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Felicità è amare ciò che si ha, non provare invidie né gelosie, non temere il futuro, conoscere e accettare i propri limiti, poter esercitare le proprie capacità, avere buoni rapporti con gli altri e poter soddisfare a sufficienza i propri bisogni innati.
 
Un umano non può darsi la felicità, tuttavia può creare le condizioni per ottenerla.
 
Capita a volte di sentirsi per un minuto felici. Non fatevi prendere dal panico: è questione di un attimo e passa.
 
È curioso osservare quale ideale di felicità amino gli uomini e in quali singolari posti essi cerchino la sua sorgente. Alcuni la cercano nell'ammucchiare ricchezze, alcuni nella superbia del potere, altri nelle conquiste dell'arte e della letteratura. Pochi la cercano nell'esplorazione del loro spirito o nel miglioramento della conoscenza.
 
La felicità sta nel conoscere i propri limiti e nell'amarli.
 
Sei infelice perché sei inconsapevole; ma poi cerchi di diventare ancora più inconsapevole, per non sentire di essere infelice.
 
La felicità è un fatto naturale e non si costruisce con la ragione. Tuttavia la ragione ci aiuta a individuare, e, se possibile, a rumuovere, gli ostacoli alla felicità propria e altrui.
 
La felicità non sta nell'essere amati: questa è soltanto una soddisfazione di vanità. La felicità sta nell'amare.
 
La felicità dipende dalla saggezza, dalla salute, dai rapporti sociali e da quelli economici, e tutte queste cose dipendono dalla fortuna, perciò la felicità dipende dalla fortuna.
 
Quando si è felici, le infelicità passate non contano.
 
Se il denaro non dà la felicità, neppure la toglie.
 
Esiste un bene maggiore della felicità? No, per felicità s'intende generalmente il massimo bene di cui un umano possa godere. Per i cristiani, gli ebrei e i musulmani, la felicità coincide con il Paradiso, o con la certezza che saranno in esso accolti dopo la morte. Per i non credenti, la felicità consiste semplicemente nella gioia di vivere, ovvero nell'essere soddisfatti della propria esistenza.
 
Beato l'uomo che non aspetta niente, ché non verrà mai deluso.
 
La felicità consiste nel poter dire la verità senza far mai soffrire nessuno. (Dal film "8 e mezzo" di Federico Fellini)
 
L'indifferente non può essere felice.
 
Ricetta della felicità.
La felicità è possibile
e la ricetta è questa:
liberarsi e liberare,
capire ed esser capiti,
amare ed essere amati,
comunicare e cooperare,
e insieme giocare col caso.
 
Tre cose occorrono per essere felici: essere imbecilli, essere egoisti e avere una buona salute. Ma se vi manca la prima tutto è finito.
 
La felicità non consiste negli armenti e neppure nell'oro; l'anima è la dimora della nostra sorte.
 
La vera felicità è non aver bisogno di felicità
 
Se fai quello che ti piace è libertà.. Se ti piace quello che fai è felicità.
 
Con il mito volgare della felicità, si può fare degli uomini press'a poco ciò che si vuole, e tutto quello che si vuole delle donne.
 
La felicità non esiste, ma esistono momenti felici.
 
Nessuno è felice senza un'illusione di qualche tipo. Per essere felici, le illusioni sono necessarie quanto la realtà.
 
La felicità non dipende tanto dal piacere, dall’amore, dalla considerazione o dall’ammirazione altrui, quanto dalla piena accettazione di sé.
 
Ci sono due modi per conquistare la felicità: uno è fare l'idiota, l'altro è esserlo.
 
La felicità è uno stato emotivo di intensità variabile caratterizzato da assenza o scarsità di dolore, ottimismo e piacere connesso alla soddisfazione dei bisogni primari propri e delle persone con cui si è in relazione. Non si può essere sempre felici, ma si può essere più o meno felici momento per momento.
 
Un ingrediente della felicità è la pace tra l'io cosciente e l'inconscio.
 
