Citazioni su Coscienza

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L'io (sia quello cosciente che quello inconscio) è soggetto e oggetto allo stesso tempo, e questa coincidenza crea una grande confusione intellettuale.
 
Una delle principali funzioni della coscienza è quella di prendere decisioni consapevoli riguardanti l'intera persona. Si tratta di rispondere a domande come: con chi/cosa la mia persona dovrebbe interagire? Cosa la mia persona dovrebbe cercare?
 
Il rapporto tra due personae A e B è di buona qualità nella misura in cui la coscienza di A è cosciente della coscienza di B e delle diversità tra di esse, e viceversa.
 
La coscienza, come l'attenzione, è selettiva. Infatti possiamo essere consapevoli di un solo contesto alla volta.
 
Vi giuro, signori, che l'essere troppo consapevoli è una malattia, un'autentica, assoluta malattia.
 
Forse anche lo stomaco pensa e ha una coscienza, forse anche il fegato e gli altri organi, ma non possiamo saperlo perché essi non comunicano con noi con un linguaggio che conosciamo.
 
La coscienza (cioè l'io cosciente) è un simulatore più o meno realistico della realtà passata, presente e futura.
 
La coscienza è un prodotto dell'inconscio.
 
La coscienza è soggetto e oggetto.
 
Il solo modo di trovare la felicità su questo pianeta è di avere una coscienza pulita, o di non averne affatto.
 
Il grande limite della coscienza consiste nel fatto che si può essere coscienti di pochissime cose alla volta, mentre la realtà è determinata da una enorme quantità di fattori che agiscono simultaneamente, la maggior parte dei quali non è percepibile dalla coscienza stessa.
 
La coscienza serve (o dovrebbe servire) al corpo, cioè all'organismo, come qualsiasi altro organo, a partire dalle cellule. Tuttavia una coscienza può impazzire, nel senso che può smettere di servire l'organismo che la ospita, e svilupparsi indipendentemente, come una cellula tumorale, cosa che può condurre a malattie o alla morte dell'organismo stesso.
 
In un dato momento possiamo essere coscienti di pochissime cose, cioè di pochissime idee, tra tutte quelle di cui potremmo essere coscienti in momenti diversi. Questo è il grande limite della coscienza rispetto all'inconscio, che invece è capace di considerare e di elaborare a nostra insaputa tutte le idee che abbiamo accumulato nel corso della nostra vita.
 
E non vuoi capire che la tua coscienza significa appunto 'gli altri dentro di te'.
 
I rapporti tra l’io e l’inconscio possono essere più o meno cooperativi o conflittuali, dato che l’io deve tener conto anche delle esigenze altrui e di una visione razionale del mondo che può non corrispondere alle esigenze dell’inconscio stesso.
 
La coscienza è sempre relazionale, nel senso che ciò di cui siamo coscienti consiste in relazioni e interazioni tra oggetti e/o tra noi e qualche oggetto, materiale o immateriale. Tali relazioni e interazioni possono essere logiche, sentimentali e motivazionali.
 
Se non siamo consapevoli che stiamo errando, non possiamo correggerci.
 
L'io cosciente serve soprattutto a conciliare le esigenze del proprio corpo con quelle dei corpi delle persone della cui cooperazione esso ha bisogno. Penso infatti che se l'uomo non fosse un animale sociale la sua coscienza non sarebbe molto diversa da quella di qualsiasi altro animale non sociale.
 
La coscienza è involontaria.
 
La coscienza è il tramite fra ciò che è stato e ciò che sarà, un ponte gettato tra il passato e il futuro.
 
L’io cosciente deve gestire due categorie di agenti: quelli interni e quelli esterni. Quelli interni sono i propri bisogni e desideri (spesso inconsci), i propri sentimenti e le proprie cognizioni. Quelli esterni sono gli altri esseri umani, con i loro bisogni e desideri, i loro sentimenti e le loro cognizioni, spesso in contrasto con quelli degli agenti interni. E’ impresa difficile e rischiosa, perché sia gli agenti interni che quelli esterni reagiscono in modo punitivo alle politiche dell’io cosciente a loro sfavorevoli.
 
La coscienza serve al corpo.
 
La coscienza si estende tra passato, presente e futuro. Queste tre dimensioni non sono separabili. Infatti, ciò che è avvenuto incide su ciò che sta avvenendo, e ciò che sta avvenendo incide su ciò che avverrà. Ciò che sta avvenendo non avrebbe senso senza una prospettiva futura, sia pure di pochi secondi. Infatti, ciò che facciamo, lo facciamo affinché qualcosa avvenga (o non avvenga) in futuro, ovvero per causare (o impedire) un certo potenziale cambiamento, cioè una certa trasformazione interna e/o esterna.
 
