Citazioni su Kommunikation

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Cosa può servire far qualcosa di buono se nessuno poi lo vedrà?
 
Ogni messaggio contiene una richiesta o la risposta ad una richiesta.
 
Non mi parlare. Voglio stare con te.
 
La comunicazione non è fine a se stessa ma serve all'interazione.
 
Ci sono tre tipi di dialogo: quello confermativo, che serve a confermare le idee e le appartenenze condivise con l'interlocutore; quello distruttivo, che serve a svalutare le idee e le appartenenze dell'interlocutore; e quello costruttivo, che serve a produrre nuove idee con l'aiuto dell'interlocutore.
 
Gli umani si differenziano anche per la dimensione del proprio vocabolario, cioè per il numero di lemmi e per la lunghezza e la varietà delle definizioni degli stessi. È il vocabolario che usano per pensare e per comunicare con gli altri.
 
Per parlare con una persona bisogna usare linguaggi, parole e significati noti a entrambi.
 
Ascoltare vuol dire capire ciò che l'altro non dice.
 
Non sono le parole, tutte, fatte per i grevi? Non mentono le parole per chi è lieve? Slanciati e vola: in giro, in avanti, all'indietro, tu che sei lieve. Non c'è sotto né sopra. Slanciati e vola.
 
Le parole possono avere effetti di enorme portata. Infatti, milioni di persone hanno ucciso o si sono fatte uccidere in nome di libri come la Bibbia, il Corano, Il Capitale, Mein Kampf ecc.
 
In base alle mie esperienze, alla fine di ogni discussione dialettica (dove vengono confrontate una tesi e un'antitesi) ognuno rimane della sua idea. Solo alla fine di una discussione basata su domande, in cui uno dei due o entrambi cercano di conoscere cose che non conoscono, cercano insegnanti, è possibile un travaso di conoscenze, o la formazione di una conoscenza, o idea, nuova per entrambi.
 
Se confrontiamo le informazioni provenienti da un paese dove c'è libertà di espressione con le informazioni provenienti da un paese dove non c'è libertà di espressione e ogni notizia viene censurata dal governo, quali informazioni sono secondo voi più affidabili?
 
Non dire nulla che il tuo interlocutore non desideri ascoltare, se non vuoi la sua ostilità.
 
Dietro un piccolo gesto, dietro una semplice espressione, ci può essere la ricerca di tutta una vita e forse di più vite.
 
Ogni espressione umana ha un senso, anche quando questo non appare. Comunque, il senso reale di un'espressione può essere molto diverso da quello che appare o che l'autore cerca di mostrare. Quando il senso reale è inconfessabile o disturbante, si preferisce nasconderlo, o dissimularlo con un senso fittiizio o fasullo.
 
Ogni descrizione della realtà è parziale.
 
L'unico modo per non essere fraintesi è quello di non esprimersi, ma anche il silenzio può essere frainteso.
 
Gli esseri umani comunicano tra loro continuamente con le parole e i comportamenti.
 
Saper tacere è importante quanto saper parlare.
 
Siamo così prodighi di superlativi, che, ad esempio, "caro" è diventato più forte di "carissimo".
 
Ciò che scriviamo ci influenza, ci modifica o rafforza le nostre idee e il nostro carattere. Scrivere non è mai senza effetto.
 
La parola comunica il pensiero, il tono le emozioni.
 
Quando qualcuno dice qualcosa è interessante capire ciò che dice, ma è ancora più interessante capire perché lo dice.
 
Quando una persona parla è importante capire ciò che essa non dice, più che ciò che essa dice.
 
Se tutti si attenessero alla regola di parlare non più dell'interlocutore, ad eccezione del tempo dedicato alle domande e alle risposte, i dialoghi sarebbero molto produttivi.
 
Nella comunicazione tra due persone si nasconde a volte, tra le righe, un messaggio (reale o percepito) che dice "io sono superiore a te, perciò dovresti/devi fare e pensare come dico io". Se tale messaggio viene rifiutato dal ricevente, questo assume automaticamente una posizione difensiva o aggressiva, e la comunicazione può diventare violenta.
 
Nei discorsi, spesso il non detto è più importante del detto.
 
Dialogare serve anche a stabilire, confermare o cambiare relazioni, appartenente e status.
 
Nella comunicazione tra due persone succede a volte che esse intendano la stessa cosa usando parole diverse, e cose diverse usando le stesse parole.
 
Le parole servono a trasmettere verità e falsità, consigli, ordini e inganni.
 
Tutto ciò che un essere umano comunica agli altri ha un fine nascosto, spesso inconfessabile, spesso nascosto anche al comunicatore: quello di influenzare, secondo i propri desideri (spesso incofessabili), i pensieri, i sentimenti e i comportamenti dei destinatari della comunicazione.
 
Quando due persone si incontrano, ciascuna non può evitare di comunicare all'altra che la considera amica, nemica o indifferente, e che si sente superiore, inferiore o uguale ad essa.
 
Secondo me un dialogo costruttivo consiste in brevi domande e brevi risposte, con alternanza del ruolo di interrogante e di rispondente dopo un certo numero, non troppo grande, di domande e risposte. Altrimenti non lo chiamerei dialogo, ma comizio, lezione o spot pubblicitario.
 
Vera comunicazione ha luogo soltanto fra persone di uguali sentimenti, di uguale pensiero.
 
Dietro ogni testo c'è un contesto.
 
Editori, scrittori, giornalisti e autori in generale hanno grandi responsabilità sociali perché determinano di cosa le nostre menti si occupano, e costruiscono i nostri pensieri.
 
Le parole possono aiutare, nuocere, suscitare piaceri e dolori, salvare, uccidere, o lasciare il tempo che trovano. Dipende dalle loro combinazioni, dai contesti in cui vengono espresse, e dalle menti di coloro che le sentono.
 