Se non sei felice è tutta colpa tua. -- Proverbio Tibetano
 
Immagina di essere felice. Se non ci riesci, difficilmente potrai esserlo realmente.
 
Sono felici i momenti in cui ci si sente uguali e uniti agli altri. Purtroppo quei momenti sono fugaci perché presto torna la percezione conscia o inconscia delle differenze e della competizione interpersonale.
 
Prima di insegnare agli altri come essere felici, bisogna esserlo. Ma essere felici non basta per insegnare agli altri come esserlo, perché ognuno è felice e infelice a modo suo. Pensare che ci sia solo un modo per essere felici è una sciocchezza.
 
La felicità che alcuni cercano è un'illusione, e la felicità che alcuni trovano è una realtà basata su illusioni.
 
La felicità non esiste. Di conseguenza non ci resta che provare a essere felici senza.
 
Secondo Epicuro, siamo felici quando percepiamo sensazioni piacevoli e quando non percepiamo quelle spiacevoli. Similmente, Jeremy Bentham ha stabilito che la natura ha dato il dominio sull’uomo a due padroni – il piacere e il dolore – e soltanto loro determinano ogni cosa che facciamo, diciamo e pensiamo. Il successore di Bentham, John Stuart Mill, ha spiegato che la felicità non è nient’altro che piacere e libertà dal dolore, e che al di là del piacere e del dolore non esiste alcun bene o male. Chiunque cerchi di dedurre il bene e il male da qualcos’altro (come la parola di Dio o l’interesse nazionale) vi sta ingannando, e forse s’inganna lui per primo.
 
Osserva un bambino che raccoglie conchiglie sulla spiaggia: è più felice dell'uomo più ricco del mondo. Qual è il suo segreto? Quel segreto è anche il mio. Il bambino vive nel momento presente, si gode il sole, l'aria salmastra della spiaggia, la meravigliosa distesa di sabbia. È qui e ora. Non pensa al passato, non pensa al futuro. E qualsiasi cosa fa, la fa con totalità, intensamente; ne è così assorbito da scordare ogni altra cosa. Il segreto della felicità è tutto qui: qualsiasi cosa fai non permettere al passato di distrarre la mente e non permettere al futuro di disturbarti.
 
Assumersi la responsabilità della propria infelicità è l’inizio del cambiamento.
 
La felicità è là dove sappiamo che c’è stata o dove pensiamo di trovarla; sempre e comunque – altrove.
 
La vera felicità è la pace con se stessi. E, per averla, non bisogna tradire la propria natura.
 
Se fai x sarai felice.
Se fai y sarai infelice.
Se non fai j sarai felice.
Se non fai k sarai infelice.
A volte x, y, j e k sono la stessa cosa e in tali casi si determina ciò che Gregory Bateson chiamava "doppio vincolo", ovvero un fattore della schizofrenia.
 
Quando ero bambino nessuno sentiva la mancanza di uno smartphone, nessuno ne aveva bisogno, e a nessuno veniva in mente che uno smartphone potesse renderci più felici o alleviare le nostre sofferenze. E così è stato. Infatti lo smartphone, in generale, non ci ha reso più felici né ha alleviato le nostre sofferenze anche se ha facilitato la soluzione di qualche problema.
 
Un placebo è una promessa di felicità che rende felice chi ci crede, fino al momento della delusione. La bellezza, la medicina ciarlatana, la propaganda (commerciale, politica, religiosa, ecc.), la fede, sono esempi di placebo. Il placebo genera speranza e fortifica, e in tal modo facilita l'autoguarigione dalle malattie.
 
La felicità odia i timidi.
 
Si può essere felici per errore, ovvero grazie a certe illusioni.
 
Se improvvisamente e inaspettatamente ti senti felice, non sentirti in colpa per questo, anche se sei circondato da persone infelici. E comunque i momenti di felicità hanno breve durata.
 
La maggior parte delle ricette di felicità e serenità che troviamo nel supermercato delle religioni, filosofie, ideologie e pseudoscienze offrono cure palliative che non risolvono il problema principale di ogni essere umano, che è quello di avere interazioni mutuamente soddisfacenti con altri umani.
 