La coscienza serve a conciliare i diversi bisogni della persona e a organizzare la loro soddisfazione.
 
Con il termine «io» dovremmo intendere «la mia coscienza».
 
La mia coscienza contro la tua.
 
Una meditazione comporta una manipolazione della propria coscienza.
 
Io (cioè la mia coscienza) sono cosciente di me stesso e degli altri. Gli altri (cioè le coscienze altrui) sono coscienti di se stessi e degli altri, me compreso.
 
Una coscienza superiore è cosciente di se stessa.
 
Compito della coscienza è conciliare le esigenze proprie con quelle del prossimo.
 
La coscienza è un riassunto, un compromesso, e una giustificazione della parte nota dell'inconscio.
 
La coscienza è un organo di supervisione e di parziale controllo delle autonomie del comportamento della persona cosciente. Il potere della coscienza su tali autonomie (che possiamo chiamare collettivamente "inconscio") è molto limitato e dipende dalla formazione culturale del soggetto. Si tratta di un potere "consultivo", non "esecutivo". Tuttavia la coscienza, in circostanze eccezionali, può porre il veto sulle decisioni dell'inconscio.
 
Aveva la coscienza pulita. Mai usata.
 
Il fatto che le coscienze siano modificabili e manipolabili (attraverso anestesie, droghe, ipnosi, educazione, propaganda, esperienze in generale, ecc.) dovrebbe farci dubitare dell'affidabilità, del potere e della libertà delle coscienze stesse, a cominciare dalla propria. La coscienza, come il cervello, ha plasticità e rigidità.
 
Trasforma la tua coscienza, e allorché la coscienza è trasformata, il tuo carattere si adegua, la segue come un’ombra.
 
La nostra coscienza si smarrisce, perché questa che crediamo la cosa più intima nostra, la coscienza, vuol dire gli altri in noi e non possiamo sentirci soli.
 
Per ogni cosa di cui siamo consapevoli in un dato momento ve ne sono miliardi di cui non siamo consapevoli (e di cui probabilmente non lo saremo mai) che agiscono in noi determinando perfino ciò di cui siamo consapevoli.
 
Una coscienza superiore è cosciente dei propri limiti e delle proprie risorse, dei propri poteri e della propria impotenza.
 
L'io cosciente è (o dovrebbe essere) il mediatore tra le proprie esigenze e quelle altrui. Per funzionare bene deve conoscere entrambe le esigenze, i modi per soddisfarle, e gli ostacoli alla loro soddisfazione.
 
Non è la coscienza che determina la vita, ma la vita che determina la coscienza.
 
Se fosse possibile manipolare la propria coscienza, potremmo provare piacere a volontà.
 
L'interazione tra due persone consiste in due interazioni simultanee: una tra i loro inconsci e una tra le loro coscienze. Tali interazioni seguono logiche diverse, ma interconnesse.
 
Per i più, l'inconscio è una piccola parte della coscienza, mentre è vero il contrario. Infatti la coscienza è una piccola parte dell'inconscio e ha poteri molto limitati sulla nostra vita e sulle nostre scelte, anche se si illude di essere la padrona di casa.
 
Ci sono molte materie e circostanze in cui la coscienza non è desiderabile e il silenzio è d'oro, così che la segretezza può essere usata come segnale che ci dice che stiamo avvicinando il sacro.
 
I robot possono provare dolore? A mio parere una coscienza senza la capacità di provare piacere o dolore non credo sia concepibile. Per me la coscienza riunisce in modo non separabile le cognizioni, le emozioni/sentimenti e le motivazioni/volontà. Se togliamo uno solo di questi tre elementi, la coscienza si annulla.
 
La coscienza ci rende tutti egocentrici.
 
Ogni momento di coscienza è influenzato da quelli precedenti e condiziona quelli futuri. A tali influenze vanno aggiunte quelle costituite dalle percezioni del momento.
 
Invece di dire semplicemente "io" (intendendo la totalità della propria persona) faremmo bene in molti casi a dire "io coscienza", intendendo sola la parte cosciente della propria persona.
 
La coscienza è il processo in cui si confrontano le nuove esperienze con le precedenti, ciò che si vede e si sente nel presente con ciò che si è visto e sentito nel passato, confronto da cui scaturisce la previsione e il presentimento del futuro.
 
La coscienza è l'ultimo e più tardo sviluppo dell'organico e di conseguenza anche il più incompiuto e il più depotenziato... Si pensa che qui sia il nocciolo dell'essere umano: ciò che di esso è durevole, eterno, ultimo, assolutamente originario! Si considera la coscienza come una stabile grandezza data! Si negano il suo sviluppo, le sue intermittenze! la si intende come unità dell'organismo! Questa ridicola sopravvalutazione, questo travisamento della coscienza hanno come corollario un grande vantaggio, consistente nel fatto che con ciò è stato impedito un troppo celere perfezionarsi della medesima. Perché gli uomini ritenevano di possedere già la coscienza, si sono dati scarsa premura per acquistarla, e anche oggi le cose non stanno diversamente!
 
