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Mentre pensiamo, noi osserviamo ed elaboriamo differenze che causano differenze nel nostro comportamento.
 
Per sottrarsi alla fatica di pensare, i più sono persino disposti a lavorare.
 
I pensieri sono catene di parole colorate, le emozioni sono i colori delle parole, i sentimenti sono i colori del fondo sul quale le parole sono scritte. Sia i colori delle parole sia quelli del fondo sono soggettivi e variabili, ed esprimono piacere o dolore più o meno intensi. Ogni parola richiama certe immagini, certe forme e/o certe altre parole. Anche tali richiami sono soggettivi e variabili.
 
A mio avviso le dicotomie non esistono in natura, se non nella mente degli esseri viventi. Sono, a mio avviso, determinate dai limiti dell'attenzione e quindi del pensiero cosciente. Attenzione che può essere diretta simultaneamente solo in pochissime direzioni (credo meno di cinque, più spesso una o due) rispetto all'infinità di direzioni teoricamente possibili.
 
Pensare consiste nel leggere la propria memoria e nel reagire ad ogni parola, frase, immagine, ricordo secondo la propria mappa cognitivo-emotivo-motiva.
 
Il peggiore dei sacrilegi è il ristagno del pensiero.
 
Si può dire che un pensiero tira l'altro, ma anche che un pesiero scaccia l'altro. Infatti non possiamo pensare a più di un numero molto limitato di pensieri, che varia da persona a persona, forse due, tre o quattro.
 
Il pensatore somiglia molto al disegnatore che vuol riprodurre nel disegno tutte le connessioni possibili.
 
Non possiamo pensare ciò che non possiamo pensare; quindi non possiamo nemmeno dire ciò che non possiamo pensare.
 
I pensieri sono combinazioni di parole.
 
Ci illudiamo di pensare liberamente, mentre i nostri pensieri sono guidati dall'inconscio secondo motivazioni inconsce. Ci illudiamo di pensare razionalmente, ma non siamo padroni dei nostri pensieri e non siamo nemmeno in grado di valutarli in modo imparziale.
 
Ci sono quelli che si fanno ammazzare per difendere un'idea e quelli che cambiano idea per qualche soldo in più.
 
La libertà di pensiero ce l'abbiamo. Adesso ci vorrebbe il pensiero.
 
Pensa da uomo d'azione e agisci da uomo di pensiero.
 
Se è vero che il pensare dipende dal linguaggio, la ricchezza dei pensieri di una persona dipende dalla ricchezza del proprio vocabolario.
 
La coscienza è l'unica cosa in questo universo che non può essere un'illusione.
 
L'io e l'inconscio competono per il controllo del pensiero.
 
Pensare è parlare con persone immaginarie.
 
Si vive più intensamente con una forte passione che con mille pensieri acuti.
 
Un pensiero viene quando vuole "lui", non quando voglio "io".
 
Dovremmo avere più rispetto per le masturbazioni mentali e per coloro che le praticano. Una buona masturbazione mentale può dare piaceri che non si possono ottenere da nessuna interazione reale.
 
Pensare è rallentare il tempo.
 
Pensare è difficile, però si può benissimo parlare e scrivere senza pensare.
 
Quando pensiamo a noci di cocco o a maiali, non ci sono noci di cocco o maiali nel nostro cervello.
 
Con i miei scritti non voglio risparmiare agli altri il pensare. Ma, se fosse possibile, ispirare qualcuno a pensare da solo.
 
Leggere significa pensare con la testa altrui invece che con la propria.
 
Non siamo padroni dei nostri pensieri. Qualcosa nella nostra mente decide momento per momento a cosa dobbiamo pensare.
 
Possa Dio preservarci dalla visione semplice e dal sonno di Newton.
 
Il linguaggio è la madre, non l'ancella del pensiero.
 
Il corso del nostro pensiero è influenzato dagli stimoli esterni che percepiamo e dai sentimenti più o meno piacevoli o dolorosi suscitati dai luoghi mentali che attraversiamo procedendo in una rete di percorsi predefiniti.
 
L'immagine logica dei fatti è il pensiero.
 
