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Una gran parte delle attività umane consiste in rituali di appartenenza dissimulati.
 
Se proprio vogliamo parlare di essere (o di Essere), io chiedo: quali sono le sue conseguenze? Infatti l’essere esiste solo se ha conseguenze, cioè effetti, implicazioni, relazioni, funzioni, interazioni. In altre parole, un essere che non ha nessuna di tutte queste cose non esiste, o è, a tutti gli effetti, come se non esistesse.
 
Ciò che accade in ogni momento è causato dalla situazione immediatamente precedente e dal caso.
 
A volte, per non passare per arrogante, mi fingo più conformista, più stupido e più ignorante di quanto io sia.
 
Il ruolo della volontà non è meno importante. Come potrebbe la volontà non costituire una parte del genio […] ? Esiste una volontà intensa e, si potrebbe dire, sempre presente a se stessa, una volontà tesa costantemente nella medesima direzione e grazie alla quale tutte le osservazioni raccolte, le idee percepite, le sensazioni provate sono concentrate in vista di un solo e identico fine.
 
Ma la pazienza non basta; accanto alla pazienza, c’è l’ispirazione. Se le grandi scoperte scientifiche sono state preparate a lungo e con pazienza da un lavoro costante che ha preso interi anni, la scoperta è invece fatta d’un colpo, in pochi istanti, come se lo spirito dello scienziato fosse stato illuminato all’improvviso.
 
Di tanto in tanto, per distrazione, la natura produce alcune anime distaccate dalla vita. Non parlo di quel distacco voluto, ragionato e sistematico, che è opera della riflessione e della filosofia. Parlo di un distacco naturale, innato alla struttura del senso o della coscienza, che si manifesta subito, per così dire, in una maniera virginale di vedere, di intendere o di pensare. Se questo distacco fosse completo, se l’anima non aderisse più all’azione in nessuna delle sue percezioni, sarebbe l’anima di un artista che il mondo non ha ancora mai visto. Sarebbe eccellente in tutte le arti allo stesso tempo, o piuttosto le fonderebbe tutte in una sola. Percepirebbe tutte le cose nella loro purezza originaria, sia le forme, i colori e i suoni del mondo materiale, sia i più sottili movimenti della vita interiore.
 
L’artista è un uomo i cui sensi sono organizzati in modo specifico per la sua arte. Il pittore e lo scultore vedono più cose rispetto all’uomo comune, distinguono un maggior numero di sfumature nei colori e nelle forme, così come l’orecchio del musicista è organizzato in modo diverso dagli altri. Non è tutto: l’artista è un uomo che prova piacere a esercitare i suoi sensi nella direzione verso cui la natura sembra averli orientati.
 
nfine un terzo carattere dell’opera di genio è la profondità. La profondità di un’opera la rende tale che non la si può mai conoscere o analizzare del tutto. […] Ogni nuova generazione trova altre cose nelle stesse opere di genio e l’analisi non è mai definitiva.
 
Un uomo di talento può senz’altro avere successo e creare un’opera che resta, ma in genere produce solo quella, per poi ripeterla e ripetersi. […] Al contrario, l’uomo di genio è capace di uscire di sé e di creare opere che, per così dire, sono tutte vere e proprie persone.
 
Un secondo carattere è la varietà nella produzione. […] Un tratto caratteristico della creazione del genio è il seguente: se è vero che le sue opere hanno una certa somiglianza, un’aria familiare, è anche vero che ognuna di esse vive di vita propria. Si tratta forse dell’elemento più importante per distinguere il genio dal semplice talento.
 
Uno dei caratteri significativi della produzione geniale è la sua fecondità. Gli uomini di genio, che siano artisti, scienziati, grandi politici o grandi condottieri, hanno prodotto molto. […] Questo è il carattere più esterno, più superficiale, ma anche più eclatante del genio.
 
Nessuno è responsabile di quello che è, e neppure di quello che fa. È evidente, e tutti più o meno ne convengono. Perché allora osannare o denigrare? Perché esistere equivale a valutare, a formulare giudizi, e l'astensione, quando non sia effetto dell'apatia o della viltà, esige uno sforzo che nessuno intende compiere.
 
Essere grandi implica essere incompresi.
 
To be great is to be misunderstood.
 
Non è importante leggere, capire e condividere tutto quello che ha scritto un filosofo, ma solo le parti che ci possono essere utili.
 
La ragione obbedisce alle emozioni senza accorgersene, e si illude che le emozioni le obbediscano.
 
Per governare una nazione, un'organizzazione o una famiglia non basta essere onesti.
 
Un politico non dovrebbe essere giudicato per la sua arroganza o il suo egocentrismo, ma per la sua capacità di governare per il bene comune, ovvero per la qualità dei risultati del suo governo.
 
La saggezza di una persona non è proporzionale alla quantità delle conoscenze acquisite, ma alla loro utilità rispetto alla soddisfazione dei bisogni propri e altrui.
 
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