Siamo situati all'interno della natura; e dovrebbe essere posto fuori di essa il nostro inizio, la nostra origine? Viviamo nella natura, con la natura, della natura e dovremmo tuttavia non essere derivati da essa? Quale contraddizione!
Porre alcunché in Dio, o derivare alcunché da Dio, null'altro significa che sottrarlo al controllo della ragione, significa porre alcunché come indubitabile, come inviolabile, come santo, senza volerne spiegare il perché. Ogni costituzione della morale e del diritto sul fondamento della teologia ha dunque sempre alla sua base un volontario o involontario accecamento, quando non addirittura un'intenzione cattiva, un secondo fine di duplicità e di menzogna. Là dove il diritto è qualcosa di serio, non ha bisogno di essere puntellato e assistito dall'alto. Non abbiamo bisogno di una legislazione cristiana; abbiamo bisogno soltanto di un diritto ragionevole, giusto, umano.