Non esiste felicità intelligente.
 
Strappa all’uomo comune le illusioni e con lo stesso colpo gli strappi anche la felicità.
 
La felicità, nonostante la pubblicità vi illuda, non ci viene dall'ultima generazione di telefonini o di computer, e più in generale di «prodotti», ma da uno straccio di «relazione in più».
 
Se la filosofia servisse ad aumentare la felicità, gli esperti di filosofia dovrebbero essere più felici dei non esperti. Ma non è sempre così, anzi quasi mai è così.
 
Uno dei mali dell'attuale civiltà occidentale è la massa di false promesse di felicità da cui siamo circondati, promesse che si contendono la nostra attenzione per venderci qualcosa o indurci a sostenere certi leader.
 
Quanto sei felice in questo momento? Sei non sei abbastanza felice, cerca di capirne la causa. Probabilmente hai un bisogno primario insoddisfatto. Cerca di capire quale, e come potresti soddisfarlo.
 
Il grado di felicità di un essere umano dipende soprattutto dalla qualità delle sue interazioni abituali con gli altri.
 
Non è ciò che hai, chi sei, dove sei o ciò che fai a renderti felice o infelice. È ciò che pensi a riguardo.
 
La mancanza di qualcosa che si desidera è una parte indispensabile della felicità.
 
Una felicità dura finché durano le relazioni (reali o illusorie) che la sostengono.
 
Aver fame e trovare da mangiare rende più felici che non aver mai fame.
 
La felicità è un mito inventato dal diavolo per farci disperare.
 
La felicità esiste. Ne ho sentito parlare.
 
Se tu avessi il potere di rendere tutti gli altri più felici a scapito della tua felicità, useresti tale potere?
 
Non si può essere felici da soli.
 
Tutto è buono... Tutto. L'uomo è infelice perché non sa di essere felice. Solo per questo. Questo è tutto, tutto! Chi lo comprende sarà subito felice, immediatamente, nello stesso istante. [...] Tutto è bene per colui che è consapevole che tutto è bene. Se sapessero di stare bene, starebbero bene; ma, finché non sapranno di stare bene, staranno male. Ecco tutta l'idea! Tutto! E non ce n'è un'altra
 
Una vita «abbastanza» felice è una vita in cui i bisogni che la caratterizzano vengono soddisfatti senza troppo ritardo ogni volta che si acutizzano.
 
Esiste un segreto per vivere felici, ma questo rimane, appunto, un segreto.
 
Gli uomini sarebbero felici se non avessero cercato e non cercassero di esserlo.
 
La vera felicità costa poco; se è cara non è di buona qualità.
 
Se vi dicessi che sono felice fareste bene a dubitarne. Infatti potrei dirlo (e crederci mentendo a me stesso) per ostentare una mia presunta superiorità filosofica.
 
Il primo requisito per insegnare ad altri come essere felici è essere felici.
 
La vera felicità costa poco. Se è cara non è di buona qualità.
 
Noi viviamo in un'epoca così disperata che qualsiasi felicità possediamo deve essere tenuta nascosta come una deformità.
 
La vera felicità è non aver bisogno di felicità.
 
Il motivo per cui uno sta più o meno bene è estremamente complesso. Chi crede di conoscerlo, molto probabilmente si sbaglia.
 
La felicità è impossibile a chi la desidera.
 
Data la complessità dell’apparato mentale umano, sembra piuttosto che la felicità, intesa come espressione soggettiva di uno stato di attivazione del sistema endorfinico, dipenda dall’insieme dei rapporti che il soggetto intrattiene con il mondo e dall’uso attivo delle sue potenzialità.
 
La persona serena procura serenità anche agli altri.
 
Che cos'è la felicità? La sensazione che la potenza cresce, che si sta superando una resistenza. 
 
