Lo scopo della psicoterapia dovrebbe essere il cambiamento di certe logiche cerebrali disfunzionali, consce o inconsce, di tipo cognitivo, emotivo o motivo.
La psicoterapia richiede tempi lunghi e molti esercizi, come per apprendere a suonare uno strumento musicale o a parlare una lingua straniera. Più si è avanti negli anni, più è difficile.
Posto che due esseri umani accettino la loro umana debolezza, precarietà e finitezza, mettendola in comune possono giungere a sentirsi entrambi più forti. E non solo perché possono aiuarsi nei momenti di difficoltà. Se avviene all'insegna del volersi bene, quella messa in comune realizza un altro effetto straordinario. Le persone possono giungersi ad esporsi l'una all'altra senza difese e a sentire che nessuno dei due ne approfitterà. (da "Star male di testa")
Tutti i problemi tipicamente umani hanno una matrice sociale, cioè riguardano i rapporti con gli altri o sono causati dagli altri. Di essi si occupa o dovrebbe occuparsi la psicologia, che pertanto è sempre psicologia sociale. Una psicologia che non si occupa di problemi, o che prescinde dai rapporti sociali non è psicologia, ma neurologia.
Un uomo che è stato l'indiscusso favorito di sua madre mantiene per tutta la vita l'atteggiamento interiore di un conquistatore, quella fiducia nel successo che di frequente porta al successo effettivo.
Psicologia e filosofia sono per me così intricate e interdipendenti che ritengo necessarie una filosofia della psicologia e una psicologia della filosofia.
Mente e cuore hanno bisogno l'una dell'altro. Oggi è proprio la neuroscienza che sostiene la necessità di prendere molto seriamente le emozioni. Le nuove scoperte scientifiche sono incoraggianti. Ci assicurano che se cercheremo di aumentare l'autoconsapevolezza, di controllare più efficacemente i nostri sentimenti negativi, di conservare il nostro ottimismo, di essere perseveranti nonostante le frustrazioni, di aumentare la nostra capacità di essere empatici e di curarci degli altri, di cooperare e di stabilire legami sociali in altre parole, se presteremo attenzione in modo più sistematico all'intelligenza emotiva potremo sperare in un futuro più sereno.
Per effetto dei meccanismi difensivi [...] ogni coscienza ha una macula cieca, più o meno estesa, che impedisce di vedere quello che il soggetto non intende vedere o perché lo infastidisce sul piano personale o perché mette in gioco la visione del mondo che egli condivide con gli altri e che lo fa sentire normale.
Ho espresso più volte l’opinione che, dato un corredo genetico di base che comporta un grado di empatia diverso da soggetto a soggetto, ma universalmente presente, se l’uomo rimanesse a contatto con questa emozione, egli non potrebbe danneggiare il simile - maltrattarlo, umiliarlo, sfruttarlo, aggredirlo, torturarlo e togliergli la vita.
La guarigione dalla nevrosi e dalla psicosi esige una diversa educazione del paziente, la correzione dei suoi difetti e il suo ritorno definitivo in seno alla società umana, senza riserve.
La necessità di unirsi ad altri esseri viventi e di esser loro collegato è un bisogno imperativo dal cui soddisfacimento dipende la salute psichica dell’uomo.
La panantropologia è un modello antropologico che integra biologia, psicologia, psicoanalisi, sociologia e storia sociale, e allude alla possibilità che si realizzi un salto di Civiltà, atto a promuovere la formazione e l’azione di esseri consapevoli, critici e perpetuamente impegnati nel compito di migliorare se stessi e lo stato di cose esistente nel mondo.
L'uomo fa un'infinità di cose perché gli piace farle o perché soffrirebbe se non le facesse. Ma non sa perché gli piace fare certe cose o perché soffrirebbe se non le facesse. Capire il perché del piacere e del dispiacere delle cose è compito dello psicologo.
La psicoanalisi delle interazioni sociali indaga ciò che avviene nell'inconscio quando si interagisce con gli altri, e che viene negato, dissimulato o mistificato dalla coscienza perché considerato immorale.