La checklist è una geniale invenzione che serve a guidare il pensiero, in quanto suggerisce a chi la usa opzioni di cose a cui pensare lasciandogli la scelta di ciò su cui concentrarsi. La checklist aiuta dunque a non trascurare o dimenticare opzioni importanti e a scegliere in modo più efficiente cosa fare, pensare o volere.
 
La passione fa pensare in circoli viziosi.
 
L'uomo libero è colui che governa il suo pensiero.
 
Pensare è come scandire una memoria, è come il lavoro della puntina di diamante che scorre tra i solchi di un disco che gira su un grammofono. Quella puntina può generare un suono, più o meno semplice, alla volta. Per percepire il contenuto completo del disco completo bisogna aspettare che la puntina lo percorra tutto, e alla fine ci resterà un vago ricordo di ciò che abbiamo ascoltato, filtrato dalla nostra sensibilità e dalle nostre preferenze.
 
Anche per il pensiero c'è un tempo per arare e un tempo per mietere.
 
Un tempo non era permesso a nessuno di pensare liberamente. Ora sarebbe permesso, ma nessuno ne è più capace. Ora la gente vuole pensare ciò che si suppone debba pensare. E questo lo considera libertà
 
Scegliere liberamente, momento per momento, se pensare o non pensare, e a cosa pensare, può costituire una meravigliodsa avventura intellettuale e una conquista di libertà.
 
Il pensiero è un tentativo di simulare una parte della realtà.
 
La libertà di pensare è il coraggio di imbattersi nei propri demoni.
 
Lo strutturalismo è una scuola di pensiero che ci invita a vedere le cose (forme, gesti, idee ecc.) non come isolate, ma come elementi di strutture più grandi che danno un senso alle cose stesse.
 
Ciò, che non possiamo pensare, non possiamo pensare; né dunque possiamo dire ciò che non possiamo pensare.
 
La grammatica di una lingua è la grammatica del pensare in quella lingua.
 
La nostra meta dovrebbe essere il livello meta. Infatti, crescere intellettualmente comporta il salire al livello meta in ogni attività mentale in cui ciò sia possibile. Esempi:
Metapensiero: pensiero sul pensare.
Metaidea: idea sulle idee.
Metadomanda: domanda sul fare domande.
Metalogica: logica sulle logiche.
Metaapprendimento: apprendere ad apprendere.
Metaschema mentale: Uno schema mentale di cui fanno parte degli schemi mentali.
Metainganno: inganno sull'inganno, ad esempio negare l'inganno.
Metaillusione: illusione sull'illusione, ad esempio illudersi di non essere illusi.
 
I pensatori di prima mano meditano su cose; gli altri, su problemi.
 
Certo pensieri tendono a ripetersi finché non sono scritti. Infatti la scrittura è anche un modo per generare pensieri nuovi.
 
L'incontenibile potenza dell'atomo ha cambiato tutto, tranne i nostri modi di pensare, e di conseguenza ci stiamo dirigendo verso una catastrofe senza precedenti.
 
Illudersi sapendo di illudersi è una vetta della filosofia.
 
Una tipica domanda da introverso: che conseguenze potrebbe avere per me e per gli altri (nel breve, medio e lungo termine) ciò che sto considerando di fare adesso?
 
I nostri pensieri dipendono da ciò che siamo e ciò che siamo dipende dai nostri pensieri. In altre parole, i nostri pensieri sono causa e conseguenza di ciò che siamo.

Lo stesso si può dire del rapporto tra essere e sentire, e tra essere e volere.
 
Collegare logicamente (col pensiero) due idee significa stabilire una connessione elettrica (più o meno temporanea o permanente) tra le zone del cervello in cui tali idee risiedono o a cui esse sono associate.
 
La negazione del bias cognitivo è un prodotto, e una conferma, del bias stesso.
 
Possiamo pensare in modo seriale (cioè per storie) e in modo parallelo (cioè per mappe).
 
Gli esseri umani si distinguono per l'altezza a cui riescono a volare col pensiero. Le quote più alte sono le meno frequentate. Vi suoi trovano persone piuttosto solitarie, che i "normali" vedono con sospetto, come se da quelle altezze per loro inaccessibili stessero congiurando per sottometterli.
 
I grandi pensieri vengono direttamente dal cuore.
 