Vuoi essere felice? Coltiva l'illusione che gli altri ti capiscano, ti rispettino, ti ammirino, ti vogliano bene, desiderino la tua compagnia e la tua cooperazione, e che tu sia libero di cooperare con le persone che ti piacciono, quanto, dove, come e quando ti piace cooperare.
 
La felicità non è avere quello che si desidera, ma desiderare quello che si ha.
 
La felicità è una menzogna, la cui ricerca è causa di tutti i malanni della vita. Ma ci sono calme serene che la imitano e forse la superano.
 
Nonostante i progressi della psicologia e della filosofia, I motivi per cui alcuni sono più felici o infelici di altri non sono affatto chiari. Alcuni pensano di conoscere tali motivi, ma non ci sono idee largamente condivise a tale riguardo.
 
La vera felicità è l'illusione di raggiungerla.
 
Per raggiungere la felicità bisogna rinunciare a qualcosa, e a volte il prezzo è troppo alto.
 
La conoscenza, la cultura, l'istruzione non ci rendono felici né ci portano al successo, ma ci aiutano a capire perché non siamo felici né abbiamo successo.
 
La nostra felicità dipende dalla qualità dei nostri rapporti con gli altri. A sua volta, la qualità dei nostri rapporti con gli altri dipende dalla qualità delle nostre menti. Perciò per essere più felici dobbiamo migliorare le nostre menti affinché i nostri rapporti con gli altri possano migliorare.
 
È giunta l'ora di farla finita con la favola millenaria secondo cui felicità, beatitudine e serenità sono mete desiderabili della vita. Troppo a lungo ci è stato fatto credere, e noi ingenuamente abbiamo creduto, che la ricerca della felicità conduca infine alla felicità.
 
La felicità è come una farfalla: se l'insegui non riesci mai a prenderla, ma se ti metti tranquillo può anche posarsi su di te.
 
Felicità è interagire con le persone e le cose giuste al momento giusto e nel modo giusto, ovvero soddisfacente per tutti gli interattori.
 
Una felicità presente ci fa dimenticare tante infelicità passate.
 
Giammai sarai felice finché un altro ti darà fastidio per il fatto che è più felice di te.
 
La capacità di migliorare consapevolmente le proprie risposte cognitivo-emotive agli stimoli esterni e interni è la qualità umana di più alto valore per la conquista della felicità, ovvero per il mantenimento di buone relazioni con gli altri e con la natura, e per la ricorsiva soddisfazione dei propri bisogni primari.
 
Felici o infelici, tutti sembrano esperti di felicità.
 
Nulla ci rende più felici che la sensazione di essere uguali e uniti agli altri. Per questo tendiamo a illuderci e a illudere gli altri che siamo veramente uguali e uniti, e a tale scopo chiudiamo spesso gli occhi di fronte alle evidenti differenze e competizioni tra noi umani.
 
Ci sono persone felici a loro insaputa.
 
Uno degli aspetti più assurdi dell'infelicità umana è che essa è oggetto di vergogna, poiché tanto meno una persona si dimostra felice, tanto più è considerata malata o incapace ("looser") e quindi emarginata. Questo ci induce a nascondere la nostra infelicità, fino a rimuoverla nell'inconscio. Ci si può perfino illudere di essere felici per timore dell'emarginazione, o negare che si possa essere più felici di quanto uno sia.
 
La felicità non risiede nel mero possesso del denaro; risiede nella gioia del raggiungimento, nell'emozione dello sforzo creativo.
 
Felice è chi crede ad una falsa promessa di felicità, finché non scopre che la promessa era falsa.
 
Se non riusciamo ad essere felici, cerchiamo, e contentiamoci, di non essere infelici.
 
La felicità ha un costo che non è uguale per tutti.
 
La nostra felicità non dipende soltanto dalle gioie attuali ma anche dalle nostre speranze e dai nostri ricordi. Il presente si arricchisce del passato e del futuro.
 
Il piacere (e dunque la felicità) sta nel fare, non nell'aver fatto.
 
A volte, da noi dipende più la felicità altrui che la nostra.
 