La psicologia è divisiva in quanto divide coloro che non la riconoscono come valida da coloro che l'apprezzano, e coloro che seguono diverse scuole di psicologia.
Oggi ci incontriamo con persone che agiscono e sentono come automi: che non hanno mai avuto un’esperienza veramente propria, che conoscono se stessi non come sono nella realtà, ma come gli altri si attendono che siano, il cui sorriso convenzionale ha sostituito la risata genuina, le cui chiacchiere insignificanti hanno sostituito il colloquio comunicativo, la cui opaca disperazione ha preso il posto di un’autentica sofferenza.
l'Io si sente a disagio, incontra limiti al proprio potere nella sua stessa casa, nella psiche. Questi ospiti stranieri sembrano addirittura più potenti dei pensieri sottomessi all'Io e tengono testa ai mezzi di cui dispone la volontà.
Se un soggetto femminile, a livello inconscio, ha un'immagine negativa di sé tale per cui ritiene di non essere amabile, e dunque di non potere essere amata, neppure il padreterno può riuscire a farle cambiare idea. (da "Star male di testa")
Mettere in discussione il libero arbitrio è una provocazione intollerabile per la nostra cultura, non solo perché, come accennato, su di esso si fonda l’attribuzione sociale e penale di responsabilità, ma soprattutto perché, mettendolo in discussione, il concetto stesso di individuo dotato di volontà propria andrebbe riformulato.
Molti adolescenti introversi che si dedicano alla cultura sentono di comunicare con mondi di esperienza soggettivi che capiscono intuitivamente. Il loro isolamento sociale attesta dunque un bisogno di socialità intenso ma qualitativamente elevato, troppo diverso rispetto alla media dei coetanei e spesso degli adulti. (da "Star male di testa")
Abbiamo tutti dentro un mondo di cose: ciascuno un suo mondo di cose! E come possiamo intenderci, signore, se nelle parole ch'io dico metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di me, mentre chi le ascolta inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per sé, del mondo com'egli l'ha dentro? Crediamo di intenderci; non ci intendiamo mai.
L’indipendenza psicologica, dunque, per essere autentica richiede, per un verso, di farsi carico dei contenuti propri dell’ansia esistenziale (vulnerabilità, precarietà, finitezza) e, per un altro, di acquisire una capacità critica che consenta di non cadere nella trappola dell’essere come gli altri vogliono laddove questo non corrisponde ad un libero consenso, ma solo alla paura del giudizio sociale.
La razionalizzazione non è uno strumento per penetrare la realtà, ma un tentativo a posteriori di armonizzare i propri desideri con la realtà esistente.
La crisi della psichiatria e i sospetti che avvolgono la psicoanalisi non sono del tutto infondati. Sia l'una che l'altra, infatti, derivano i loro modelli concettuali da quello schema che Cartesio ha introdotto e che la scienza ha fatto proprio quando, per i suoi scopi esplicativi, ha lacerato l'uomo in anima (res cogitans) e corpo (res extensa), producendo quello che, secondo Binswanger, è "il cancro di ogni psicologia".
Il mancato riconoscimento, sinora, delle dinamiche opposizionistiche e dell'attività inconscia dell'io antitetico, grava come un macigno sulla pratica psichiatrica e psicoterapeutica. (da "Star male di testa")
La potenza del super-io ha rapporto con la sensibilità su cui si impianta. Laddove trova terreno fertile, è capace di fare disastri. (da "Star male di testa")
Io non condivido molte idee di Freud, specialmente quelle che hanno a che fare con lo sviluppo sessuale e le relative simbologie, ma ritengo questo autore un grande demistificatore, un rivoluzionario del pensiero, del calibro di Darwin, Nietzsche e Marx, anche solo per la sua teoria dell'inconscio (inteso come es e super-io). Una teoria che va corretta e completata, ma che ci ha insegnato un fatto fondamentale: che l'io (inteso come io cosciente) "non è padrone in casa propria" in quanto è succube inconsapevole del suo inconscio. Una realtà che la maggior parte dell'umanità si ostina ancora a non vedere e a non capire.
