Da quando nasce a quando muore, l'uomo non fa altro che cercare il modo di soffrire di meno e godere di più, in tutte le possibili forme del dolore e del piacere. Da tale bisogno derivano tutte le sue opere, attività, comportamenti, costumi, filosofie, gusti, arti, narrazioni, ragioni ecc.
Nella vita psichica del singolo l’altro è regolarmente presente come modello, come oggetto, come soccorritore, come nemico, e pertanto, in questo senso più ampio ma indiscutibilmente legittimo, la psicologia individuale è al tempo stesso, fin dall’inizio, psicologia sociale.
Ogni umano vorrebbe gli altri sottomessi a sé, ai propri interessi, ai propri dèi o ai propri principi morali e accusa di arroganza, ignoranza, stupidità, egoismo, asocialità, insensibilità o malvagità chi non si sottomette. D'altra parte, senza la sottomissione a qualcuno o a qualche regola morale condivisa, la cooperazione durevole tra esseri umani sarebbe praticamente impossibile.
Là dove tutto è proibito, chi vuole in fondo può fare tutto, ha la possibilità reale di fare tutto; là dove invece è permesso qualcosa si può fare solo quel qualcosa.
Per molte persone lo scopo inconscio della conversazione è, oltre a scambiarsi informazioni utili su ciò che succede, avere conferme e approvazioni della propria visione del mondo, della propria personalità e della propria dignità sociale. A quelle persone qualsiasi discorso in contrasto con tali scopi non è gradito.
Le relazioni di causa-effetto tra fenomeni (naturali, sociali, psicologici ecc.) sono generalmente complesse, nel senso che ogni fenomeno è al tempo stesso causa e conseguenza di un certo numero di altri fenomeni. Tuttavia gli esseri umani hanno molta difficoltà a pensare in modo complesso, col risultato che spesso s'ingannano credendo di vedere, tra certi fenomeni, relazioni di causa-effetto semplici, laddove esse sono molto più complesse.
Non si soffre, in effetti, per la mancanza di questi beni, ma per il pensiero della loro mancanza. Chi ha il possesso di sé non ha perso niente: ma quanti hanno la fortuna di possedere se stessi?
Non amiamo mai nessuno. Amiamo solo l'idea che abbiamo di qualcuno. È il nostro concetto - in breve, siamo noi stessi - che amiamo. Questo è vero su tutta la scala dell'amore. Nell'amore sessuale cerchiamo il piacere da noi stessi attraverso un corpo estraneo. In amore diverso da quello sessuale, cerchiamo il piacere da noi stessi attraverso un'idea nostra.
"Guai a voi quando tutti diranno bene di voi!". Il Cristo profetizzava così la propria fine. Ora tutti ne dicono bene, perfino i miscredenti più incalliti, anzi soprattutto loro. Lui sapeva che un giorno avrebbe dovuto soccombere al plauso universale. Il cristianesimo è perduto se non subisce persecuzioni spietate come quelle di cui fu vittima all'inizio. Dovrebbe procurarsi più nemici a qualsiasi costo, preparare a se stesso grandi calamità. Forse solo un nuovo Nerone potrebbe ancora salvarlo.
Il paradosso di alcune religioni, specialmente quelle monoteiste, è che esse sono compatibili con il vivere civile e la legalità soltanto se non vengono prese sul serio, cioè se non vengono presi in considerazione e applicati molti dei precetti presenti nelle loro sacre scritture.
Nell'essere umano convivono due tendenze fondamentali: l'istinto di cooperazione e l'istinto di competizione. In certe persone prevale il primo e in altre il secondo. Per "prevale" intendo che si manifesta più spesso e in modo più forte, ma senza annullare del tutto l'altro. Ebbene, credo che nella maggior parte delle donne (ma non in tutte) prevalga l'istinto di cooperazione e che nella maggior parte degli uomini (ma non in tutti) prevelga l'istinto di competizione.
C’è una solitudine... “portatile” una convinzione così abituale della propria particolarità, un tale punto di dissomiglianza raggiunto, che l’uomo arrivato fin lì può impunemente mescolarsi al mondo, sentirsi continuamente, in mezzo agli altri, distinto da quell’uomo che offre loro, e che ogni volta non è che il loro prodotto. Un simile uomo non ha bisogno del deserto. Porta con sé, sempre a sé congiunto, l’inesistenza dei discorsi e delle opinioni altrui, dei valori dati dagli altri, e dei valori che gli altri ricevono in cambio da lui.