Uno dei grandi segreti della felicità è moderare i desideri e amare ciò che già si possiede.
 
La felicità può essere basata sulla speranza o sull'illusione di una futura felicità.
 
La felicità è un processo, non uno stato.
 
Se l'infelicità è il risultato di un desiderio lanciato al di là delle nostre possibilità, non c'è alcuna difficoltà a dire che chi è infelice in qualche modo è colpevole, perché è lui stesso causa della sua infelicità, per aver improvvidamente coltivato un desiderio infinito e incompatibile con i tratti della sua personalità, che non si è mai dato la briga di conoscere.
 
Speranze e illusioni sono elementi fondamentali della felicità, specialmente la speranza e l'illusione che saremo più felici in futuro.
 
La felicità non è la libertà dai bisogni, ma la possibilità di soddisfarli ogni giorno.
 
Chi non accetta una inevitabile infelicità è ancora più infelice di chi l'accetta.
 
Si può essere felici sapendo che altri soffrono?
 
Si può essere felici senza almeno la speranza o l'illusione di una relazione d'amore con qualche persona o divinità?
 
La felicità è una condizione in cui, nel bilancio emotivo di una persona, il piacere prevale statisticamente sul dolore.
 
La felicità si guadagna attenendosi alla giusta misura, che i Greci conoscevano perché si sapevano mortali e i cristiani conoscono meno perché ospitati da una cultura che non si accontenta della felicità, perché vuole la felicità eterna, che è una condizione che non si addice a chi ha avuto in dote una sorte mortale.
 
Io sono serena. Felice no: di fronte all’enorme sofferenza nella quale naviga il mondo, chi può essere felice? Non avrebbe senso.
 
La felicità consiste nell'ignoranza del vero.
 
I momenti felici sono quelli in cui un bisogno viene soddisfatto, una mancanza viene colmata, un problema viene risolto, un pericolo viene scampato, una crisi viene superata, una sfida viene vinta, un enigma viene chiarito, una giustizia viene ottenuta, un danno viene riparato, una malattia guarisce, un dolore cessa, una cosa cercata viene trovata, un sogno viene realizzato. Senza difficoltà non ci può essere felicità, ma solo noia.
 
Distratti da noi, fino a diventare perfetti sconosciuti a noi stessi, ci arrampichiamo ogni giorno su pareti lisce per raggiungere modelli di felicità che abbiamo assunto dall’esterno.
 
Credere alle stesse false promesse di felicità è un fattore di coesione sociale, di condivisione, di unione, e in quanto tale è un fattore di felicità.
 
La felicità è sempre instabile e incerta.
 
Il mondo del felice è un altro che quello dell'infelice.
 
Per essere felici è necessario sapere (o illudersi) di essere compresi, accettati, assolti, approvati, amati da almeno una persona amata.
 
Per avere un momento di felicità bisogna dimenticare i dolori passati e quelli futuri.
 
Dobbiamo convenire che per essere felici nella vita bisogna letteralmente paralizzare molti lati della nostra anima.
 
Coloro che non furono mai sventurati, non sono degni della loro felicità.
 
Se ti capita di essere felice senza sapere perché, non ti preoccupare. Non sempre il motivo è comprensibile. Assicurati soltanto che la tua felicità non sia causata da comportamenti nocivi (prima o poi) per te o per qualcun altro.
 
Ciò che conta per la felicità non è chi ha ragione e chi torto, le posizioni nelle gerarchie, il possesso di beni e privilegi o la conformità a certi modelli di pensiero e di comportamento, ma la reciprocità, ovvero l'utilità, l'aiuto e il desiderio reciproci tra esseri viventi.
 
Ogni persona ha la sua idea di felicità.
 
Felicità è il sentimento che provi mentre stai interagendo in un modo che ritieni buono e giusto per te e per gli altri.
 
Non esiste una definizione scientifica, né oggettiva, del concetto di felicità. Ognuno la definisce a suo modo. Siamo solo d'accordo, forse, che sia qualcosa di desiderabile e di desiderato.
 