La psicologia dovrebbe studiare le logiche consce e inconsce con cui un essere umano si relaziona e interagisce con gli altri, con se stesso e con il resto del mondo, per soddisfare i suoi bisogni e i suoi desideri. La psicoterapia dovrebbe fornire ai suoi utenti strumenti pratici e consulenza per migliorare le logiche di soddisfazione dei propri bisogni e dei propri desideri.
Le parole che hanno avvelenato il cuore di un figlio, pronunciate per meschinità o per ignoranza, si sedimentano nella memoria e lasciano un marchio indelebile.
L’ordinaria follia degli adulti nelle relazioni interpersonali e nella dimensione sociale è comprensibile solo se riferita ad un’infanzia priva di sicurezze di base, mai elaborata e mai superata.
Razionalizzazione. Con questo termine, E. Jones ha indicato le procedure con cui un soggetto cerca di dare una spiegazione che risulti coerente sul piano logico e accettabile sul piano morale di un sentimento, di un’azione, di una condotta di cui non vuole scorgere le motivazioni profonde. La razionalizzazione è dipendente dalle ideologie di riferimento, e realizza, con esse, una miscela tossica di mistificazione.
È l'individuo che non s'interessa agli altri quello che ha più difficoltà nella vita e che procura più danno al prossimo. E sono questi gli individui che falliscono nei loro intenti.
L'uomo quasi mai conosce le logiche inconsce per cui certe cose gli piacciono e altre cose non gli piacciono. Il fine della psicologia dovrebbe essere proprio quello di rivelare tali logiche.
Che la psicologia sia nuovamente riconosciuta signora delle scienze, al servizio e alla preparazione della quale è destinata l’esistenza delle altre scienze. La psicologia infatti è ormai di nuovo la strada per i problemi fondamentali.
La depressione, in sé e per sé, è un blackout che si realizza in conseguenza o di eccessive richieste di prestazioni o di un corto circuito conflittuale. (da "Star male di testa")
La psicologia non è una scienza. Infatti non studia fatti verificabili sperimentalmente (tranne in pochi casi), ma procede prevalentemente per metafore, per "come se". Le sue analogie possono tuttavia essere utili per affrontare i nostri problemi e attenuare le nostre sofferenze.
Praticare la psicologia significa chiedersi perché ci piace ciò che ci piace, se ci fa bene, se fa bene agli altri, e se ci piace veramente; come pure chiedersi perché ci dispiace ciò che ci dispiace, se ci fa male, se fa male agli altri, e se ci dispiace veramente.
Ci sono tipi diversi di psicoanalisi, ma hanno tutte in comune l'idea dell'inconscio come motore involontario, automatico, inconsapevole, dotato di logiche proprie e manipolatore della coscienza. Se si rifiuta questa idea, secondo me non si va lontano nella comprensione della natura umana e del nostro comportamento.
L’uomo è, per natura, un essere sociale ed empatico che può esser indotto dalle circostanze culturali e ambientali ad agire in maniera insensibile, cinica e anche spietata.
Nella conoscenza non c'è solo l'aspetto logico e quello sentimentale, ma anche quello psico-logico, ovvero quello che riguarda il campo delle logiche nascoste e inconsce. Per questo per me una filosofia che non sia anche psicologia è insufficiente.
L'attenzione selettiva è un meccanismo che agisce in parte a livello cosciente e in parte a livello inconscio. Esso fa sì che, investito dal flusso delle informazioni, un soggetto, dotato di una sua visione del mondo, seleziona e acquisisce quelle che la confermano, mentre trascura o rimuove quelle che la contraddicono. In virtù dell'attenzione selettiva, ogni individuo giunge a credere che la sua visione del mondo è corroborata da troppe prove tratte dall'esperienza reale per poter essere messa in discussione. In realtà essa può essere anche del tutto mistificata.