I pensieri non devono essere sprecati, ma usati bene, per scopi buoni, belli, utili. Un pensiero sprecato è nocivo perché sottrae tempo ed energia mentale a pensieri utili o piacevoli.
 
I pensieri sono cause e conseguenze di processi biologici.
 
Quando pensiamo narriamo qualcosa a noi stessi, ci raccontiamo qualcosa.
 
Fotografie, quadri, souvenir, soprammobili, media in genere ecc. sono artifici che ci permettono di influenzare il nostro pensiero, di guidarlo in certe direzioni.
 
Siamo abituati, in ogni situazione, a pensare nei modi, ed entro i limiti, imposti dalla situazione stessa.
 
Noi umani possiamo pensiamo matematicamente in quanto siamo in grado di usare espressioni mentali con incognite che indicano categorie, e che possono essere sostituite con persone o cose particolari. Per esempio, posso dire "io vorrei fare la cosa y con x", dove x può essere "Mario", "Giulio", "Carla", "Laura" ecc. e y può essere "parlare", "lavorare", "viaggiare", etc.
 
Rifletti, prima di pensare!
 
La sequenza dei nostri pensieri non è determinata dalla nostra volontà, ma da agenti inconsci e involontari che competono per portare alla coscienza (ovvero all'attenzione cosciente) quei pensieri che stanno loro a cuore. Insomma, non è l'io cosciente che decide cosa pensare, ma meccanismi indipendenti dalla sua volontà.
 
Pensare consiste nel costruire scene e storie di interazioni.
 
Quando pensiamo dovremmo pensare che il nostro pensiero è estremamente limitato rispetto alla complessità della realtà sia esterna che interna, delle quali il pensiero può afferrare solo pochissimi aspetti. Quindi non solo dobbiamo esercitarci all'autocritica come persone, ma dobbiamo ricordarci di criticare il nostro stesso pensiero in quanto insufficiente per natura.
 
Pensare ad una certa persona implica provare certi sentimenti e certi desideri, e avere certe aspettative, certe previsioni e certe presupposizioni riguardo ad essa. Implica anche una supposizione di come reagirebbe quella persona se sapesse cosa pensiamo e proviamo nei suoi riguardi. Tale supposizione può essere fonte di ansia in caso di pensieri, sentimenti, desideri e aspettative non gratificanti per la persona considerata.
 
Il pensiero è una scansione cosciente della memoria, guidata dai sentimenti.
 
Pensare è pericoloso, ma non pensare lo è ancora di più.
 
Se pensare è come immaginare di vedere un film, le persone più creative tendono a immaginare film sempre diversi.
 
Ognuno pensa secondo la propria memoria.
 
Lo stadio più elevato nelle civiltà morali consiste nel riconoscere che dovremmo controllare i nostri pensieri.
 
Di tutte le idee che abbiamo appreso, noi possiamo in un dato momento pensarne solo una o poche più, anche perché tutte quelle idee non sono organizzate in una struttura chiara e conosciuta, ma sono disperse nella nostra memoria senza un ordine particolare.
 
Certi pensieri possono inquietare, altri possono rassicurare. Se vogliamo essere sereni dovremmo pensare pensieri rasserenanti, ammesso che uno possa scegliere a cosa pensare.
 
Cervello. Un apparato col quale pensiamo di pensare.
 
I pensieri sono involontari.
 
Un pensiero tira l'altro, secondo una mappa inconscia in cui tutte le parole sono collegate in modi che dipendono dalle nostre esperienze.
 
L'errore che tutti facciamo è quello di pensare che gli altri pensino come noi, ragionino come noi, sappiano ciò che sappiano noi, sentano ciò che sentiamo noi.
 
La libertà del pensiero (proprio e altrui) è pericolosa e inquietante. Per questo cerchiamo di limitarla.
 
Pensare in modo costruttivo è un'arte che si può imparare a condizione di mettere in discussione il proprio modo di pensare.
 
Il pensiero produttivo serve a soddisfare dei bisogni e/o a risolvere dei problemi. Prima di pensare in modo volontario, chiediamoci dunque quali bisogni i pensieri che ci accingiamo a pensare dovrebbero soddisfare e/o quali problemi dovrebbero risolvere.
 