La felità è una continua sfida, continuamente, e mai definitivamente, vinta.
 
Sarebbe terribile scoprire che le uniche cose ci possono far felici sono inaccettabili per gli altri.
 
Si può essere felici senza mai smettere di essere tristi.
 
Non posso scegliere il mio umore, dato che non uso droghe né psicofarmaci. Posso tuttavia cercare di vivere saggiamente, sperando che la saggezza favorisca il buon umore.
 
Molte persone hanno un'idea sbagliata di ciò che porta alla vera felicità. Essa non si raggiunge attraverso il piacere personale, ma attraverso la fedeltà a un proposito degno.
 
La felicità non è mai garantita, va difesa e riconquistata continuamente contro le persone e le cose che vorrebbero togliercela apertamente o di nascosto.
 
Felicità è anche non accorgersi che in realtà si è soli.
 
La felicità è una ricompensa che giunge a chi non l'ha cercata.
 
Un ingrediente indispensabile della felicità e l'accordo tra la propria coscienza e il proprio inconscio.
 
Esistono tante ricette per la felicità. La mia è questa: fai diverse esperienze (con prudenza e senza impegnarti troppo), prova diversi modi di pensare (leggendo diversi autori), e ogni tanto chiediti quali esperienze e quali modi di pensare ti hanno reso più felice.
 
Amare ciò che si ha, saperne gioire, godere dei privilegi del proprio stato, non invidiare coloro che ci sembrano più felici di noi, applicarsi per perfezionare noi stessi e per ricavare i maggiori vantaggi dai nostri comportamenti, è tutto quello che chiamo felicità.
 
Nessuno può essere perfettamente libero finché non sono liberi tutti; nessuno può essere perfettamente morale finché non sono tutti morali; nessuno può essere perfettamente felice finché non tutti sono felici.
 
La felicità è un percorso, non una destinazione.
 
Chi vuole insegnare agli altri come essere felici, deve prima di tutto dimostrare di esserlo.
 
La suprema felicità della vita è essere amati per quello che si è o, meglio, di essere amati a dispetto di quello che si è. 
 
La felicità umana è fatta di tanti ingredienti che ne manca sempre qualcuno.
 
Ci sentiamo infelici perché il nostro essere è incredibilmente vasto e noi lo obblighiamo a restare confinato in quel piccolo tunnel.
 
La felicità richiede coraggio.
 
L'infelicità è brutta, cattiva e socialmente svantaggiosa. Perciò conviene illudersi o fingere di essere felici.
 
La natura ha posto l’umanità sotto il dominio di due padroni sovrani: pena e piacere. Essi solo ci indicano quel che dobbiamo fare e quel che non dobbiamo fare. Sono legati al loro trono, da un lato il metro del giusto e dell’ingiusto, dall’altro la catena delle cause e degli effetti. Il principio dell’utilità riconosce tale soggezione e la prende a base del sistema, che per oggetto di dirigere per mezzo di ragione e della legge l’edificio della felicità.
 
Ogni epoca ha le sue ricette della felicità.
 
La Natura non ci ha solamente dato il desiderio della felicità ma il bisogno; vero bisogno, come quel di cibarsi. Perché chi non possiede la felicità, è infelice, come chi non ha di che cibarsi, patisce di fame. Or questo bisogno ella ci ha dato senza la possibilità di soddisfarlo, senza nemmeno aver posto la felicità nel mondo.
 
Vorrei essere felice per aiutare gli altri a diventarlo.
 
La felicità ci dà l'energia che è la base della salute.
 
Ci sono grandi felicità che per poter essere raggiunte esigono grandi dolori.
 
La felicità è direttamente proporzionale all'illusione di essere tutti uguali, tutti uniti, tutti amanti gli uni degli altri, e tutti vittoriosi su coloro che non fanno parte di questa unione.
 