Il significato della tua comunicazione è la risposta che ottieni.
 
Domanda da fare all'interlocutore quando una discussione diventa sterile: "secondo te, il mio pensiero e il tuo sul tema in oggetto (1) sono contraddittori e quindi incompatibili,(2) sono entrambi validi e quindi si completano, o (3) si ignorano reciprocamente come se ciascuno ritenesse l'altro irrilevante?"
 
Siamo talmente abituati ad essere ingannati che non ce ne accorgiamo nemmeno. Per esempio, i prezzi che finiscono con virgola 99 sono ingannevoli perché ci illudono che il prezzo sia inferiore di una unità. Ma nessuno protesta.
 
Un comunicatore efficace inserisce pensieri e immagini di sua scelta nelle menti dei suoi lettori e ascoltatori.
 
Quando parliamo, ogni frase che diciamo presuppone certe idee, certi valori e certi interessi, si situa in un certo contesto, è un dettaglio di un discorso molto più grande, che include tutto ciò che abbiamo imparato da quando siamo nati. E il significato di ciò che diciamo dipende dal contesto a cui facciamo riferimento, dai nostri presupposti, dai nostri valori e interessi, e dalle nostre esperienze. La soggettività dei contesti personali rende difficile la comprensione e l'accordo tra individui.
 
L'incomunicabilità tra le persone non finisce mai di stupirmi.
 
L’infondatezza della chiacchiera non è un impedimento per la sua diffusione pubblica, bensì un fattore che la favorisce. La chiacchiera è la possibilità di comprendere tutto senza alcuna appropriazione preliminare della cosa da comprendere. La chiacchiera garantisce già in partenza dal pericolo di fallire in questa appropriazione. La chiacchiera, che è alla portata di tutti, non solo esime dal compito di una comprensione genuina, ma diffonde una comprensione indifferente, per la quale non esiste più nulla di inaccessibile.
 
So che pensi di aver capito quello che hai pensato che io abbia detto, ma non sono sicuro che tu ti renda conto che quello che hai sentito non è quello che intendevo.
 
Nessuno dovrebbe essere criticato né giudicato per ciò che non ha espresso, perché non esprimere una certa cosa non equivale a negarla.
 
Esprimere un'opinione implica esporsi all'ostilità di coloro che non sono d'accordo con essa.
 
Quando alcune parole divengono abusate, occorre ridefinirle come una dottrina dopo una eresia.
 
Ognuno dà alle parole il significato che gli conviene.
 
Non mi interessano i dibattiti, ovvero le discussioni per dimostrare di avere ragione e che l'interlocutore ha torto. Mi interessano invece i dialoghi, ovvero le discussioni costruttive, dove ci sono molti punti interrogativi e nessun punto esclamativo; dove l'obiettivo è la comprensione reciproca, non l'accordo completo tra due persone, ma almeno l'accordo su certi presupposti.
 
Prima di prima di parlare di una certa cosa, prima di valutarla, bisognerebbe definirla, a meno che non si intenda assumere la definizione standard data da un vocabolario autorevole della lingua che si usa. Tuttavia, il vocabolario può dare più di una definizione, per cui se dal contesto non si capisce quale sia quella applicabile, essa andrebbe specificata. Altrimenti il rischio di incomprensione è grande. In ogni caso, definire arbitrariamente il significato delle parole è una forma di prevaricazione del pensiero altrui.
 
Anche il non dire può significare qualcosa.
 
È impossibile non comunicare al nostro interlocutore, mediante il linguaggio non verbale, i nostri sentimenti e le nostre opinioni sulla sua persona e le sue idee.
 
Come ci si può intendere se nelle parole che io dico metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di me, mentre chi le ascolta inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per sé, del mondo com’egli ha dentro?
 
La chiacchiera è la possibilità di comprendere tutto senza alcuna appropriazione preliminare della cosa da comprendere. La chiacchiera garantisce già in partenza dal pericolo di fallire in questa appropriazione. La chiacchiera, che è alla portata di tutti, non solo esime dal compito di una comprensione genuina, ma diffonde una comprensione indifferente, per la quale non esiste più nulla di inaccessibile.

« L’esperienza, e cioè la continuità della coscienza, in cui perdura ciò che non è più presente, in cui l’esercizio e l’associazione creano, nel singolo, la tradizione, viene sostituita dall’informazione puntuale, slegata, sostituibile ed effimera, per cui si può già osservare che nel momento successivo è cancellata da altre informazioni. » (Adorno, Teoria della Halbbildung)
 
Ogni discorso è una semplificazione della realtà.
 
Ognuno narra il mondo a suo modo, secondo le proprie capacità e le proprie convenienze.
 
Pubblicare un testo significa esporsi all'ostilità di tutti coloro che non sono d'accordo con quanto esso dice.
 
Dare ascolto ad una persona significa permetterle di influenzare i propri pensieri. Per questo molti non ascoltano volentieri ciò che gli altri dicono, infatti molti cercano di difendere i propri pensieri dalle influenze altrui, dai cambiamenti arbitrari che gli altri potrebbero apportarvi.
 
Nel dialogo tra due individui, quando il discorso diventa svantaggioso per uno dei due, lo svantaggiato sente il bisogno di interromperlo, di sminuirlo, di cambiarlo, di deviarlo dall'obiettivo che si proponeva, o di cambiare il significato delle parole usate, e trova ogni possibile giustificazione razionale per la sua tattica diversiva.
 
Il titolo di un testo dovrebbe anche definirne il contesto.
 
Ogni espressione umana (informativa, letteraria, artistica, ecc.) comporta certi messaggi e certe intenzioni, e sollecita certe prese di posizione.
 
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