettività e ne rimane incoraggiato e irrobustito.
Le masse saranno sempre al di sotto della media. La maggiore età si abbasserà, la barriera del sesso cadrà, e la democrazia arriverà all’assurdo rimettendo la decisione intorno alle cose più grandi ai più incapaci. Sarà la punizione del suo principio astratto dell’Uguaglianza, che dispensa l’ignorante di istruirsi, l’imbecille di giudicarsi, il bambino di essere uomo e il delinquente di correggersi. Il diritto pubblico fondato sull’uguaglianza andrà in pezzi a causa delle sue conseguenze. Perché non riconosce la disuguaglianza di valore, di merito, di esperienza, cioè la fatica individuale: culminerà nel trionfo della feccia e dell’appiattimento. L’adorazione delle apparenze si paga.
La televisione ha concesso a una moltitudine di individui la grazia di reputarsi intelligenti, cosa che i libri non avevano ottenuto in trenta secoli di scrittura. Ha anche prodotto una massa di dementi, operazione che i libri non erano mai riusciti a compiere.
Le masse sono più semplici e maneggevoli degli individui. […] Lo sanno molto bene i politici, che approfittano del fatto che non parlano a un individuo ma a una moltitudine di individui, in certo modo semplificati, di modo che basta adoperare le molle più elementari e più goffe per vederle funzionare.
Chi assisteva a una predica credeva in buona fede d'essere interessato alla predica, e si sarebbe stupito e forse anche indignato se qualcuno gli avesse spiegato che la sua soddisfazione proveniva più dal gran numero dei presenti che non dalla predica stessa.
Le masse non hanno mai conosciuto la sete della verità. Hanno bisogno di illusioni e a queste non possono rinunciare. L’irreale ha costantemente in esse la precedenza sul reale, soggiacciono all’influsso di ciò che non è vero quasi altrettanto che a quello di ciò che è vero. Hanno l’evidente tendenza a non fare alcuna distinzione tra i due.
La legge di gravità, per cui un corpo tanto più è grande, tanto più attrae altri corpi, vale anche per i corpi psicologici e sociali, cioè per le masse umane. Infatti l'uomo è attratto dalle masse e desidera farne parte, con rare eccezioni.
Poiché riguardo al vero e il falso la massa non conosce dubbi ed è però consapevole della sua grande forza, essa è a un tempo intollerante e pronta a credere all’autorità. Rispetta la forza e soggiace solo moderatamente all’influsso della bontà, che ai suoi occhi costituisce solo una sorta di debolezza. Ciò che essa richiede ai propri eroi è la forza o addirittura la brutalità. Vuole essere dominata ed oppressa e temere il proprio padrone.
Non cercare il favore della moltitudine: raramente esso si ottiene con mezzi leciti e onesti. Cerca piuttosto l’approvazione dei pochi; ma non contare le voci, soppesale.
Pur essendo incline a tutti gli estremi, la massa può venir eccitata solo da stimoli eccessivi. Chi desidera agire su essa, non ha bisogno di coerenza logica fra i propri argomenti; deve dipingere nei colori più violenti, esagerare e ripetere sempre la stessa cosa.
Un individuo, posto in una compagnia, o in un battaglione, circondato dai suoi commilitoni, si getterà più di buon grado nella lotta, che se fosse solo. Nelle masse si sente ben protetto, anche se vi fossero mille prove per pensare il contrario.
La massa per me non è altro che un gregge di pecore, finché non è organizzata. Non sono affatto contro di essa. Soltanto nego che essa possa governarsi da sé. Ma se la si conduce, bisogna reggerla con due redini: entusiasmo e interesse.