Esercitare il libero arbitrio significa arbitrare tra esigenze contrastanti. Per esercitare saggiamente il libero arbitrio occorre conoscere le esigenze in conflitto e le possibili conseguenze negative o positive della frustrazione o soddisfazione di ciascuna di esse. Ciò può essere talmente complicato e difficile che spesso preferiamo lasciare l'arbitrio, cioè la scelta, all'inconscio o al caso.
Molti pensano che la quantità di denaro che possiedono o che guadagnano sia una misura della propria importanza per gli altri, e cercano di ottenere più denaro non per il valore del denaro in sé, ma per diventare più importanti agli occhi degli altri.
Ogni organismo deve essere trattato come un tutto; in altre parole, un organismo non è una somma algebrica, una funzione lineare dei suoi elementi, ma sempre qualcosa di più. Sembra che attualmente non ci si renda conto che questa semplice e innocente affermazione comporta una completa revisione strutturale del nostro linguaggio...
Quando vediamo una persona sconosciuta ci chiediamo (consciamente o inconsciamente): cosa abbiamo in comune? Come potremmo cooperare? Cosa mi potrebbe offrire? Cosa le potrei offrire? Di cosa potremmo parlare? Come potremmo interagire? Quanto siamo compatibili? In cosa siamo incompatibili?
Nonostante i progressi della psicologia e della filosofia, I motivi per cui alcuni sono più felici o infelici di altri non sono affatto chiari. Alcuni pensano di conoscere tali motivi, ma non ci sono idee largamente condivise a tale riguardo.
Da un altro punto di vista, il pensiero è il tempo. Se non pensi, il tempo non esiste. Ecco perché, in meditazione, avverti l'eternità. Ecco perché, in amore, avverti l'eterno.
Il Tantra dice di accettare qualunque cosa tu sia. Questa è la caratteristica fondamentale: accettazione totale, e solo attraverso un’accettazione totale ti sarà possibile crescere.
Quando due persone interagiscono, ognuna si aspetta inconsciamente dall'altra un comportamento non libero, ma soggetto a certe regole non scritte. In tal senso, ogni interazione sociale è costituita da rituali inconsci, che io chiamo criptorituali.
Un giomo, davanti a una bottega di Natale, Jeanne, che guardava la vetrina con meraviglia, si era appoggiata tutta a lui dicendo: "Com'è bello!" Lui le aveva stretto il polso, e in tal modo il matrimonio era stato deciso. [da "La peste"]
La libertà assoluta irride la giustizia. La giustizia assoluta nega la libertà. Per essere fecondi, i due concetti devono trovare, l'uno nell'altro, il proprio limite.
L'esistenzialismo è un ottimismo, una dottrina d'azione, e solo per malafede − confondendo la loro disperazione con la nostra, − i cristiani possono chiamarci «disperati».
A mio avviso, il bisogno di ordine e sicurezza prevale sul bisogno di libertà nella maggior parte della gente. Su questo fatto prospera il fascismo, che cade solo quando non riesce più a garantire l'ordine a causa di insuccessi economici o sconfitte militari.
La coscienza si estende tra passato, presente e futuro. Queste tre dimensioni non sono separabili. Infatti, ciò che è avvenuto incide su ciò che sta avvenendo, e ciò che sta avvenendo incide su ciò che avverrà. Ciò che sta avvenendo non avrebbe senso senza una prospettiva futura, sia pure di pochi secondi. Infatti, ciò che facciamo, lo facciamo affinché qualcosa avvenga (o non avvenga) in futuro, ovvero per causare (o impedire) un certo potenziale cambiamento, cioè una certa trasformazione interna e/o esterna.
Perché la solitudine è così terribile? Perché noi, come individui isolati, non esistiamo. La nostra lingua, le nostre emozioni, il modo di comportarci, le mete, le speranze le prendiamo dai genitori, dai maestri, dagli amici, dagli altri. Viviamo nella nostra comunità come il bambino nel ventre della madre, fuori c'è il deserto, l'esilio: trovarsi fra gente che non conosci e che non ti conosce, che non ami e che non ti ama, a cui non sai cosa dire e che non ha nulla da dirti.
Se l'uomo non avesse una coscienza la sua mente sarebbe completamente inconscia. L'inconscio non è solo il nascondiglio freudiano dei cattivi pensieri e dei cattivi ricordi, ma il complesso degli automatismi logici "veloci".
Il pensiero non è libero, ma si muove all'interno di un labirinto senza uscita. Ognuno ha il suo personale labirinto mentale, che può in parte cambiare ed estendersi per effetto di nuove esperienze.