L'indagine psicoanalitica lusinga la presunzione in modo pericoloso. Ogni genere di cose irrilevanti vengono circonfuse da una falsa parvenza d'importanza. Un uomo del tutto insignificante si ritiene interessante: il valore che si attribuisce persino ai suoi sogni lo affascina.
L’empatia può essere inibita nel suo sviluppo e addirittura rimossa dall’interazione con un ambiente culturale che la squalifica come una pericolosa debolezza in rapporto ad una società che impone di pensare a sé e, quando è necessario, di essere anche “cattivi”
La collage-terapia è un metodo psicoterapeutico (affiancabile a una psicoterapia basata su qualsiasi teoria o scuola) in cui il paziente, con o senza l'aiuto del terapeuta, costruisce un collage dinamico (sempre aggiornabile ed espandibile, su carta o mediante un computer) in cui sono rappresentate concettualmente le sue problematiche, con parole e/o immagini.
Ho stigmatizzato da tempo il dato comune a tutte le scienze umane e sociali, vale a dire l'imperialismo per cui ciascuna di esse - e in particolare la psicologia, la sociologia e l'antropologia culturale - presume di essere depositaria della giusta metodologia e delle chiavi esplicative dei fenomeni umani. L'imperialismo è solo l'indizio della fragilità di queste discipline che tendono ad avallarsi come scienze, mentre sono ancora e solo saperi contrassegnati, tra l'altro, proprio in conseguenza della loro pretesa totalizzante, da indefinite contraddizioni. L'impasse penso che potrà essere superato solo in virtù di una nuova disciplina, che da tempo definisco panantropologia, che integri tutte le discipline che hanno qualcosa da dire sull'uomo e i fatti umani (dalla genetica e dalla neurobiologia alla storia sociale)
Ogni nevrosi può essere intesa come un tentativo culturalmente sbagliato di liberarsi da un senso di inferiorità per procacciarsi un senso di superiorità.
...i sintomi prodotti dal super-io limitano la libertà personale, accrescono la dipendenza relazionale e attivano le emozioni sociali (vergogna, scrupolosità, senso di colpa); quelli prodotti dall'io antitetico viceversa rivendicano una maggiore l'ibertà (dall'opposizionismo - la tendenza a boicottare i doveri - al negativismo - la tendenza a fare il contrario di ciò che si dovrebbe fare), tendono a ridurre la dipendenza nella direzione dell'autosufficienza (del non avere bisogno di niente e di nessuno), e anestetizzano la sensibilità sociale fino al limite del cinismo. (da "Star male di testa")
A mio parere la psicologia e la filosofia sono, tra le scienze umane e sociali, quelle più screditate e prese meno sul serio dai non addetti ai lavori, perché basate su teorie troppo diversificate e spesso contrastanti. Si potrebbe perciò dire che si tratta di discipline indisciplinate. Invece, le altre scienze umane e sociali (come la sociologia, l'antropologia e le neuroscienze) sono più unitarie, più oggettive, più "scientifiche", più condivise dagli studiosi e dai ricercatori, anche se molto specialistiche e non abbastanza integrate.
L'io serve, tra altre cose, a mediare tra i desideri del proprio corpo e quelli dei corpi altrui, e tra i bisogni attuali e quelli futuri (propri e altrui).
Anche se la quantificazione del rapporto tra coscienza e inconscio non può essere oggettivamente convalidata, tutti gli studiosi sono d'accordo sul fatto che la coscienza rappresenta non più del 20% dell'attività mentale complessiva. Questo limite strutturale, reso necessario dal fatto che se la coscienza fosse totalmente trasparente e invasa dall'attività mentale interiore, un soggetto vivrebbe in uno stato di confusione perpetua o, addirittura, morirebbe rapidamente per intossicazione informazionale, non va drammatizzato. Nulla, infatti, sulla carta vieta di pensare che anche una percezione parziale della propria attività mentale potrebbe essere autentica, cogliere cioè l'essenziale del mondo interiore. Nella realtà, però, questa possibilità si realizza solo eccezionalmente. Il più spesso infatti ciò che avviene è che l'io cosciente, in nome del suo bisogno supremo di unità, di coesione e di coerenza, adotta meccanismi di repressione e di rimozione nei confronti di tutti gli aspetti interni contraddittori, quindi costruisce un'immagine di sé unitaria che è falsificata.