Il simbolo non è il rivestimento meramente accidentale del pensiero, ma il suo organo necessario ed essenziale. Esso non serve soltanto allo scopo di comunicare un contenuto concettuale già bello e pronto ma è lo strumento in virtù del quale questo stesso contenuto si costituisce ed acquista la sua compiuta determinatezza. L'atto della determinazione concettuale di un contenuto procede di pari passo con l'atto del suo fissarsi in qualche simbolo caratteristico.
 
Il pensiero consiste in interazioni immaginarie.
 
I nostri pensieri sono le ombre delle nostre sensazioni: sempre più oscuri, più vuoti, più semplici di queste.
 
Si può essere padroni o schiavi delle idee proprie e altrui. Le idee possono essere usate come risorse o gabbie mentali, come strumenti di conservazione o di progresso.
 
Scrivere i propri pensieri è prepararsi a dirli a qualcuno che incontreremo.
 
Il nostro pensiero è ancora più variabile della nostra vista, e tutti gli altri sensi e facoltà contribuiscono a questo cambiamento; né esiste forse un solo potere dell'anima che resti identico, senza alterazione, un momento.
 
Il pericolo di pensar troppo è quello di non vivere abbastanza.
 
Anche i pensieri talvolta cadono immaturi dall'albero.
 
La capacità critica è la capacità di rilevare incongruenze, discrepanze, contraddizioni, illogicità, inganni, illusioni, mistificazioni, dissimulazioni, ipocrisie nei discorsi e nei comportamenti di esseri umani. Si tratta di una dote innata legata all'intelligenza, che può essere incentivata o disincentivata, promossa o inibita mediante un'educazione ad hoc.
 
Pensare in modo maligno ci aiuta a difenderci dal male che viene dagli altri. L'ingenuità è pericolosa.
 
I problemi più grandi del mondo sono il risultato della differenza tra come funziona la natura e come la gente pensa.
 
Un pensiero scaccia l'altro.
 
L'arma migliore che abbiamo contro lo stress è la capacità di scegliere un pensiero piuttosto che un altro.
 
Si direbbe che il nostro cervello ci spinga a rappresentare delle dipendenze. Qualunque cosa accada, non importa quando o dove, siamo inclini a domandarci chi o che cosa ne sia responsabile. Questo ci porta a scoprire spiegazioni che altrimenti non riusciremmo a immaginare e ci aiuta a prevedere e a regolare non solo ciò che accade nel mondo, ma anche ciò che accade nella nostra mente. Ma se queste stesse tendenze ci spingessero a immaginare cose e cause che non esistono? In tal caso inventeremmo falsi dèi e superstizioni, e ne vedremmo la mano in tutte le coincidenze casuali. In realtà, forse, quella strana parola “io”, come quando si dice “Io ho avuto una buona idea”, riflette la stessa identica tendenza. Se siamo costretti a trovare una causa che causi tutto ciò che facciamo, ebbene, questo qualcosa ha bisogno di un nome. Tu lo chiami “io”. Io lo chiamo “tu”.
 
Per paura della guerra, del disordine e della solitudine l'uomo è pronto a rinunciare alla libertà di pensare e di giudicare in modi diversi da quelli della comunità a cui appartiene.
 
Parlare con sé stessi è segno di follia o di intelligenza superiore.
 
Un pensiero nasce, quando tutti gli altri pensieri stanno zitti.
 
Immaginazioni, fantasie, credenze, sono realtà in quanto influenzano comportamenti reali.
 
Ci sono almeno due buoni motivi per migliorare il proprio modo di pensare. Il primo è prendere decisioni migliori per il proprio benessere, il secondo è essere più competitivi e più convincenti nelle discussioni con gli altri.
 
Il pensiero è output e input della mente.
 
La coerenza costituisce una limitazione di libertà. La libertà di essere incoerenti.
 
Il pensiero non è libero, ma si muove all'interno di un labirinto senza uscita. Ognuno ha il suo personale labirinto mentale, che può in parte cambiare ed estendersi per effetto di nuove esperienze.
 
Non è che la gente non pensi, il fatto è che i più pensano in modo passivo, cioè non controllano i loro pensieri, non scelgono razionalmente a cosa pensare.
 
