Gli uomini, finora, sempre ben lontani dal favorire il proprio sviluppo e dal far valere se stessi, non hanno mai saputo fondare la loro società su di sé, o meglio, hanno semplicemente fondato delle “società” e ci hanno vissuto.
La cultura lascia gli individui il più possibile liberi di giocare come vogliono, basta che non facciano sul serio e che non la dimentichino. Non è permesso aver rapporti liberi, cioè spontanei, con gli altri: occorre “la sorveglianza e la mediazioni di un’istanza superiore”. Io non ho il permesso di fare tutto quello che potrei, ma solo quello che la cultura mi concede di fare. Io non posso valorizzare né i miei pensieri né il mio lavoro né, in generale, niente di mio.
Che cos’è che chiamo “idea fissa”? Un’idea che ha soggiogato l’uomo. Se voi riconoscete che una tale idea fissa è sintomo di pazzia, rinchiudete chi ne è schiavo in un manicomio .. la verità di fede .. la maestà del popolo .. la virtù .. la moralità .. Tutte le chiacchiere idiote dei nostri giornali [oggi, con la diffusione dell’università, anche i giornalisti sono migliorati – rendendo forse più insidioso il loro insinuarsi] non sono discorsi da matti, da maniaci delle idee fisse, della legalità, della cristianità ecc.? Se sembra che questi matti circolino liberi è solo perché il manicomio in cui si trovano è grande quanto il mondo.
Noi “ci abbandoniamo ai nostri pensieri” e seguiamo i loro comandamenti [più imprigionati di così è impossibile; perché siamo noi stessi ad imprigionarci; perché la società, con la coscienza, costringendo alla coscienza costringe, per ciò stesso, alla prigione; se non altro della coscienza (cosicché alienazione non è essere incoscienti ma, appunto, essere coscienti!)] così come prima seguivamo quelli dei genitori. Le nostre azioni si conformano ai nostri pensieri (idee, interpretazioni, credenze [che poi più che “nostri” pensieri sono quelli della società, della “società della coscienza”]) così come si conformavano, nell’infanzia, agli ordini dei genitori.