Le parole evocano immagini, altre parole e sentimenti. A loro volta le immagini evocano parole, altre immagini e sentimenti. Tali evocazioni sono determinate da associazioni programmate nelle memorie degli individui come effetto delle loro esperienze. Lo studio e il cambiamento di tali associazioni è, o dovrebbe essere, lo scopo della psicologia.
La logica, l'estetica, l'amore, la solidarietà umana, la collaborazione e il linguaggio scaturiscono dalle necessità della convivenza umana. Contro di esse si rivolta automaticamente l'atteggiamento del nervoso, che tende all'isolamento e che è assetato di potenza.”
Il filtro [sensoriale] seleziona le informazioni nei termini in cui esse sono compatibili con la visione del mondo già acquisita. Le informazioni poco o punto incompatibili, che potrebbero creare una situazione di dissonanza cognitiva o emotiva, vengono rimosse. La coscienza ha, dunque, un funzionamento suo proprio che tende alla semplificazione dei dati esterni (che provengono da una realtà infinitamente complessa) e dei dati interni (che provengono da un inconscio ridondante). La tendenza alla semplificazione è funzionale al fatto che l’individuo senta di avere un certo orientamento nel mondo e una certa padronanza su di esso. È una funzione, dunque utile, perché se la coscienza fosse sempre consapevole della complessità del mondo esterno e di quello interno sarebbe inesorabilmente esitante e smarrita. La semplificazione, però, quando è agevolata dal senso comune, dalla cultura corrente e dall'ideologia dominante, giunge facilmente a determinare uno stato di coscienza alienato o mistificato.
[Occorre passare] dall’intolleranza interiore nei confronti degli altri e di sé alla pietas, ad uno sguardo cioè che ci restituisce, dentro e fuori di noi, l’umanità come una specie maldestra che, ossessionata dalla paura e dal dolore, adotta quasi costantemente rimedi che sono peggiori del male.
Tutti coloro che desiderano essere più nobili di quanto la loro costituzione non permetta soccombono alla nevrosi; sarebbero stati più sani se fosse stato loro possibile essere peggiori.
l dipartimento volitivo della nostra natura domina sia il dipartimento razionale sia il dipartimento sensibile; o, in linguaggio più chiaro, la percezione e il pensiero esistono solo in vista della condotta.
Io mi sento già da solo una coppia. Litigo con me stesso, mi parlo, a volte non mi sopporto, a volte mi faccio l’amore, a volte mi manco, a volte mi tradisco, capita che mi racconti bugie, che mi dimentichi degli appuntamenti, e spesso mi vorrei lasciare. Un sacco di volte vorrei prendermi una settimana di tempo da me stesso, senza sentirmi, per scoprire come mi sento.
Ancora oggi l’umanità sembra molto lontana da una condizione di equilibrio sociale, economico, culturale e psicosomatico, com’è attestato, al di là delle guerre e delle violenze, da una quota di sofferenza che nei paesi avanzati o emergenti è prevalentemente psico-somatica (ansia, depressione, ecc.), negli altri somato-psichica (fame, miseria, ecc.). (da "Il mostro di belle speranze")
Non sono gli stati che devono essere governati, ma i popoli, e qualsiasi analisi politica che non tenga conto della psicologia del popolo da governare è inefficace.
Ogni messaggio, ogni espressione, ogni azione, ogni reazione che avvengono tra esseri umani, sono causati da leggi fisiche e biologiche, motivazioni, emozioni, logiche e casualità, tutte cose che la psicologia dovrebbe aiutarci a rilevare. Infatti la psicologia è la ricerca delle cause nascoste del comportamento umano.
Lo scopo di una psicoterapia dovrebbe essere quello di modificare o neutralizzare le risposte cognitivo-emotive alla percezione di certe idee, immagini e/o domande.
