Citazioni su Suicidio

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Il suicidio è il modo che l'uomo ha per dire a Dio: "Non puoi licenziarmi, me ne vado io!".
 
A volte ci vuole più coraggio a non suicidarsi che a suicidarsi.
 
Scegliere il momento della propria fine è la suprema manifestazione della libertà.
 
Il suicida lasciò un biglietto con su scritto: "vi ho uccisi tutti".
 
Soltanto gli ottimisti si suicidano. Gli altri, non avendo alcuna ragione per vivere, perché dovrebbero averne una per morire?
 
Re e preti, nel condannare la dottrina del suicidio, hanno voluto assicurare la durata della nostra schiavitù. Intendono tenerci chiusi in una cella senza uscita, come quello scellerato della Commedia di Dante che fa murare la porta della prigione dove era rinchiuso lo sventurato ugolino.
 
Sbarazzarsi della vita è privarsi del piacere di riderne.
 
Vivo solo perché è in mio potere morire quando meglio mi sembrerà: senza l'idea del suicidio, mi sarei ucciso subito
 
Un uomo che ha fede è un uomo al quale è precluso il rimedio del suicidio.
 
A frenarmi dall'ammazzare qualcuno sarebbe, prima d'ogni remora morale, l'inettitudine. Quanto a me, volessi anche ammazzarmi, mi servirebbe un liberto.
 
Quanta gente ha voluto uccidersi e si è limitata invece a lacerare la propria fotografia!
 
Per chi medita di suicidarsi, il riscaldamento globale è insignificante.
 
Non ci si uccide per amore di una donna. Ci si uccide perché un amore, qualunque amore, ci rivela nella nostra nudità, miseria, inermità, nulla.
 
Vi è solamente un problema filosofico veramente serio: quello del suicidio. Giudicare se la vita valga o non valga la pena di essere vissuta, è rispondere al quesito fondamentale della filosofia.
 
La gente crede sempre che ci si uccida per una ragione. Ma si può benissimo uccidersi per due ragioni.
 
Ci sono molti che non osano uccidersi per paura di quello che diranno i vicini.
 
Non manca mai a nessuno una buona ragione per uccidersi.
 
I suicidi sono degli impazienti.
 
Vi è un problema filosofico veramente serio: quello del suicidio. Giudicare se la vita valga o non valga la pena di essere vissuta, è rispondere al quesito fondamentale della filosofia.
 
In alternativa al suicidio, che esige qualche virtù manuale e morale di difficile uso, ammutinarsi contro la vita.
 
Qualcuno si uccide perché il suo inconscio è convinto che non esistere sia l'unico modo per essere accettati dagli altri.
 
Questa coscienza di una vita contraria all'interesse, alla ragione, ai voti di ciascuno di noi, diventa a un certo punto così atroce che i più generosi tra gli uomini, il cui numero si accresce sempre di più, non vedono altro mezzo che il suicidio.
Altri ancora soffrono ugualmente della contraddizione tra le loro aspirazioni morali e la realtà, cercando di scappare da questa condizioni con un suicidio parziale: l'abbrutimento con il tabacco, il vino, gli alcolici, le droghe. Altri ancora cercano di dimenticare – di cadere nell'oblio – aggiungendo ai narcotici piaceri eccitanti o sbalorditivi: spettacoli, speculazioni intellettuali su delle questioni oziose, alle quali donano il nome di scienza e di arte.
 
Vivo solo perché è in mio potere morire quando meglio mi sembrerà: senza l'idea del suicidio, mi sarei ucciso subito... Ciò che mi ha salvato è stata l'idea del suicidio.
 
Il suicidio dimostra che ci sono nella vita mali più grandi della morte.
 
Morire con fierezza, se non è più possibile vivere con fierezza.
 
Questo è l'unico motivo per cui non possiamo lagnarci della vita: essa non trattiene nessuno.
 
Tra le miserie della nostra vita terrena, il suicidio è il miglior regalo di Dio all'uomo.
 
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