L'io cosciente contribuisce a soddisfare i bisogni della persona e a gestire nel modo più produttivo i conflitti tra di essi, mediante il pensiero astratto (basato sul linguaggio) e la previsione del futuro.
 
La voce della coscienza è come uno di quei congegni dall'allarme che scattano per ogni nonnulla e nessuno gli da più retta.
 
Dato che non conosciamo la natura né l'origine della nostra coscienza, non possiamo escludere che nel nostro cervello, o nel resto del nostro corpo, esistano, oltre alla coscienza di cui siamo consapevoli, altre coscienze (di cui siamo inconsapevoli) le quali possono essere consapevoli o inconsapevoli della coscienza di cui siamo consapevoli.
 
Una persona può indurre un'altra a manipolare la propria coscienza nell'interesse, della prima, della seconda o di entrambe.
 
In ogni istante, si può essere consapevoli di una sola cosa o di un insieme di poche cose (forse tre o sei al massimo). Ogni consapevolezza è dunque parziale e insufficiente rispetto alla complessità della realtà che ci riguarda.
 
La coscienza del presente è il ricordo di un passato appena trascorso.
 
Gli animali hanno un vantaggio sugli umani: le loro coscienze non sono manipolabili dai loro simili.
 
Avere la coscienza pulita è segno di cattiva memoria.
 
La coscienza è la capacità di soffrire e godere, di associare dolori e piaceri a certe forme, eventi e situazioni, e di prevedere dolori e piaceri secondo le associazioni apprese.
 
Una mente non può esistere senza una corpo. Infatti la mente è un organo del corpo di cui fa parte, ed è al suo servizio. Similmente, una coscienza non può esistere senza una mente. Infatti, la coscienza (cioè l'io cosciente), è un organo della mente di cui fa parte. Di conseguenza, l'io cosciente (cioè la coscienza) è un sotto-organo del corpo ed è al suo servizio.
 
Nessun organismo può permettersi di essere cosciente di cose che può gestire a livelli inconsci. In genere, possiamo permetterci di fare a meno di quei tipi di conoscenza che continuano ad essere veri nonostante i cambiamenti ambientali, ma dobbiamo mantenere in un posto accessibile tutti quei controlli del comportamento che devono essere modificati in ogni momento. L'economia del sistema, infatti, spinge gli organismi a spostare nell'inconscio quelle generalità di relazioni che rimangono sempre vere, e a tenere nella coscienza la pragmatica di situazioni particolari.
 
Ciò di cui una coscienza è cosciente momento per momento è determinato dall'interazione tra percezioni sensoriali e processi inconsci.
 
La coscienza è manipolabile dagli altri e da se stessa.
 
Analizzarsi e valutarsi liberi da ogni pregiudizio, moralismo e autocensura è molto rischioso. Potremmo scoprire di non essere innocenti, di non essere sinceri, di esserci ingannati e di non aver capito le cose più importanti della vita in genere e di quella umana in particolare. Per evitare che la nostra visione del mondo e di noi stessi si riveli infondata e contraddittoria, meglio evitare di guardarci dentro, meglio occuparci solo delle nostre apparenze e di ciò che gli altri pensano o potrebbero pensare di noi.
 
Per me ciò che conta non è la dimensione dell'io, ma la sua qualità, e la costante presenza degli "altri". Non amo il concetto di "noi" perché presuppone un conflitto tra "noi" e "loro", e una fusione che annulla l'io. Per me la vita si gioca tra l'io e gli altri, in un sano ed equilibrato rapporto tra l'io e gli altri. Entrambi esigono e meritano rispetto.
 
Secondo me la coscienza esiste solo negli esseri viventi. All'inizio (alla nascita dell'embrione) è piccolissima, debole e rudimentale, e nel tempo diventa sempre più grande, forte e sofisticata. In essa possiamo distinguere tre componenti: cognizioni, sentimenti e motivazioni.
 
La coscienza è controllata dall'inconscio, l'inconscio dalla società, la società dalle comuni coscienze di gruppi di individui.
 
Vi giuro, signori, che aver coscienza di troppe cose è una malattia, una vera e propria malattia. Eppure sono convinto che non soltanto una coscienza eccessiva, ma la coscienza stessa è una malattia.
 
La coscienza è la percezione e cognizione del tempo del proprio corpo, stretto tra il suo passato e il suo avvenire.
 
L'io è il mediatore, più o meno imparziale, tra il sé e gli altri.
 
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