Le parole grosse, trite come sono, non si addicono molto a esprimere le cose straordinarie; vi si riesce meglio sublimando quelle piccole, portandole al culmine del loro significato.
Dice un proverbio arabo che ogni parola, prima di essere pronunciata, dovrebbe passare da tre porte. Sull'arco della prima porta dovrebbe esserci scritto: " È vera?" Sulla seconda campeggiare la domanda: " È necessaria ?" Sulla terza essere scolpita l'ultima richiesta: "È gentile ?" Una parola giusta può superare le tre barriere e raggiungere il destinatario con il suo significato piccolo o grande. Nel mondo di oggi, dove le parole inutili si sprecano, occorrerebbero cento porte, molte delle quali rimarrebbero sicuramente chiuse.
Certo che sulle rive del Gange nessuno avrebbe perseguitato un filosofo per le sue idee. Là risuona l'alta filosofia delle Upaniṣad, della Bhagavad-Gītā e dei discorsi di Buddha, il cui insegnamento non è latte per bambini ed è cosa ben diversa dalla favoletta di un dio personale che crea il mondo dal nulla e poi lo amministra a proprio piacimento, servendosi di preti quali luogotenenti. Una cosa del genere farebbe semplicemente ridere un buddhista. E che dire delle guerre di religione e dei roghi in nome del buon Dio? Bruciare viva una persona per eresia è una specialità tutta particolare dell'Europa cristianizzata.
A volte, dietro il piacere di fare una certa cosa, si nasconde il piacere dell’idea che gli altri ci ammirino o ci approvino vedendoci fare quella cosa.