Si può osservare che nelle discussioni politiche, religiose o d’altra natura la gente non vuole affatto conoscere la realtà delle cose, ma solo essere confermata nei suoi pregiudizi: è di una fede, non della verità, che ha bisogno.
Rinunciare a tutti i pregiudizi vuol dire rinunciare a tutti i principi. E chi non ha principi verrà dominato dalle impressioni del momento, sia in teoria che in pratica.
Se partiamo dal pregiudizio che una certa persona sia buona, siamo inclini ad interpretare tutto ciò che essa dice in senso benigno e, viceversa, se pensiamo che una persona sia cattiva, tendiamo ad interpretare in senso maligno tutto ciò che essa dice. È ciò che avviene, per esempio, nelle religioni, dove si parte dal pregiudizio che le sacre scritture siano buone e vere.
Quando trattiamo con la gente, ricordiamo che non stiamo trattando con persone dotate di logica. Noi stiamo trattando con creature dotate di emozioni, creature agitate da pregiudizi e mosse dalla superbia e dalla vanità.
È solo su cose che non interessano che si può dare un’opinione veramente senza preconcetti, che è indubbiamente il motivo per cui un’opinione senza preconcetti è sempre assolutamente priva di valore.
I pregiudizi operano a tuo vantaggio, in apparenza. Ti tengono lontano da persone cose e idee che non conosci e che ti potrebbero dare dei fastidi. In realtà, essi operano contro di te, impedendoti di andare alla scoperta di ciò che non conosci.
Alle razionalizzazioni manca in definitiva questo tratto dello scoprire e del rivelare; esse si limitano a confermare il pregiudizio emotivo esistente nell'individuo. La razionalizzazione non è uno strumento per penetrare la realtà, ma un tentativo a posteriori di armonizzare i propri desideri con la realtà esistente.
Il maggiore ostacolo alla scoperta della verità non è la falsa parvenza derivante dalle cose e inducente all’errore, e neppure, immediatamente, la debolezza dell’intelletto; invece l’opinione preconcetta, il pregiudizio che, come uno pseudo a priori, si oppone alla verità e quindi somiglia a un vento contrario che respinge la nave dalla direzione nella quale soltanto si trova la terra; talché timone e vela sono invano operosi.
Il pensiero non parte da un'osservazione o da un esperimento, ma da un pregiudizio. Il pregiudizio è lo strumento per appropriarsi intellettualmente dell'universo.
I pregiudizi non sono mai del tutto cancellati, ma solo ridotti nella virulenza. Sotto l’impulso di rabbia, paura, o invidia, ritrovano la loro piena forza.