La vita concede a ciascuno di noi rari momenti di pura felicità. A volte, solo pochi giorni o settimane. A volte, anni. Tutto dipende dalla fortuna. Il ricordo di quei momenti non ci abbandona mai e si trasforma in un paese della memoria a cui cerchiamo inutilmente di fare ritorno per il resto della vita.
 
La felicità dipende soprattutto dalla fortuna. Non comprendere e non accettare questa semplice verità ci rende ancora più infelici.
 
La felicità, come la ricchezza, ha i suoi parassiti.
 
La felicità è l'effetto temporaneo dell'avverarsi dei propri desideri o dell'illusione che essi stiano per avverarsi.
 
La felicità è un diritto, ma non una garanzia, non un’assicurazione. È una fortuna, che può essere favorita o sfavorita dal comportamento proprio e altrui.
 
La felicità non esiste se non come mito. Invece, due cose che sicuramente esistono sono il piacere e il dolore, sia fisici che mentali.
 
La felicità consiste nel soddisfare dei bisogni e nel risolvere con successo dei problemi.
 
La felicità è uno stato mentale.
 
Come possiamo insegnare agli altri a fare cose che non siamo capaci di fare noi stessi? Come possiamo insegnare agli altri ad essere felici se non lo siamo noi stessi?
 
La felicità è un modo di vedere. 
 
La felicità dovrebbe essere l'unica condizione della vita; dove la felicità fallisce, l'esistenza rimane un folle e lamentevole esperimento.
 
La gente simpatizza più volentieri con l'infelicità anziché con la felicità.
 
Qualsiasi felicità è un capolavoro: il minimo errore la falsa, la minima esitazione la incrina, la minima grossolanità la deturpa, la minima insulsaggine la degrada.
 
La conoscenza della verità non rende necessariamente felici, perché la felicità è spesso basata sull'illusione.
 
Gli uomini non ripongono mai la loro felicità in ciò che sono, ma in ciò che sperano di divenire; e non so se sia per questa illusione che essi non possono mai raggiungere la felicità, o se, appunto perché sanno di non poterla mai raggiungere, la ripongono volentieri in questa illusione.
 
La felicità consiste nella realizzazione dello spirito attraverso il corpo.
 
Meglio essere infelici sui cuscini di una Rolls Royce che sulle panchette di un tram.
 
L'uomo passa la vita a imparare e disimparare la logica della felicità, ovvero quali situazioni, pensieri e comportamenti aumentano il suo grado di felicità e quali lo diminuiscono.
 
Non ci sarebbero tanti disperati nella vita se tutti, da bambini, fossero stati davvero amati e solo amati.
 
Quando prendi molto sul serio il mondo, non puoi sapere cosa sia la felicità. La felicità accade unicamente quando hai messo radici in una visione del mondo secondo la quale tutto non è altro che un gioco.
 
Quando uno è contento di se stesso ama l'umanità.
 
L'unica saggezza è fare in modo che la nostra felicità e il nostro umore dipendano solamente da noi stessi.
 
La natura ha creato gli uomini in modo che desiderino ogni cosa e non possano conseguire ogni cosa: talché essendo sempre maggiore il desiderio che la potenza di acquistare, ne risulta la mala contentezza di quello che si possiede e la poca soddisfazione.
 
La felicità è il frutto finale e perfetto dell'obbedienza alle leggi della vita.
 
Nessuno mi può costringere a essere felice a modo suo.
 
La propensione alla felicità è accessibile a qualsiasi essere umano, a prescindere dalla sua ricchezza, dalla sua condizione sociale, dalle sue capacità intellettuali, dalle sue condizioni di salute. Perché la felicità non dipende tanto dal piacere, dall'amore, dalla considerazione o dall'ammirazione altrui, quanto dalla piena accettazione di sé.
 
Forse dovremmo evitare di cercare o di creare un codice di condotta per ottenere la felicità. Forse per essere meno infelici possibile conviene in ogni momento cercare di capire cosa il nostro inconscio ci chiede di fare e di pensare, e accontentarlo, a meno che non si tratti di richieste immorali, dannose o pericolose per noi o per gli altri.
 
