Citazioni su Status

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Lo status più alto appartiene a coloro che non si preoccupano del proprio status.
 
A mio avviso, siamo tutti schiavi dei nostri bisogni, delle nostre paure e delle nostre abitudini. Possiamo cambiare qualcuno dei nostri padroni, ma non il nostro status di schiavi. Ribellarsi a questa realtà è inutile e dannoso.
 
Ci ricordiamo facilmente dove abbiamo comprato ciò che possediamo, perché acquisire il possesso di qualcosa è un atto di rilevanza sociale, che cambia, seppur di poco, il nostro status. Perciò ogni acquisto è accompagnato da un certo grado di piacere.
 
Appartenenza e status sono collegati. Tanto minore lo status, tanto maggiore il rischio dell'esclusione.
 
Superando se stessi si superano anche altre persone.
 
Se nessuno è peggiore di me io sono un mostro, e questo è per me inaccettabile. Perciò ho bisogno di dimostrare che ci sono persone peggiori di me, e quanto più grande è il loro numero, tanto migliore io sono.
 
L'aumento di status di una persona comporta la diminuzione dello status di una o più altre persone. Infatti la somma degli status individuali è sempre uguale a zero. Questa condizione è all'origine dell'invidia e della gelosia.
 
Ogni umano ha bisogno di conferme quotidiane del proprio status, del proprio valore, della propria dignità, delle proprie appartenenze, della propria accettabilità e del proprio gradimento da parte degli altri. Non basta un successo, perché gli altri potrebbero in ogni momento cambiare il proprio giudizio. Inoltre il proprio status rischia costantemente di essere superato da quello di altri. Il successo (che implica manifestazioni di stima e di rispetto) deve essere sempre ripetuto, rinnovato, deve assumere forme sempre nuove e quantità sempre maggiori, perché qualsiasi successo, se non si rinnova, viene a noia, passa inosservato.
 
Mostrarsi disinteressati al proprio status, lo accresce.
 
Considerando il mio status e quello di un altro, ci sono quattro aspetti da osservare: lo status che mi attribuisco e quello che l'altro mi attribuisce, lo stato che attribuisco all'altro, quello che l'altro si attribuisce. Quanto maggiore è la differenza tra i quattro status, tanto più conflittuale è il rapporto tra me e l'altro.
 
Ogni umano, e ogni gruppo umano, cerca di elevare il proprio status il più possibile rispetto agli altri, usando le risorse materiali, intellettuali, estetiche ed etiche di cui dispone. Tale motivazione costituisce il motore del progresso e dei conflitti interpersonali e internazionali.
 
La persona superiore non si cura delle proprie inferiorità.
 
Ogni umano coltiva, nutre e difende il proprio status (nei confronti di quelli altrui) come meglio può, usando le risorse materiali, sociali, fisiche e mentali di cui dispone.
 
L'effetto umoristico è causato da un improvviso calo di status di qualcuno.
 
Ogni conflitto presuppone certe appartenenze e certi status relativi alle parti in competizione; presupposizioni discordanti.
 
Certe persone sentono il dovere e il piacere di umiliare i non abbastanza umili.
 
Per certe persone l'erudizione non ha altra funzione che quella di status symbol e di distintivo di appartenenza ad un certo ceto.
 
La gente parla, parla, parla. A quale scopo? Secondo me lo fa soprattutto per socializzare, per fare comunità, per condividere qualcosa, non importa cosa. Per stare in compagnia, per sfoggiare la propria “normalità”, cioè la propria dignità sociale, e per dimostrare di meritare il proprio status. A volte la gente parla anche per per scambiare beni e servizi, per cambiare la società e la natura, per fare dei fatti, ma questo genere discorsi è largamente minoritario e a molti dà anche fastidio, specialmente a coloro che non amano i cambiamenti di stato, di gerarchie e di valori.
 
L'umorismo richiede il capovolgimento improvviso e rassicurante di una seria aspettativa, come quando lo status di una persona passa da saggio a stupido, o da stupido a saggio, nel tempo di una parola.
 
Non solo gli umani desiderano essere felici, ma ancor più desiderano apparire tali, perché l'apparenza della felicità è uno status symbol rispettabile, e mostrarsi infelici un segno di fallimento. Infatti nessuno dà credito ad un infelice o ne segue i consigli.
 
Ogni umano detesta e teme coloro che rivelano, direttamente o indirettamente, le sue inferiorità.
 
... insieme con tutti i complessi di una grande potenza, la Russia soffre di un forte complesso d'inferiorità, tipico delle piccole nazioni.
 
I rapporti sessuali non sono solo l'oggetto di un istinto o di un desiderio, ma anche uno status symbol.
 
Il motivo per cui l'umiltà è considerata da molti una virtù è che a nessuno piace sentirsti inferiore ad un altro.
 
Quando gli esseri umani hanno inventato la disuguaglianza e lo status socioeconomico, hanno ideato una gerarchia di dominanza che subordina come mai il mondo dei primati aveva visto prima.
 
È possibileimparare solo quando abbandoni il tuo ego. Certo, esistono molti modi di imparare: puoi andare all’università, allora non hai bisogno di abbandonare l’ego. Anzi, più egoico sei e più bravo diventi all’università, perché l’ego ama competere, l’ego è ambizioso, l’ego è geloso, l’ego combatte con gli altri: con l’ego avrai più successo. Se all’università ti comporti con umiltà, non avrai nessuna possibilità di accrescere il tuo status. No, lì devi essere ferocemente competitivo, devi essereviolento e aggressivo, devi essere molto egoista, devi pensare che sei la persona più importante del mondo; soltanto così vincerai la medaglia d’oro, altrimenti non ci riuscirai mai. Quando vai all’università, la frequenti usando il tuo ego, ma quando vai da un Maestro accade un apprendimento di tipo completamente diverso; è un disimparare. Dal Maestro ti dovrai inchinare.
 
È frustrante sentirsi superiori se non si può dimostrare di esserlo.
 
A che serve la conoscenza se non viene usata per ridurre i mali dell'umanità e per soddisfare i bisogni propri e altrui? Se la conoscenza non viene usata in tal senso, serve solo come status symbol o come distintivo di appartenenza ad una certa categoria sociale.
 
Status e potere sono interdipendenti e direttamente proporzionali.
 
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