Modificare le forme del nostro modo di stare al mondo è problema di sistema ed i problemi sistemici andrebbero affrontati in senso sistemico, qualcosa che, nel senso più ampio dell’espressione, noi non siamo abituati semplicemente a fare. Non è così che è organizzata la nostra conoscenza, individuale e collettiva.
 
Un concetto è come un mattone. Può essere impiegato per edificare il tribunale della ragione o essere gettato per causare danni.
 
Pensare al pensiero è pensare ad un livello logico superiore a quello di base.
 
Carte attività e certi pensieri sono come droghe per certe persone.
 
Siamo soliti fare zapping non solo con la televisione, ma con qualsiasi altra percezione e con i pensieri che di volta in volta ci vengono in mente. Quando un pensiero ci fa sentire a disagio, ci ratttrista o ci disgusta, lo sostituiamo rapidamente con qualsiasi altro più sopportabile.
 
Dovremmo tenere la mente libera da pensieri inutili e cattivi.
 
Se pensare ci fa star male, non bisogna pensare meno, ma pensare meglio.
 
Siamo tutti diversi nella qualità e quantità dei nostri pensieri, dei nostri sentimenti e delle nostre motivazioni.
 
Il pensiero sistemico e complesso è caratterizzato dalla non linearità e molteplicità delle relazioni causa-effetto nel senso che le interazioni sono quasi sempre circolari (l'effetto ha una retroazione sulla causa, per cui ogni causa è anche effetto) e multiple (un effetto ha quasi sempre molteplici cause e una causa molteplici effetti.
 
Dovremmo cambiare il nostro modo di pensare evitando di usare certe parole che corrispondono ad una visione irreale del mondo. In particolare, dovremmo effettuare le seguenti sostituzioni di termini: Agire invece di essere, agenti invece di enti, processi invece di cose, logiche invece di intenzioni, soddisfazioni invece di valori, statistiche invece di verità, piaceri invece di bellezze, possibilità invece di libertà.
 
Pensare implica immaginare.
 
Un grande limite del pensiero è che possiamo pensare solo poche cose alla volta, una quantità infinitamente più piccola rispetto alle cose della vita, della società, e del mondo, che sono interconnesse e interdipendenti.
 
Ci sono persone per le quali il pensiero magico è più confortante e più credibile di quello razionale.
 
I nostri pensieri vanno dove non hanno paura di soffrire. Per questo la loro visione della realtà è così limitata.
 
Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità.
Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero. (Proverbio arabo).
 
Ogni pensiero è insufficiente, incompleto, parziale rispetto alla realtà.
 
Il pensiero segue una struttura reticolare.
 
Non possiamo non pensare, ma possiamo pensare a diverse cose e in diversi modi. Dai nostri pensieri dipende il nostro benessere nell'immediato e in tempi successivi. Perciò è importante scegliere opportunamente a cosa pensare e in che modo. Per esempio, un modo di pensare che potrebbe essere utile è quello di farsi delle domande su ciò che si vede, si sente e si fa.
 
I miei pensieri non sono coerenti e non voglio che lo diventino. Perché la coerenza è una schiavitù.
 
I materialisti consigliano di pensare di più, gli spiritualisti di pensare di meno. Io che sono pragmatico preferisco pensare meglio.
 
Pensare consiste nell'immaginare storie più o meno realistiche e più o meno piacevoli.
 
Nelle riflessioni e nelle discussioni mi pare che manchi generalmente una cosa per me fondamentale: la consapevolezza del fatto che i nostri pensieri non sono volontari, ma pilotati da meccanismi inconsci. Ci si illude di avere un controllo sulle parole da pensare o dire e sulle immagini mentali da vedere, ma questa è, a mio parere, una illusione.
 
Si potrebbe fissare un prezzo per i pensieri. Alcuni costano molto, altri meno. E con che cosa si pagano i pensieri? Credo con il coraggio.
 
Per fare una casa non bastano specialisti in muratura, in idraulica, in elettricità, in infissi, in mobili, ecc. È necessario un architetto per mettere insieme tutti i componenti secondo una certa struttura generale. Lo stesso vale per il pensiero, per il quale l'architetto dovrebbe essere il filosofo. Purtroppo, però, il filosofo invece di fare l'architetto generale del pensiero, fa spesso lo specialista di qualche dettaglio.
 
