In un certo senso, un bambino è come un robot programmabile. Il fatto che abbia emozioni e sentimenti rende la programmazione più semplice ed efficace anche per i non esperti.
Il male non è tanto nei luoghi della città quanto nell’animo di questi giovani, dove famiglie dai genitori distratti e scuole dai professori annoiati hanno celebrato il loro fallimento.
L'educazione può aiutare a diventare migliori e, se non più felici, ci insegna ad accettare la parte prosaica e a vivere la parte poetica delle nostre vite.
Lo scopo dell'istruzione non dovrebbe essere che tutti pensino allo stesso modo, ma che ognuno pensi nel modo che sia l'espressione più completa della sua personalità.
Di forza d'animo hanno bisogno i giovani soprattutto oggi perché non sono più sostenuti da una tradizione, perché si sono rotte le tavole dove erano incise le leggi della morale, perché si è smarrito il senso dell'esistenza e incerta s'è fatta la sua direzione.
La relazione tra giovani e adulti non è simmetrica, e trattare l’adolescente come un proprio pari significa non contenerlo, e soprattutto lasciarlo solo di fronte alle proprie pulsioni e all’ansia che ne deriva.
Il fine dell'educazione non dovrebbe essere quello di farci pensare tutti allo stesso modo, ma quello di farci pensare ognuno nel modo che rappresenta la più piena espressione della propria individualità.
La dottrina materialistica che gli uomini sono prodotti dell'ambiente e dell'educazione, e che pertanto uomini mutati sono prodotti di un altro ambiente e di una mutata educazione, dimentica che sono proprio gli uomini che modificano l'ambiente e che l'educatore stesso deve essere educato.