Tutto ciò che ci serve è una chimica delle idee morali, religiose ed estetiche e di tutti quegli impulsi che avvertiamo in noi nel grande e piccolo circolo della cultura e della società e perfino quando siamo soli con noi stessi.
Sentirsi ed essere riconosciuti come normali per molte persone è un obiettivo primario, che viene raggiunto senza sforzo sulla base dell’accettazione del come si deve essere in una determinata società.
Nell'esplorazione dell'apparato mentale umano, Freud è partito dall'intuizione che, al di sotto della coscienza, si dà una vivacissima attività mentale, rispetto alla quale l'Io rimane schermato in virtù di processi di rimozione e di repressione. La schermatura non solo consente all'Io di non stare perpetuamente a contatto con l'inconscio: essa favorisce anche la costruzione di un'immagine di sé tendenzialmente mistificata, che tiene conto solo di alcuni aspetti del modo di essere del soggetto e ne trascura altri (contraddittori, inquietanti o spiacevoli).
La gente fa ciò che le piace fare o che ha paura di non fare, e non fa ciò non le piace fare o che ha paura di fare. Perché alla gente piace ciò che le piace? Perché non le piace ciò che non le piace? Perché ha paura di ciò di cui ha paura? La psicologia cerca di rispondere a queste domande.
Il lavoro psicoanalitico ci ha fornito la tesi che la gente si ammala di nevrosi in conseguenza della frustrazione, ossia la frustrazione dell’appagamento dei loro desideri libidici. [… ] Perché si generi una nevrosi ci deve essere un conflitto tra i desideri libidici di una persona e la parte della sua personalità che chiamiamo il suo Io, il quale è l’espressione del suo istinto di autoconservazione e che include anche gli ideali della sua personalità.
I neuroni specchio rappresentano con ogni probabilità la matrice dell’istinto gregario (che Nietzsche ha stigmatizzato parlando sprezzantemente dell’istinto del gregge), vale a dire della tendenza di gran parte degli esseri umani a conformare il loro comportamento a quello prevalente nella maggioranza con cui interagiscono: a rispettare dunque passivamente le tradizioni, i costumi, le mode. Questo pericolo, nel nostro mondo, sembra realizzarsi in maniera massiccia, seppure diversa, in tutte le fasce di età.
Ogni cosa (oggetto, parola, persona, idea, immagine, gesto ecc.) ha per un essere umano significati consci e inconsci, a volte molto diversi e perfino contrastanti. La psicologia si occupa, o dovrebbe occuparsi dei significati inconsci, mentre la filosofia si occupa, purtroppo, solo di quelli consci.
Nella vita psichica del singolo l’altro è regolarmente presente come modello, come oggetto, come soccorritore, come nemico, e pertanto, in questo senso più ampio ma indiscutibilmente legittimo, la psicologia individuale è al tempo stesso, fin dall’inizio, psicologia sociale.
Gli umani fanno ciò che ad essi piace, o ciò di cui sentono il bisogno, e non fanno ciò che ad essi dispiace, e ciò di cui non sentono il bisogno. La psicologia dovrebbe aiutarci a capire perché a certe persone certe cose piacciono e certe altre cose dispiacciono, e perché sentono il bisogno di certe cose e non sentono il bisogno di certe altre cose.
La psicoanalisi ci ha insegnato a non fidarci di nessuno, nemmeno di noi stessi, dato che la coscienza è sempre pronta a nascondere o mistificare le motivazioni inconfessabili dell’inconscio (il vero direttore del nostro comportamento). Questa sfiducia generalizzata, non solo è causa di stress psichico, ma rende difficili i nostri rapporti sociali. Tra l'altro, ci costringe a nascondere la nostra sfiducia nel prossimo per non offenderlo. Come sarebbe bello potersi fidare di qualcuno, aver fede in qualcosa!
Noi facciamo, o evitiamo di fare, tantissime cose per motivi che non conosciamo, vale a dire per scopi, strategie e logiche inconsci. La psicologia dovrebbe aiutarci a conoscere tali motivi.