Citazioni di Jorge Luis Borges

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Religione e meta­fisica sono rami della letteratura fantasti­ca.
 
La filosofia e la teologia sono, lo sospet­to, due generi della letteratura fantastica. Due generi splendidi.
 
Noi siamo la nostra memoria, noi siamo questo museo chimerico di forme incostanti, questo mucchio di specchi rotti.
 
Non sappiamo nemmeno se esista la psicologia o se si tratti piuttosto di una scienza immaginaria; a giudicare dai dati ottenuti, non esiste.
 
L'essere umano buono è anche intelligente, quello cattivo è, in più, imbecille. Le doti morali non possono essere separate da quelle intellettuali.
 
Non so se esiste il progresso storico. Forse no. […] Si può vivere anche al di fuori della storia. […] La storia impor­ta agli storici della letteratura, che non hanno nessun senso della bellezza.
 
Si può comunicare solo ciò che è condiviso dall'altro. Le parole presuppongono esperienze condivise. È come un sapore o un colore; se l'altro non ha visto quel colore o quel sapore le definizioni sono inutili.

 
Da noi la storia tende a divorare le altre discipline. Nelle nostre università non si studia realmente letteratura, si studia storia della letteratura, l’assetto sociologico delle opere o, nel miglio­re dei casi, le vicissitudini geografiche e i cambi di domicilio degli autori.
 
Le masse sono più semplici e manegge­voli degli individui. […] Lo sanno molto bene i politici, che approfittano del fatto che non parlano a un individuo ma a una moltitudine di individui, in certo modo semplificati, di modo che basta adoperare le molle più elementari e più goffe per ve­derle funzionare.
 
Forse uno dei più grandi peccati del nostro secolo è l’importanza che si dà alla storia. Questo in altre epoche non succedeva. […] L’arte e la letteratura do­vrebbero cercare di riscattarsi dal tempo. Spesso mi hanno detto che l’arte dipen­de dalla politica o dalla storia. Ma credo sia falso. […] L’arte è un piccolo mira­colo […] che sfugge, in qualche modo, all’organizzata casualità della storia.
 
Ai nostri giorni, per eccesso di docu­menti, lo storico è condannato alla specia­lizzazione, così che ormai non si potrebbe scrivere un libro di quest’ampiezza [il rife­rimento è agli studi di Edward Gibbon]. Uno storico deve limitarsi a un’epoca o al massimo a un solo Paese, ma non può scrivere una storia universale. […] Proba­bilmente l’unico beneficio della bomba atomica sarebbe di permettere eccellenti opere storiche. E dunque, in nome della storia e contro l’umanità, dobbiamo de­siderare ogni sorta di cataclisma, per non perire soffocati dall’eccesso di catalo­ghi.
 
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