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È più facile sopportare la morte senza pensarvi che il pensiero della morte senza pericolo.
 
Uno dei vantaggi di esser morti è di non aver più bisogno di nessuno e di non temere più nessuno. Infatti il morto non deve fare alcuno sforzo per piacere ad alcuna persona e può permettersi il lusso di essere totalmente sincero con tutti.
 
Il rispetto degli altri per le nostre sofferenze ce lo procura soltanto la morte, che nobilita anche le sofferenze piú meschine.
 
Quando morirò, non mi vedrò morire, per la prima volta.
 
In questo infatti noi sbagliamo: nel fatto che vediamo la morte lontano davanti a noi: gran parte della morte è ormai trascorsa, la morte tiene in pugno tutto il tempo che è dietro a noi.
 
Il letto è il posto più pericoloso del mondo: vi muore l'80% della gente.
 
Morire è un dovere biologico e sociale.
 
L'uomo, che non ha mai potuto avere ragione della malattia o della morte, si è reso conto che quanto di meglio possa fare per essere felice è di non pensarci affatto.
 
Per tutti i mortali morire è un dovere.
 
A volte conviene morire per essere un pochino rivalutati.
 
Non temiamo la morte, ma il pensiero della morte.
 
Noi viviamo nell'ambito della tradizione giudaico cristiana e non sappiamo affrontare la morte se non affidandoci a speranza ultraterrene. Abbiamo un concetto molto alto di noi, meritevoli di immortalità. Ma questa credenza è rivelatrice di una verità o di uno spropositato amore di sé? Perché, nel secondo caso, forse varrebbe la pena di consegnarci con largo anticipo al nostro limite, seguendo la saggezza greca là dove insegna: "Chi conosce il suo limite non teme il destino".
 
E solo nella nostra illusione i cimiteri sono qualche cosa di diverso da un letto di foglie secche.
 
Ogni giorno che passa ci avvicina di un giorno al momento della nostra morte.
 
E infatti i cristiani non sanno morire. Basti in proposito un confronto tra la morte di Socrate e la morte di Gesù. [...] A differenza di Socrate, Gesù ha paura, non degli uomini che lo uccideranno, né dei dolori che precederanno la morte, Gesù ha paura della morte in sé, e perciò trema davvero dinanzi alla "grande nemica di Dio" e non ha nulla della serenità di Socrate che con calma va incontro alla "grande amica".
 
Non sopporterei di morire due volte. È una cosa così noiosa.
 
Chi insegnerà agli uomini a morire, insegnerà loro a vivere.
 
Non perdo mai occasione d'imparare a morire.
 
Dicono che Piero Angela abbia aspettato con grande serenità la morte che stava per sopravvenire. Come lo spiegano coloro che ritengono normale e universale, per un essere umano, aver paura e angoscia della morte?
 
Si desidera la morte solo nei malesseri vaghi; la si fugge al minimo malessere preciso.
 
Siccome una giornata bene spesa dà lieto dormire, così una vita bene usata dà lieto morire.
 
Una volta nato non ti dovrai scoraggiare, dicevi: neanche a soffrire, neanche a morire. Se uno muore vuol dire che è nato, che è uscito dal niente, e niente è peggiore del niente: il brutto è dover dire di non esserci stato.
 
In punto di morte: 'Finalmente, in giornata saprò tutto!'.
 
La morte non è niente per noi. Ciò che si dissolve non ha più sensibilità, e ciò che non ha sensibilità non è niente per noi.
 
La morte: un esilio? un rimpatrio?
 
Nessuno vuole morire. Anche chi vuole andare in paradiso non vuole morire per arrivarci. Eppure la morte è la destinazione che tutti condividiamo. Nessuno è mai sfuggito ad essa. Ed è giusto che sia così, perché la morte è molto probabilmente la migliore invenzione della vita. È l'agente di cambiamento della vita. Elimina il vecchio per far posto al nuovo. In questo momento il nuovo sei tu, ma un giorno, non troppo lontano, diventerai gradualmente il vecchio e sarai spazzato via. Scusate se sono così drammatico, ma è proprio vero.
 
La natura mi ha condannato a morte ma non ha stabilito il giorno dell'esecuzione.
 
L'uomo morendo salda tutti i debiti.
 
La morte consiste in un'anestesia totale irreversibile.
 
La morte è un ringiovanimento totale, è tornare allo stato prenatale, cioè a ciò che si era prima di nascere, prima ancora di essere concepiti.
 
