Citazioni su Competizione

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Certe persone competono per dimostrare di essere i meno interessati alla competizione, come se competere fosse una cosa di cui vergognarsi.
 
Se due individui qualsiasi desiderano la stessa cosa, e questa non può essere goduta da entrambi, essi diventano nemici.
 
Qualunque descrizione della realtà di un essere umano è infinitamente più piccola e più semplice della realtà stessa.
 
Uno dei motivi del successo del cristianesimo è la glorificazione dei perdenti. Per questi è una consolazione, per i vincenti un'ipocrisia.
 
Ma io sono un uomo che preferisce perdere piuttosto che vincere con modi sleali e spietati. Grave colpa da parte mia, lo so! E il bello è che ho la sfacciataggine di difendere tale colpa, di considerarla quasi una virtù.
 
L'istinto di competizione è geneticamente programmato nella natura umana. Si compete anche a chi la sa più lunga, a chi è più virtuoso, a chi è più morale, a chi è più politicamente corretto, a chi è più rispettoso degli altri, a chi è più immune dall'istinto di competizione! Lo status game si nasconde dietro ogni interazione umana, anche se ci hanno insegnato (con successo) a rimuoverlo dalla coscienza.
 
Non c’è nessun metodo che garantisca la vittoria, ci sono solo errori da non commettere.
 
Il piacere della vittoria comporta il piacere del conflitto.
 
La competizione tra esseri umani è esaltata dal rispetto, dalle lodi e dagli omaggi che le masse rivolgono ai vincitori.
 
Dovremmo smetterla di pensare che competere sia sempre negativo, dannoso, immorale o stupido. È stupido pensarla così. La competizione è il prodotto di un bisogno naturale, innato, e ha conseguenze sia negative, sia positive. Va contenuta, ma non eliminata.
 
L'umiltà è considerata una virtù perché ognuno è preoccupato del suo rango sociale e si rilassa quando gli altri si abbassano.
 
Una persona che cerca di aumentare la propria bellezza vorrebbe essere più bella di altre persone. La bellezza è terreno di competizione. Lo stesso vale per la bellezza dei manufatti.
 
Il potere rende competitivi.
 
Tra tutti gli umani vi è una competizione permanente, spesso dissimulata, che solo gli ingenui non vedono. Una competizione che riguarda i valori umani, da cui dipende la posizione gerarchica intellettuale, morale, estetica ed economica di ciascuno. Dall’esito, sempre instabile, di tale competizione dipende l’assegnazione dell’autorità e dei privilegi nei gruppi sociali, e la regolazione della cooperazione.
 
Di ogni umano ci chiediamo (consciamente o inconsciamente): può farmi concorrenza? In cosa?
 
La razionalità è un terreno di competizione.
 
Non abusare della propria forza per stupire i deboli è la caratteristica di ogni spirito nobile ed elevato.
 
L'idea dell'uguaglianza sociale è una buona scusa per evitare la competizione interpersonale.
 
Rinunciare alla competizione significa scegliere di vivere come eremiti o come servi. Io credo che la competizione non debba essere eliminata, ma demimistificata, svelata, regolata, limitata, arbitrata, gestita con intelligenza, lealtà ed empatia, insieme con la cooperazione, la selezione (che implica una certa competizione) e l'imitazione, le quattro motivazioni sociali fondamentali.
 
Amiamo tutto ciò che favorisce la nostra competitività.
 
Una competizione può essere più o meno violenta. In una competizione non violenta si stabiliscono regole (obblighi e divieti) che i contendenti devono rispettare. Tuttavia, ci può essere violenza nello stabilire le regole, nel senso che ognuno vorrebbe stabilire regole a sé più favorevoli.
 
Esprimere una critica implica una competizione e una sfida, nel senso che chi critica presuppone di sapere di più e/o meglio del criticato nel contesto in discussione.
 
Non esistono amici o nemici, ma solo concorrenti.
 
In ogni umano convivono due motivazioni fondamentali e antitetiche verso altri umani: una alla cooperazione e una alla competizione. In alcuni prevale la prima, in altri la seconda.
 
Guai se X afferma di essere meglio di Y. Se Y ci crede, si deprime, se non ci crede, disprezza X.
 
Quando il più debole non riconosce la superiorità del più forte, il più forte fa la guerra al più debole, e la vince.
 
Nei tipi scattanti abbondano le false partenze.
 
L'uomo è l'unico animale che compete di nascosto e inconsciamente con i suoi simili, in ogni contesto, dai conflitti all'interno di una coppia o di un gruppo a quelli tra stati. Gli altri animali, invece, competono apertamente.
 
La scarsità dei miei muscoli è stata compensata dall'abbondanza della mia rete neurale.
 
Tra le persone che rifiutano la competizione ci sono coloro che non temono di risultare perdenti e coloro che lo temono.
 
L'uomo è un animale competitivo (oltre che cooperativo). Compete non solo in prima persona, ma anche come fazioso sostenitore di altri competitori, come si vede chiaramente negli sport, in politica, nelle religioni e nelle varie forme culturali.
 
Due desideri che convergono sullo stesso oggetto si fanno scambievolmente ostacolo. Qualsiasi mimesis che verta sul desiderio va automaticamente a sfociare nel conflitto.
 
A proposito della mistificazione e dissimulazione della competizione, mi sono chiesto perché l’ arroganza è generalmente vituperata, se non odiata, e l’umiltà lodata. Ebbene credo che il motivo sia che l’arrogante non nasconde che si ritiene superiore al suo interlocutore, il quale reagisce con rabbia e odio perché non sopporta l’idea di essere inferiore, cioè meno competitivo, dell’altro, e che la sua inferiorità sia dichiarata pubblicamente.
 
La competizione tra umani può assumere forme paradossali. Infatti alcuni competono per dimostrare di essere più sottomessi, più obbedienti, più servizievoli, più disciplinati e più umili di altri. Lo fanno per ottenere dei compensi o dei privilegi sociali o divini.
 
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