C'è una domanda che ci poniamo sempre inconsciamente di fronte a qualsiasi essere umano, e a cui inconsciamente rispondiamo: cosa pensa di me, e come mi valuta?
Non c’è niente di più gretto dello sciovinismo e del razzismo. Per me tutti gli esseri umani sono uguali, pecoroni se ne trovano ovunque e per tutti ho lo stesso disprezzo. Ma niente pregiudizi meschini!
Finché il «diverso» vive la sua «diversità» in silenzio, chiuso nel ghetto mentale che gli viene assegnato, tutto va bene: e tutti si sentono gratificati della tolleranza che gli concedono. Ma se appena egli dice una parola sulla propria esperienza di «diverso», oppure, semplicemente, osa pronunciare delle parole «tinte» dal sentimento della sua esperienza di «diverso» si scatena il linciaggio, come nei più tenebrosi tempi clerico-fascisti. Lo scherno più volgare, il lazzo più goliardico l’incomprensione più feroce lo gettano nella degradazione e nella vergogna.
Se offrissi ad un cane la possibilità di diventare magicamente un essere umano, lui non l'accetterebbe. Lo stesso vale per la maggioranza degli umani a cui offrissimo la possibilità di diventare, magicamente, migliori in senso morale e intellettuale.
La felicità è uno stato emotivo di intensità variabile caratterizzato da assenza o scarsità di dolore, ottimismo e piacere connesso alla soddisfazione dei bisogni primari propri e delle persone con cui si è in relazione. Non si può essere sempre felici, ma si può essere più o meno felici momento per momento.
Nessun desiderio può desiderare la sua stessa soddisfazione, nessun giudizio si può giudicare vero da se stesso, nessun ragionamento può concludere da se stesso di essere fondato.
Come puoi temere qualcosa che non hai mai incontrato? Come puoi farti spaventare da ciò che non conosci? Per averne paura, lo devi almeno conoscere. Quindi, in realtà, non hai paura della morte. La paura riguarda qualcos'altro. Non hai mai vissuto: questo crea la paura della morte.