Per me morire è tornare dove si era prima di nascere. Una situazione di pace assoluta ed eterna momentaneamente disturbata da una vita infinitamente breve rispetto all'eternità. Per questo non sono preoccupato di dover morire. Spero solo di non soffrire troppo prima del congedo.
 
Forse la natura, prevedendo che l'eternità sarebbe stata insopportabile, ha voluto escogitare, con la morte, un ricambio di attori sulla scena del mondo
 
A nessuno importa se uno muore, purché sia sconosciuto e lontano.
 
Bisogna che abbiamo un'idea molto primitiva dell'eternità se facciamo tanto caso del morire a trenta o a cent'anni.
 
La morte è uno stato di perfezione, il solo alla portata di un mortale.
 
Tutto ciò che ci viene dato, la morte ce lo toglie. In tal senso, tutto ciò che ci viene dato costituisce un prestito da restituire a data da destinarsi.
 
Morire è tremendo. L'idea di morire senza aver vissuto è insopportabile.
 
Non mi spaventa l'idea di morire. È solo che preferirei non essere presente quando succede.
 
Dove ci porta la morte? Ci porta in quella pace dove noi fummo prima di nascere. La morte è il non-essere: è ciò che ha preceduto l'esistenza. Sarà dopo di me quello che era prima di me. Se la morte è uno stato di sofferenza, doveva essere così prima che noi venissimo alla luce: ma non sentimmo, allora, alcuna sofferenza. Tutto ciò che fu prima di noi è la morte. Nessuna differenza è tra il non-nascere e il morire, giacché l'effetto è uno solo: non essere.
 
Quando si muore si ha ben altro da fare che di pensare alla morte
 
Meglio è una degna ed eroica morte, che un indegno e vil trionfo.
 
Prima o poi saremo tutti morti.
 
Non ho paura della morte, ma di morire.
 
Come puoi temere qualcosa che non hai mai incontrato? Come puoi farti spaventare da ciò che non conosci? Per averne paura, lo devi almeno conoscere. Quindi, in realtà, non hai paura della morte. La paura riguarda qualcos'altro. Non hai mai vissuto: questo crea la paura della morte.
 
La morte non esiste, esiste il morire.
 
L'uomo è l'unico animale capace di desiderare la propria morte e l'estinzione della propria specie. Infatti alcuni si suicidano e alcuni, se potessero, porrebbero fine al genere umano, anche perché per la natura siamo più nocivi che utili.
 
Il diritto di vivere, inteso come fonte di tutti i diritti, in determinate circostanze include anche il diritto di morire.
 
Penso che bisognerebbe andarsene tutti a ottant'anni. Per legge.
 
La morte di un uomo è meno affar suo che di chi gli sopravvive.
 
La tragedia della vita è ciò che muore dentro ogni uomo col passar dei giorni. 
 
Quando moriamo torniamo ad essere ciò che eravamo prima di essere concepiti. Perciò non dovremmo aver paura di morire.
 
La morte è la provvidenza di coloro che hanno avuto il gusto e il dono di fare fiasco, è la ricompensa di tutti quelli che non hanno avuto successo, che non ci tenevano ad averne...Dà loro ragione, è il loro trionfo. Invece, per gli altri, per quelli che hanno penato per avere successo, e me hanno avuto, che smentita, che schiaffo!
 
La morte fa parte della vita, nel senso che è il suo completamento. D'altra parte nessuna vita sarebbe possibile senza la morte di qualche altro essere vivente, ad eccezione di microorganismi che si nutrono solo di minerali.
 
La morte di un uomo è meno affar suo che di chi gli sopravvive.
 
Pochi si rendono conto che la loro morte coinciderà con la fine dell'universo.
 
La morte non è la fine, bensì il crescendo della vita stessa, il suo culmine... Se hai vissuto nel modo giusto, se hai vissuto totalmente, attimo dopo attimo, se hai spremuto tutto il nettare della vita, la tua morte sarà l'orgasmo supremo.
 
Quando incontrerò la morte l'accoglierò con tutti gli onori e mi congratulerò con lei per la sua puntualità. La morte arriva sempre al momento giusto.
 
E non ditemi che la cenere di un uomo, nonostante lo sfarzo dei cimiteri, sia diversa da quella di un gatto o di una volpe.
 
Vorrei morire pensando ad altro.
 
La morte naturale non esiste: ogni morte è un assassinio. E se non si urla, vuol dire che si acconsente.
 
La morte ci fa paura, o ci attrae, anche perché ci rende tutti uguali.
 
La morte è difficile fissarla. Ma qualche occhiata è bene lanciargliela.
 
La morte non è il peggio che può accadere agli uomini.
 
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