Dalla qualità dei nostri pensieri dipende la qualità delle nostre relazioni e interazioni con gli altri, da cui dipende il nostro benessere psichico. Tuttavia la qualità dei nostri pensieri non dipende dalla nostra volontà, perché i pensieri sono involontari.
 
Niente è più pericoloso di un grande pensiero in un piccolo cervello. 
 
Il pensiero trascendente può avere una funzione costrittiva e/o liberatoria rispetto alle libertà e ai vincoli del pensiero logico razionale. È costrittivo quando è dogmatico, assoluto, esclusivo, determinato, semplice; è liberatorio quando è possibilista, relativista, inclusivo, indeterminato, complesso.
 
Ci sono almeno due modi per evitare i cattivi pensieri, cioè i pensieri che ci rendono infelici: pensare meno, o pensare meglio.
 
I pensieri sono come i capelli. Se non li pettini ogni giorno e ogni tanto non li tagli, ti possono imbruttire.
 
I pensieri e le emozioni di un essere umano sono influenzati dal contenuto della sua memoria, la quale è determinata dalle sue esperienze passate e da quella presente, oltre che da predisposizioni genetiche.
 
La chiarezza adorna i pensieri profondi.
 
La scelta dei pensieri a cui pensare momento per momento può influenzare non solo il proprio benessere del momento, ma anche quello futuro. Perciò conviene scegliere i propri pensieri in modo intelligente, razionale, metodico, e ogni tanto chiedersi: qual è la cosa più utile a cui posso pensare in questo momento?
 
Moltissime persone credono di pensare quando stanno semplicemente riorganizzando i propri pregiudizi.
 
Ho dei pensieri che non condivido.
 
Ognuno ha certe abitudini di pensiero, cioè tende a pensare a certe cose piuttosto che ad altre e in certi modi piuttosto che in altri. Per la salute e il successo di una persona, non tutti gli oggetti e i modi di pensare sono ugualmente sani ed efficaci. Dovremmo perciò chiederci, momento per momento: a cosa mi conviene pensare, e in che modo?
 
Quale particolare privilegio ha questa piccola agitazione del cervello che chiamiamo pensiero, perché debba essere presa a modello dell'intero universo? La nostra parzialità verso noi stessi ce lo pone di fronte in ogni occasione. Ma una sana filosofia dovrebbe guardarsi scrupolosamente da un'illusione così naturale.
 
Noi desideriamo che gli altri la pensino come noi, ma se questo non avviene allora preferiamo che gli altri non pensino affatto piuttosto che diversamente da noi.
 
Il pensiero è intrinsecamente limitato, insufficiente, e in quanto tale ingannevole, dato che possiamo pensare solo poche cose simultaneamente.
 
Siamo compositori e ripetitori di parole.
 
Noi umani, ansiosi di sapere, cerchiamo in quel che è un rimedio a quel che non è, e in quel che non è un sollievo a quel che è.
 
Cartesio sosteneva che l'essenza della mente è il pensiero, non questo o quel pensiero, ma il pensiero in generale. Ma ciò pare del tutto inintelligibile, poiché ogni cosa che esiste è particolare, e perciò devono essere le nostre distinte percezioni particolari che compongono la mente. Dico, compongono la mente, non appartengono ad essa. La mente non è una sostanza, alla quale le percezioni ineriscano. Questa nozione è altrettanto inintelligibile di quella cartesiana secondo la quale il pensiero o la percezione in generale è l'essenza della mente.
 
Non vorrei, con questo mio scritto, risparmiare ad altri la fatica di pensare. Ma, se fosse possibile, stimolare qualcuno a pensare da sé.
 
Emil Cioran, come pochi altri, mi ha insegnato il coraggio di pensare in modo non convenzionale.
 
L'ambizione è la morte del pensiero.
 
La maggior parte delle persone pensa con la sensibilità, io sento con il pensiero. Per l'uomo comune, sentire è vivere e pensare è sapere come vivere. Per me, pensare è vivere e sentire non è altro che il cibo del pensiero.
 
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