La felicità è spesso un'illusione, ma l'infelicità è una realtà.
 
La felicità dipende in gran parte da cosa ci aspettiamo dagli altri, e il comportamento degli altri verso di noi dipende in gran parte da cosa ci aspettiamo da loro.
 
È infelice chi si aspetta troppo dalla felicità.
 
Per essere felici è importante avere ruoli, posizioni gerarchiche, poteri e valore personale adatti a sé, e riconosciuti e accettati da un numero di persone sufficientemente grande.
 
Non parlare di felicità con chi è meno fortunato di te.
 
Godi e fa' godere, senza far male a te stesso o a qualche altro: ecco qui, credo, tutta quanta la morale.
 
Per essere felici bisognerebbe desiderare ciò che si ha.
 
Non accontentatevi della felicità, aspirate alla serenità.
 
La felicità è anche uno status symbol, ed è desiderata anche per questo.
 
C'è gente che si finge felice per non dare segni di debolezza.
 
Il ricordo della felicità non è più felicità; il ricordo del dolore è ancora dolore.
 
Ognuno cerca la felicità a suo modo, usando le risorse a propria disposizione.
 
La felicità di un umano dipende molto da cosa egli presume che gli altri pensano di lui.
 
L'infelicità è l'insoddisfazione prolungata di bisogni irrinunciabili.
 
Felicità è sentirsi amati dalle persone amate.
 
Il prezzo del progresso della civiltà si paga con la riduzione della felicità.
 
La felicità non consiste nell'acquistare e godere ma nel non desiderare nulla, perché consiste nell'essere liberi.
 
La felicità: per alcuni arriva inaspettata, per altri arriva dopo terribili fatiche, per altri ancora non arriva mai. Anche perché non è chiaro cosa sia e da cosa dipenda.
 
La felicità le più volte consiste nel sapersi ingannare.
 
La felicità è reale solo quando è condivisa.
 
Buona parte della felicità nostra sta nella distrazione da noi medesimi.
 
Per alcuni la felicità è una sensazione cosi insolita che appena la provano, si allarmano e s'interrogano su questo nuovo stato; nulla di simile nel loro passato: è la prima volta che si avventurano fuori della sicurezza del peggio.
 
La concezione di felicità tipica della cultura di massa può essere detta consumatrice nel senso più largo del termine, vale a dire che essa spinge non soltanto al consumo dei prodotti, ma al consumo della vita stessa.
 
La felicità spesso si insinua attraverso una porta che non sapevate di aver lasciato aperta.
 
Posso essere più felice di come sono? Probabilmente sì, ma non adesso.
 
Molti uomini vivono felici senza saperlo.
 
Non può essere felice chi è costretto a nascondere le proprie idee e i propri sentimenti.
 
Dio si è riservato la distribuzione di due o tre piccole cose sulle quali non può nulla l'oro dei potenti della terra: il genio, la bellezza e la felicità.
 
Nessun essere umano può veramente capirne un altro, e nessuno può costruire la felicità di un altro.
 
Per non diventare molto infelici il mezzo più sicuro sta nel non pretendere di essere molto felici.
 
A che ci serve la scienza se non ci aiuta ad essere felici? Ci aiuta a fuggire da ciò che ci fa paura, a dominare gli altri, a combattere l'ignoranza, ad evitare i pericoli e le malattie, a lavorare di meno, ecc. ma non ad essere felici. Abbiamo bisogno di una scienza della felicità.
 
La felicità di un individuo dipende molto da come esso si sente trattato dagli altri.
 
Il Natale è una promessa di felicità, di fraternità, di comunità, di pace e di regali. A parte i regali ai bambini, normalmente la promessa non viene mantenuta e dal giorno dopo tutto torna come prima.
 
Nulla è più difficile che condurre un uomo alla propria felicità.
 
La felicità dipende anche da cosa ci si aspetta.
 
Due infelicità sommate possono fare una felicità
 
La felicità consiste nel non desiderare che ciò che si possiede.
 
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