Le tradizioni servono a mantenere la coesione sociale. Quando non raggiungono più tale scopo, diventano solo un peso. Conviene allora abbandonarle ed eventualmente crearne altre più efficaci.
Ognuno vuole essere normale, e a tale scopo cerca di capire cos'è normale per gli altri, i suoi altri, cioè quelli da cui dipende. Infatti solo gli altri, con la frequenza del loro comportamento, possono stabilire cosa sia normale e cosa strano. Nessun individuo da solo ha tale autorità.
I conformisti sono tali sia per un bisogno innato di imitazione, comune a tutti gli esseri umani, sia perché la conformità rispetto ai modelli sociali della comunità di appartenenza viene premiata, e la non conformità punita, esplicitamente o implicitamente. Di conseguenza, sentirsi conformi è causa di piacere, e sentirsi non conformi causa di dolore.
Abbiamo tutti bisogno di essere approvati, perciò consideriamo (consciamente o inconsciamente) nemici coloro che non ci approvano. D'altra parte per diminuire il rischio di essere disapprovati tendiamo ad essere conformisti.
Gli esseri umani tendono ad imitare tutto ciò che vedono gli altri fare, e più sono quelli che fanno la stessa cosa, più forte è la motivazione ad imitarli. Per questo la TV è molto pericolosa.
L'essere umano è capace di qualsiasi cosa se questa è considerata normale dala sua comunità di appartenenza. Qualsiasi delitto, se compiuto in massa diventa lecito. Qualsiasi assurdità, se praticata in massa, diventa sensata, o addirittura obbligatoria.
La scuola insegna soprattutto ad obbedire, a conformarsi, a pensare secondo schemi stabiliti dalle autorità politiche, religiose, culturali e accademiche. Essa premia la conformità e punisce la devianza.
Natale è una quintessenza, un velenoso serbatoio di tutti i sentimentalismi e le falsità borghesi, un pretesto per sfrenate orge dell’industria e del commercio, per un sacco di splendida merce nei negozi; sa di latta laccata, di aghi d’abete, di grammofono, di fattorini e portalettere stanchi morti che in segreto bestemmiano, di imbarazzata solennità nelle sale da pranzo sotto un albero addobbato, di supplementi nei quotidiani e di annunci pubblicitari – insomma, di tante cose che io odio ferocemente, che mi ripugnano, e che prenderei magari con maggiore equanimità e ilarità se non deturpassero in modo così tremendo il nome del Redentore e il ricordo dei nostri anni più teneri.
Viva i pazzi. Gli spostati. I ribelli. I disturbatori. I pioli tondi nei buchi quadrati. Quelli che vedono le cose in modo diverso. Non amano le regole. E non hanno rispetto per lo status quo. Puoi copiarli, contrastarli, glorificarli o disprezzarli. Ma l'unica cosa che non puoi fare è ignorarli. Perché loro cambiano le cose. Loro spingono avanti l'umanità. E mentre qualcuno li vede come pazzi, noi li vediamo come geni. Perché quelli che sono abbastanza pazzi da pensare di poter cambiare il mondo sono quelli che ci riescono.
Il guaio del conformismo non è tanto il fatto che i conformisti siano tali (a loro buon diritto), ma che siano ostili ai non conformisti a prescindere da ciò che questi propongono. Probabilmente i conformisti si sentono inconsciamente sotto accusa da parte dei non conformisti, anche quando non è il caso, e per questo provano antipatia o timore verso di loro.
Nella competizione politica, culturale, economica coloro che salgono nella scala gerarchica godono di un vantaggio supplementare dovuto alla tendenza popolare a premiare i già premiati.
Here's to the crazy ones. The misfits. The rebels. The troublemakers. The round pegs in the square holes. The ones who see things differently. They're not fond of rules. And they have no respect for the status quo. You can quote them, disagree with them, glorify or vilify them. About the only thing you can't do is ignore them. Because they change things. They push the human race forward. And while some may see them as the crazy ones, we see genius. Because the people who are crazy enough to think they can change the world, are the ones who do.
È prova di una mente semplice e molto primitiva che uno desideri di pensare come le masse o la maggioranza, semplicemente perché la maggioranza è maggioranza. La verità non cambia perché è, o non è, creduta dalla maggioranza delle persone.
Lunga vita ai pazzi. Ai disadattati. Ai ribelli. Ai piantagrane. Ai pioli rotondi nei fori quadrati. A quelli che vedono le cose in modo diverso. Non amano le regole. E non hanno rispetto per lo status quo. Li si può citare, non essere d'accordo con loro, glorificarli o diffamarli. L'unica cosa che non si può fare è ignorarli. Perché cambiano le cose. Spingono in avanti la specie umana. E mentre alcuni possono vederli come i pazzi, noi vediamo il loro genio. Perché le persone che sono abbastanza pazze da pensare di poter cambiare il mondo, sono quelle che lo fanno.
Guardati dalla maggioranza. Se tante persone seguono qualcosa, potrebbe essere una prova sufficiente che è una cosa sbagliata. La verità accade agli individui, non alle masse.
In mancanza di un’azione gratificante, la valvola dell’impegno politico o sindacale, della militanza, può dare all’individuo l’impressione di avere uno scopo, di lavorare per il bene comune e per un mondo migliore ma, in quest’ultimo caso, di solito gli è vietato di pensare con la sua testa, di cercare fonti di informazione al di fuori dei breviari recitati in continuazione nel corso delle riunioni pubbliche dove, come dappertutto, le qualità più apprezzate sono la memoria e il conformismo [...]. Persino quando contesta le strutture gerarchiche di dominanza, deve ancora una volta inserirsi in una struttura gerarchica di dominanza. Esiste un conformismo rivoluzionario come esiste un conformismo conservatore.
Coloro che indossano jeans volutamente strappati, forse lo fanno per distinguersi da quelli che li indossano sani, facendo intendere che essi sono più liberi, coraggiosi e meno conformisti degli altri.
Le feste sono anche esami in cui si misura la conformità delle persone rispetto alle forme, norme e valori della comunità, da cui si evince il grado di appartenenza alla stessa.
Ogni gruppo sociale ha le sue liturgie, sacre e profane, essenziali per la sua coesione e caratterizzazione. Si tratta di rituali che celebrano implicitamente o esplicitamente, le forme, le nome e i valori della collettività. Chi non partecipa alle celebrazioni si estranea e si isola dal gruppo. Per questo, per non restare soli, molti partecipano alle celebrazioni liturgiche collettive pur senza credere che abbiano un qualche senso.